Visualizzazioni totali

domenica 23 settembre 2012

LATTICINI E CANCRO...QUELLO CHE DOVETE SAPERE


Come pubblicato in un altro post, "Come l' industria casearia cerca di abbindolare i consumatori (la truffa dell' acido linoleico coniu-gato, presentato come antican-cerogeno)", ecco una panoramica delle principali ricerche scientifiche che mettono in qualche modo in relazione il consumo abituale di latte e derivati con alcuni tumori, ma che rimangono accuratamente nascoste al grande pubblico.

- Un lungo studio durato 11 anni e che ha investigato le abitudini alimentari di più di 20000 uomini statunitensi ha confermato l'associazione tra latte e cancro alla prostata (pare sia l'eccesso di calcio il maggiore imputato).

Sembra che per questo tipo di tumore  un eccesso di calorie sia particolarmente favorevole alla sua insorgenza (ma questo vale in qualche misura per qualsiasi tipo), mentre grassi saturi e calcio in eccesso ne stimoli lo sviluppo e l'evoluzione verso forme più maligne.

- Sempre per quanto riguarda il tumore alla prostata, è stata confermata molte volte la sua associazione con livelli elevati di IGF (fattori di crescita insulino-simili).
Queste IGF sono sostanze simil-ormonali di cui il latte è particolarmente ricco, in quanto servono alla crescita del neonato cui questo alimento è naturalmente destinato.

Non è difficile capire che in un organismo adulto, che non ha più bisogno di crescere, tutte queste sostanze che hanno l'effetto di stimolare la divisione cellulare e lo sviluppo in generale possano avere un effetto controproducente, e quindi favorire qualsiasi tipo di tumore, dato che, com'è risaputo, questa patologia è per definizione una crescita incontrollata di cellule differenziate. 

Infatti valori elevati di IGF nel plasma ( che però possono essere dovuti anche ad una dieta ipercalorica, con zucchero e grassi, o semplicemente eccessiva come quantità) si sono rivelati un fattore di rischio anche per il tumore alla mammella (almeno in donne giovani), inoltre la relazione tra latticini e questo tipo di tumore è stata riscontrata più volte in studi condotti in tutto il mondo.

- Altri importanti tumori associati ai latticini sono quelli che colpiscono il sistema linfatico (linfosarcomi e linfomi di Hodgkin).

-  Anche l'eccesso di galattosio (contenuto praticamente solo nel latte) può essere all' origine del cancro alle ovaie, soprattutto per quelle donne che presentano una predisposizione genetica che impedisce loro di metabolizzare adeguatamente questo zucchero.

Lo dimostrano due studi fra i più vasti mai effettuati: lo Nurses' Health Study, condotto su più di 80000 donne, e lo Swedish Mammography Cohort, al quale hanno partecipato oltre 60000 donne.

E come non menzionare che Colin Campbell, il noto ricercatore coautore del monumentale "The China Study", insiste  sul rapporto fra caseina (la principale proteina del latte) e il cancro sulla base di reiterate prove di laboratorio messe a confronto con altri studi e ricerche epidemiologiche di ampio respiro, anche se le sue drastiche conclusioni non convincono tutti? 

C'è da precisare infatti che, come dice il prof. Franco Berrino, il più noto oncologo italiano, la relazione tra latticini e cancro, generalmente parlando, è in vari casi confusa e  contraddittoria, probabilmente perchè si tratta di una categoria molto eterogenea di alimenti per caratteristiche fisico-chimiche e qualità, e di questo forse non si è tenuto conto abbastanza nell' interpretare i vari risultati.

Non è proprio colazione senza latte
E a proposito del dr. Berrino, mi sembra il caso di ricordare il suo ormai ben noto "Progetto DIANA", una delle più lunghe ricerche mai effettuate sul rapporto tra dieta e tumore al seno, iniziato nel lontano 1996 e portato avanti con successo sino ad oggi. 

Ma ora non starò certo a ripetere quanto già detto in un mio vecchio articolo, al quale rimando chi fosse interessato. Si tratta comunque di notizie di cui molti hanno già parlato in tante occasioni.

Voglio invece darvi una chicca, un particolare che fa parte del "dietro le quinte" del progetto, di cui quasi nessuno ha mai parlato, ma che è estremamente significativo e cruciale per capire il vero significato della prevenzione.

Essendo un epidemiologo, Berrino aveva già capito, ben prima che il progetto venisse varato, che le abitudini alimentari giocano un ruolo chiave nella dinamica del tumore al seno (quello più studiato), così pensò di provare ad elencare da una parte tutti i fattori che statisticamente avevano indicato aumentare il rischio, e dall' altra tutti quelli che lo riducevano, allo scopo di estrapolare una dieta ideale che in teoria avrebbe dovuto per questo risultare la più efficace a scopo preventivo.

Lo scienziato, che non era certo partito da una idea preconcetta, e non si prefiggeva di dimostrare alcunchè, scoprì così quasi per caso che la dieta che aveva formulato sulla base delle sue considerazioni ricavate, è bene precisarlo, su una mole gigantesca di dati epidemiologici provenienti da tutto il mondo, coincideva nella sostanza alle direttive standard della macrobiotica.

In base alle sue conoscenze, infatti, i maggiori fattori di rischio, che pertanto erano da minimizzare, si individuavano nei cibi animali, soprattutto carni e latticini, nello zucchero (e tutto ciò che lo contiene) e nei cereali raffinati.

Tutti alimenti, come si sa, sconsigliati dalla macrobiotica, mentre l' unico cibo animale che poteva essere incluso nella dieta era il pesce: proprio come consigliato dalla macrobiotica.

I fattori protettivi (in massima parte fitoestrogeni) risultavano invece presenti negli alimenti vegetali in genere, e in particolare nella famiglia delle crucifere (broccoli, cavoli di ogni genere, crescione ecc.) e nei cereali integrali, cioè gli alimenti, guarda caso, su cui si basa la macrobiotica.

Non solo, ma gli alimenti in cui questi fitoestrogeni sono maggiormente concentrati sono proprio quelli che la macrobiotica ha fatto conoscere al mondo occidentale: misosalsa di sojatofutempehlatte di soja ed alghe marine.

Toh, ma che perfetta coincidenza!

Fu allora che Berrino cominciò a maturare un vivo interesse per questa dieta, che però è prima di tutto una filosofia, cosa che lo portò a contattare "La Finestra sul Cielo", noto centro culturale torinese, ma soprattutto una della principali aziende italiane nella produzione, importazione e distribuzione di alimenti macrobiotici certificati.

Tale contatto fu necessario per poter fornire l' assistenza tecnica necessaria ai corsi di cucina (tenuti dal cuoco Giovanni Allegro, esperto di cucina macrobiotica) che erano parte fondamentale del progetto.

Il resto è storia.

di Michele Nardella
fonte: ilmioblogolistico.it

Nessun commento:

Posta un commento