Dopo aver saputo che saranno sfrattati dalle loro terre ancestrali un gruppo di 170 indiani guarani ha lanciato un drammatico appello al governo del Brasile. I guarani, un importante popolo indio che in Bra
sile conta circa 46.000 persone, da quando sono riusciti a ritornare in una piccola parte delle loro terre tribali hanno già subito violenze, uccisioni e devastazioni dei loro accampamenti. Survival International spiega che «la loro Terra, conosciuta con il nome di Pyelito Kuê/M'barakai, è attualmente occupata da un ranch. La comunità indiana è circondata dalle guardie armate dell'allevatore, con limitata possibilità di procurarsi cibo e cure mediche».
A settembre un giudice ha ordinato lo sfratto del gruppo di indios dalle terre delle quali erano rientrati in possesso e i guarani in una lettera inviata al governo di Brasilia scrivono: «Questa sentenza è parte dello sterminio storico dei popoli indigeni del Brasile. Abbiamo perso la speranza di poter sopravvivere nella nostra terra ancestrale con dignità, e senza subire violenze. Presto saremo tutti morti. Vogliamo morire ed essere sepolti qui, insieme ai nostri antenati. Chiediamo pertanto al governo e al sistema giudiziario di non ordinare il nostro sfratto, bensì la nostra morte collettiva, e poi di seppellirci qui. Noi chiediamo, una volta per tutte, che sia ordinato il nostro massacro e che le ruspe scavino una grande fossa per i nostri corpi. Abbiamo deciso, tutti insieme, che non ci muoveremo più di qui, non importa se vivi o morti».
Negli ultimi decenni, ai Guarani sono state sottratte enormi porzioni del loro territorio per fare spazio ad allevamenti di bovini e piantagioni di zucchero di canna. Il governo brasiliano si era ha assunto l'incarico di delimitare le terre dei Guarani per restituirgliele, ma l'intero processo sembra ad un punto morto. La Fundação Nacional do Índio (Funai) responsabile della mappatura e della demarcazione della terra dei Guarani, ha detto che sta cercando di far sospendere l'ordine di sfratto. Survival sta facendo pressioni sulle autorità brasiliane e sulla Corte Inter-Americana dei diritti umani perché vengano prese iniziative urgenti per proteggere la vita, la salute ed i diritti dei guarani sulle loro terre.
Intanto i guarani sono costretti a vivere in condizioni terribili, devastati da malattie, malnutrizione, violenze e con numerosi casi di suicidio. Da quando la comunità di Pyelito Kuê/M'barakai ha rioccupato la sua terra, sono già morti quattro indios, due per suicidio e due uccisi dai sicari.
Suvival sottolinea che «gli enormi ritardi del programma di demarcazione costringono migliaia di Guarani a vivere da anni in riserve sovraffollate o accampati ai margini delle strade con scarse risorse di cibo, acqua pulita e cure mediche. Soffrono uno dei tassi di suicidio più alti al mondo; secondo una recente statistica governativa, negli ultimi dieci anni si è verificato mediamente un suicidio a settimana». Tra il 1981 e il 2011 si sono tolti la vita più di 625 indigeni; la più piccola aveva solo 9 anni. Uno studio realizzato dal Ministero brasiliano della Salute ha dimostrato che il tasso dei suicidi tra questo popolo è 19 volte più alto della media nazionale e ne ha sottolineato un'incidenza spropositata tra i giovani e gli adolescenti. l'antropologo guarani Tonico Benites denuncia: «I suicidi dei Guarani si stanno verificando e intensificando a causa del ritardo nell'identificazione e nella demarcazione della nostra terra ancestrale».
Survival chiede che «i Guarani possano restare nella loro terra e che tutti i territori guarani siano demarcati con la massima urgenza, prima di perdere altre vite. L'estinzione dei popoli indigeni del Brasile è un'onta nella storia del Paese, ed è vergognoso che le stesse crudeltà e gli stessi abusi commessi in epoca coloniale siano avvallati dal sistema giuridico brasiliano contemporaneo. La straziante richiesta dei Guarani di Pyelito non avrebbe potuto essere più esplicita: la vita senza la terra ancestrale è così piena di miseria e sofferenza che non merita di essere vissuta. Il Brasile deve agire prima che un altro dei suoi popoli sia distrutto per sempre».
fonte: Greenreport.it
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