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mercoledì 30 ottobre 2013

INTERNET: UNA BATTAGLIA EPICA PER IL POTERE

Ci troviamo nel mezzo di una battaglia epica per il potere. Nel cyberspazio ci sono due parti in causa: da un lato i poteri tradizionali, organizzati e istituzionali (governi e multinazionali). Dall’altro una galassia distribuita e agile, fatta di movimenti nati dal basso, gruppi dissidenti, hacker e criminali. All’inizio internet aiutava i secondi: forniva loro un luogo per coordinarsi e comunicare in modo efficiente, li rendeva imbattibili. Ora, però, le cose sono cambiate: i poteri istituzionali stanno vincendo, e vincendo forte. Come queste due parti si comporteranno nel lungo periodo è una questione aperta, così come il destino di noi che non cadiamo in nessuna delle due categorie. Una questione importante, soprattutto, per il futuro di internet.


Nei primi tempi dell’epoca di internet, si parlava molto delle sue “leggi naturali”, cioè sul fatto che avrebbe capovolto il blocco dei poteri tradizionali, dare potere alle masse, e diffondere libertà in tutto il mondo. La natura internazionale di internet ha scavalcato le leggi nazionali. l’anonimato era semplice, la censura impossibile. La polizia non aveva mezzi contro il cybercrime. E ormai grandi cambiamenti sembravano inevitabili. Il denaro digitale avrebbe distrutto alla base la sovranità nazionale. Il citizen journalism avrebbe fatto crollare i media tradizionali, gli uffici stampa delle grandi aziende e i partiti politici. Anche la possibilità di fare copie di film e canzoni avrebbe distrutto le industrie tradizionali. Il web marketing avrebbe permesso anche alle più piccole società italiane di competere contro i giganti multunazionali. Insomma, sarebbe davvero un nuovo ordine mondiale.

Si trattava di una visione utopistica, ma alcune cose sono riuscite a passare. È vero: il marketing su internet ha trasformato il commercio. Le industrie dell'intrattenimento sono state trasformate da MySpace e YouTube e ora sono più aperte alle novità. I media di massa sono cambiate in modo sensibile: ora gran parte delle persone più influenti derivano dal mondo dei blog. Ci sono nuovi modi per organizzarsi, anche nella politica, e di far campagna elettorale. Il crowdfunding ha reso possibile finanziare decine di migliaia di progetti, mentre il crowdsourcing ha resto possibile progettarne altri. Facebook e Twitter hanno davvero fatto cadere alcuni governi.

Ma questo è solo un lato del carattere distruttivo di internet. La rete ha dato forza anche ai poteri tradizionali. Dal punto di vista delle aziende, il potere si consolida, come risultato di due tendenze legate all’elaborazione dei dati. La prima è la crescita del cloud computing, che implica che non abbiamo più il controllo dei nostri dati. Le email, le fotografie, i calendari, gli indirizzi, i messaggi e i documenti sono depositati su server che appartengono a Google, Apple, Microsoft, Facebook, e così via. La seconda, invece, sta nel fatto che abbiamo sempre più accesso ai nostri dati utilizzando dispositivi su cui abbiamo sempre meno controllo: iPhone, iPad, Android, Kindle, Chromebook. A differenza dei sistemi operativi, questi device sono molto più controllati dai venditori, che pongono limiti su quello che i software possono fare, cosa possono elaborare e in che modo vengono aggiornati. Anche Windows 8 e Mountain View della Apple sono sistemi operativi che vanno proprio in questa direzione.

Avevo già definito questo modello di elaborazione dati come “feudale”. Gli utenti professano la loro fedeltà a società più potenti di loro che, in cambio, promettono di esonerarli da tutti i doveri della manutenzione del sistema, e di proteggerli da tutte le minacce alla sicurezza. È una metafora che è molto presente nella storia e nei racconti, e un modello che sta sempre più caratterizzando il mondo dei dati, oggi.

Il feudalesimo medievale era un sistema politico gerarchico, con obblighi in entrambe le direzioni. I signori offrivano protezione e i vassalli fornivano prestazioni. La relazione signore-contadino era simile, con una differenza di potere molto più grande. Era una risposta a un mondo pieno di pericoli.

La sicurezza feudale consolida il potere nelle mani di pochi. Le società di internet, come prima di loro i signori, agiscono nel proprio interesse. Utilizzano questo genere di relazione con noi per aumentare i loro profitti, qualche volta a spese nostre. Lo fanno in modo arbitrario. Fanno errori. E deliberatamente cambiano le norme sociali. Il feudalesimo medievale dava grandi poteri ai signori sui contadini senza terra: noi assistiamo alla stessa cosa su internet.

Non è tutto malvagio, naturalmente. Noi, soprattutto quelli che non hanno grande dimestichezza con la tecnologia, amiamo la comodità (si può portare in giro, è facile da usare, è automatico, supporta anche innovazioni create dall’azienda e le fa condividere). Ci piace il backup nella cloud, gli aggiornamenti automatici, il fatto di non dover pensare alla sicurezza. E che Facebook funziona da ogni dispositivo, ovunque.

Anche il potere dei governi aumenta in rete. C’è più attenzione che mai. Più censura che mai. Aumenta la propaganda dei governi e un numero sempre maggiore di loro decide cosa possono fare (o non fare) su internet gli utenti. I governi totalitari si stanno attrezzando per completare la “cyber sovranità” e per consolidare sempre di più il loro potere. Anche la corsa alle armi di una guerra telematica è cominciata: un’enorme quantità di denaro è impiegata nella creazione di strumenti per combattere e per difendersi dagli attacchi. E consolidano sempre di più il loro potere.

In molti casi gli interessi delle grandi aziende e dei poteri governativi corrispondono. Entrambi traggono beneficio dalla possibilità di esercitare un controllo ubiquo sugli utenti. La Nsa usa Google, Facebook, Verizon e altri strumenti per accedere ai dati che, altrimenti, sarebbero loro preclusi. L’industria del divertimento guarda ai governi per rinforzare i suoi modelli di business antiquati. Anche programmi di sicurezza come BlueCoat o Sophos sono utilizzati da alcuni paesi per sorvegliare e censurare i propri cittadini. La stessa tecnologia del riconoscimento facciale, che Disney impiega nei suoi parchi a tema può servire per identificare i manifestanti in Cina e gli attivisti di Occupy Wall Street a New York. Immaginatela come una collaborazione pubblico/privato.

E allora: cosa è successo? Come è possibile che, in quegli anni – i primi – dell’era internet, abbiamo immaginato un futuro in modo così sbagliato? La verità è che la tecnologia ingrandisce il potere, in generale. Ma sono diversi i tassi di adozione. Cosa significa? Le entità non organizzate, divise, marginali, dissidenti, senza potere, criminali, possono accedere e utilizzare in poco tempo le nuove tecnologie. Quando hanno scoperto internet, quei gruppi, all’improvviso, hanno ottenuto un certo potere. Ma in seguito, quando le istituzioni già molto potenti hanno capito come imbragare la rete, hanno ottenuto ancora più potere. Ecco la differenza: chi non è organizzato è stato più rapido e pronto a scoprire la nuova forma di potere. Le istituzioni sono state più lente, ma lo usano in mood più efficace.

Così, mentre i dissidenti siriani usavano Facebook per organizzarsi, il governo siriano usava Facebook per identificare i dissidenti e arrestarli.


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