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martedì 30 ottobre 2012

GLI STATI UNITI DICHIARANO GUERRA AL MALI

"Il prossimo luogo in cui si combatterà con il terrorismo ed al-Qaeda è il Mali, situato nell'Africa occidentale". 
Queste le parole inequivocabili del Segretario alla Difesa Usa Leon Panetta che conferma le preoccupazioni destate nelle settimane scorse circa il paese africano.
Alcune settimane fa un'alta delegazione militare Usa aveva raggiunto la Francia per discutere del paese e dopo i colloqui Usa e Francia avevano annunciato di voler dispiegare un numero di droni in Mali. 
La Clinton inizierà una visita in Algeria proprio per parlare del tema; l'Algeria è uno dei paesi della regione del Mali che si oppone ad un intervento armato nella nazione. Alcuni paesi dell'Africa occidentale, alleati dell'Occidente, hanno espresso implicitamente la loro intenzione di voler partecipare alla campagna "contro il terrorismo" in Mali. Panetta ha concluso, ricordando che gli Stati Uniti hanno deciso di "eliminare la minaccia del terrorismo di Al-Qaeda" in Mali. Sgominare presunti terroristi di "Al-Qaeda" fu il principale pretesto per l'occupazione dell'Afghanistan, in corso ancora oggi.  
Secondo alcuni esperti, "Al-Qaeda" è una organizzazione terroristica fondata e guidata dai servizi segreti occidentali.
Il nord del Mali, spiegano gli esperti, è ricco di oro ed uranio e ciò sarebbe il motivo principale per il cui il paese farebbe gola alle potenze occidentali.

Il Mali è oggi il centro di attrazione di tutti gli estremisti della regione afferma Evgueny Korendyassov, ex ambasciatore russo in Mali che dirige oggi il Centro delle Relazioni Russo-Africane.
” Si assiste ad un afflusso di Islamisti, di Jihadisti, di salafiti venuti dalla Nigeria, dalla Somalia e dal Sudan. Una piattaforma di forze terroriste dell’Islam radicale si sta creando al Nord del Mali. In oltre alcune tra queste forze, sono implicate nel narco-traffico perché il Mali è un perno essenziale del traffico di cocaina che proviene dall’America Latina diretta verso le regioni del Sud dell’Europa. Quello che succede costituisce dunque, una grave problematica per la regione, per il continente e la sicurezza internazionale”.
Il consiglio di sicurezza dell’ONU ha di fatto dato il suo avallo per il regolamento di questa questione in senso militare. SI tratta senza ombra di dubbio di un altro conflitto armato che rischia di innescarsi e durare a lungo, dice Léonid Fitouni, direttore del Centro russo di studi strategici e mondiali dell’Istituto dell’Africa.
“Purtroppo non se ne vede una soluzione rapida. I passi avanti fatti dalla comunità internazionale – ma sono piuttosto pessimista riguardo la possibilità di risolvere il problema passando per la via militare, ricorrendo soltanto a forze interne al paese – possono dunque alleviare questo conflitto vedendone la cancellazione soltanto dei segni esteriori. Ma il problema non sarà pertanto, comunque risolto.

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