L’unica vera caratteristica finanziaria che giustifica l’investimento in titoli di stato italiani a scadenza pluriennale è la capacità del governo in carica di trovare sempre nuovi investitori intenzionati ad entrare nel circuito per ripagare gli investitori che sono già dentro l’enorme frullatore, che è molto più simile ad una ciclopica catena di Sant’Antonio, rispetto ad un reale investimento finanziario. Come è noto, in questi meccanismi truffaldini di circolazione del denaro i primi ad essere rimborsati in ordine di tempo potrebbero avere la possibilità di ottenere notevoli profitti mentre gli ultimi sono sempre quelli che rischiano di più e potrebbero andare incontro a grosse perdite, perché devono sperare che dopo di loro arrivino altri investitori a coprire le loro quote scoperte, in unaspirale viziosa che si perpetua senza fine.
Quando uno fa un investimento crede nella capacità del beneficiario di utilizzare questi soldi in modo produttivo ed efficace per ricavarne un profitto. Se uno investe in una azienda, a meno che non lo faccia per fini speculativi di breve termine, crede che quella azienda potenzierà la sua struttura, aumenterà le vendite, migliorerà le sue quotazioni internazionali. Se uno investe in uno stato, crede che lo stato in questione spenderà questi soldi per migliorare le infrastrutture, sostenere le aziende, aumentare la produzione interna, il turismo e le esportazioni e infine ripagare gli investitori che hanno creduto in quello stato. Ma quando uno investe in un stato solo per ripagare i vecchi investitori è chiaro che entra in un meccanismo perverso che è ai limiti della legalità ed in un altro contesto l’intermediario o l’allibratore, che in questo caso è lo stato italiano, sarebbe già stato incriminato pertruffa finanziaria internazionale.
Questo tipo di struttura piramidale degli investimenti, in cui gli ultimi ad entrare nella catena sorreggono i primi, è identica al famigerato Schema Ponzi, che diede al suo inventore tanta fama ma anche parecchi anni di galera. Nello Schema Ponzi del sistema Italia i primi investitori in titoli di stato italiani possono avere elevati guadagni ma devono sperare che il governo italiano sia capace di trovare sempre nuove vittime disposte ad entrare nel circuito per pagare le loro quote, mentre nemmeno una parte minima di questi soldi che entrano ed escono dal gigantesco frullatore vanno allo stato italiano per finanziare qualcosa di concreto, reale, produttivo, che assicuri la formazione di una qualsiasi forma di reddito o profitto futuro.
La cosa più buffa e raccapricciante di questo meccanismo truffaldino è che il popolo italiano è l'unico a pagare senza ricevere in cambio nulla, dato che come abbiamo detto nemmeno un centesimo di questi soldi che girano a vuoto vengono utilizzati per migliorare le condizioni di vita dei cittadini. Qualsiasi investitore coreano o americano può sperare di guadagnare qualcosa entrando nello Schema Ponzi, ma il popolo italiano avrà sempre la certezza matematica di non potere ottenere nulla, pur trovandosi alla base della piramide dei pagamenti. Al massimo i cittadini possono sperare di non essere salassati subito con le tasse e di rimettere sulle spalle delle generazioni future il rimborso del debito illegittimo, che ha cambiato improvvisamente significato e natura finanziaria a partire dal 1992, senza che il popolo italiano sia stato adeguatamente informato. In mancanza di questa trasformazione da debito pubblico sovrano di stato senza onere effettivo di rimborso per la cittadinanza a debito pubblico non sovrano di ogni singolo cittadino, lo Schema Ponzi attuale non sarebbe mai neppure iniziato.
La cosa più buffa e raccapricciante di questo meccanismo truffaldino è che il popolo italiano è l'unico a pagare senza ricevere in cambio nulla, dato che come abbiamo detto nemmeno un centesimo di questi soldi che girano a vuoto vengono utilizzati per migliorare le condizioni di vita dei cittadini. Qualsiasi investitore coreano o americano può sperare di guadagnare qualcosa entrando nello Schema Ponzi, ma il popolo italiano avrà sempre la certezza matematica di non potere ottenere nulla, pur trovandosi alla base della piramide dei pagamenti. Al massimo i cittadini possono sperare di non essere salassati subito con le tasse e di rimettere sulle spalle delle generazioni future il rimborso del debito illegittimo, che ha cambiato improvvisamente significato e natura finanziaria a partire dal 1992, senza che il popolo italiano sia stato adeguatamente informato. In mancanza di questa trasformazione da debito pubblico sovrano di stato senza onere effettivo di rimborso per la cittadinanza a debito pubblico non sovrano di ogni singolo cittadino, lo Schema Ponzi attuale non sarebbe mai neppure iniziato.
I titoli di stato sono per americani e inglesi un corollario, un grazioso dono per gli investitori, che hanno un porto sicuro verso cui dirottare i capitali. Mentre per noi italiani, i titoli di stato, la carta straccia che non produce nulla, rappresentano oggi il cuore pulsante della nostra economia. Chiudono aziende, gli operai sono per strada, si suicidano imprenditori, e cosa fa il professore Monti? Va in giro per il mondo per truffare alcuni investitori e continuare ad oltranza lo Schema Ponzi. Ma vi rendete conto a cosa si è ridotta nel giro di dieci anni una nazione che prima aveva un ruolo importante e strategico nell’economia mondiale?
Fra l’altro lo stato italiano non occupa neppure più la posizione di vertice della piramide dei pagamenti nello Schema Ponzi, ma è soltanto un semplice intermediario che si trova a metà della catena e la sua unica funzione è quella di tassare i cittadini, pagare i creditori e trovare sempre nuovi investitori, in un’attività frenetica e inarrestabile, che somiglia molto a quella di un enorme braccio meccanico che prende i soldi da una parte e li trasferisce nell’altra, senza mai fermarsi, ininterrottamente: chi entra nel gioco deve sapere ed essere consapevole che non esiste alcuna reale attività produttiva o economica che giustifichi il suo investimento, dato che lo stato italiano è solo un protagonista passivo e non attivo dell’intero processo produttivo ed economico nazionale. Chi intende entrare nella giostra si accomodi pure, ma poi non deve lamentarsi se viene disarcionato dal cavallino bianco, perché è evidente che nemmeno un centesimo dei suoi soldi andranno a finanziare qualcosa di reale, ma si tratta di pura speculazione finanziaria e lo stato non può garantire nulla, tranne il suo impegno a prolungare più possibile nel tempo la truffa.
Come sappiamo lo Schema Ponzi dei titoli di stato italiani si era interrotto a novembre scorso, perché era venuta meno la fiducia nel governo Berlusconi di prelevare sempre maggiori tasse ai cittadini e trovare nuovi investitori disposti a rischiare i propri capitali per entrare nella catena di Sant’Antonio. Ed è a questo punto che entra in gioco la banca centrale europea BCE, che è il nuovo soggetto giuridico e privato che si trova al vertice della piramide dei pagamenti, ovvero un ente indipendente ed autonomo a cui è stata volontariamente trasferita dagli stati dell’eurozona la capacità di creare soldi dal nulla, che un tempo apparteneva invece alle banche centrali dei singoli stati. La BCE crea soldi dal nulla, li presta alle banche che comprano titoli di stato e la catena può riprendere come se nulla fosse accaduto. Altro giro, altra corsa.
seconda parte
tratto dal sito TEMPESTA PERFETTA
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