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martedì 20 novembre 2012

INTERVISTA A STOCKEL DELLA FREEDOM FLOTILLA SULLA CRISI PALESTINESE



Marco Ramazzotti Stockel, italiano di origini e fede ebraica, sequestrato a ottobre in acque internazionali dalla Marina israeliana, mentre era a bordo della Freedom flotilla, diretto a Gaza.

L'attivista 65enne, impegnato nella cooperazione internazionale e consulente per l'Unione europea e l'Onu, è stato espulso da Israele.



Israele ha lanciato l'operazione Colonna di nuvola e la Palestina è riprecipitata nel baratro della guerra tra popoli.

Dopo l'attentato, il 15 novembre, al capo militare di Hamas Ahmad al Jabari, il clima è quello dell'operazione Piombo fuso di gennaio 2009. Con l'aggravante che, per Israele, dopo la Primavera araba l'Egitto non è più un muro di contenimento così sicuro.
Alla potenza di fuoco dai raid israeliani, Hamas e la Jihad rispondono sparando razzi contro Israele, arrivando fino alla capitale Tel Aviv. Alla vigilia della richiesta di riconoscimento palestinese all'Onu, il conflitto può rapidamente allargarsi, con conseguenze disastrose per tutti. Palestinesi, israeliani e, in termini economici, persino per gli europei.




ISRAELE E L'OSSESSIONE DEL COMPLOTTO. 


Eppure basterebbe un minimo di ragionevolezza, per arrestare la spirale di sangue.

«Invece, vivendo nell'ossessione del complotto, Israele arriverà ad autodistruggersi», spiega a Lettera43.it Marco Ramazzotti Stockel, italiano di origini e fede ebraica, sequestrato a ottobre in acque internazionali dalla Marina israeliana, mentre era a bordo della Freedom flotilla, diretto a Gaza.
L'attivista 65enne, impegnato nella cooperazione internazionale e consulente per l'Unione europea e l'Onu, è stato espulso da Israele. Ma, conflitto permettendo, a Natale vorrebbe andare a Gaza per promuovere la pacificazione.
«I musulmani hanno sempre protetto gli ebrei dalle persecuzioni ed è scritto nella Bibbia che la terra della Palestina è di tutti. Lottare contro il ripetersi della Shoah significa difendere ogni popolo da abusi e violenze. È paradossale che Israele sia oggi la più grande fonte di antisemitismo nel mondo».

DOMANDA. Israele genera antisemitismo?
RISPOSTA. La paura genera mostri. Ho vissuto sulla mia pelle l'arrivo di quattro navi da guerra e 10 motoscafi militari, mandati contro un piccolo veliero con a bordo 30 persone. Di cui 10, io incluso, con la barba bianca.
D. La reazione contro la Freedom flotilla.
R. Sì. Era evidente che gli israeliani avevano paura di noi, una minaccia davvero ridicola. Capirlo non è giustificarlo, ma aiuta a cercare soluzioni.
D. Esiste una soluzione?
R. Intanto bisogna contribuire a far cambiare mentalità al mondo ebraico e non solo. Che in tante parti, come negli Usa, sta già cambiando. Anche attraverso le azioni mediatiche della Freedom flotilla.
D. Lei ne è esempio e portavoce.
R. Tengo sempre a ribadire le mie origini e non solo il solo. Altri ebrei, come me, non sentono la necessità di uno Stato ebraico, l'occupazione fa male anche agli ebrei. Israele non è la mia patria, non mi rappresenta.
D. Perché no?
R. Purtroppo, Israele rappresenta una fonte d'insicurezza e di conflitto nel Mediterraneo. La maggiore fucina di antisemitismo. Terrorismo a go-go e petrolio alle stelle, se andremo in guerra con l'Iran.
D. Benjamin Netanyahu sembra intenzionato ad andare avanti.
R. Netanyhau è come la Lega Nord in Italia: incita allo scontro, crea terrore per mietere consensi tra le folle.
D. Perché i sionisti fomentano l'odio tra i popoli?
R. Alla base di tanta virulenza c'è l'ossessione di finire ancora bruciati. Una reazione di difesa spasmodica alla paura di nuove persecuzioni.
D. Ma così ottengono esattamente l'opposto.
R. Se andrà avanti così, Israele arriverà all'autodistruzione.
D. L'Europa e gli Usa  giustificano le scelte di Tel Aviv.
R. In Occidente prevale ancora il senso di colpa per l'Olocausto. È questo che blocca. Anche di fronte all'evidenza che i sionisti, interpretando la Bibbia alla lettera, si comportano come al Qaeda.
D. Cosa dice la Bibbia sulla Palestina?
R. La leggo in una chiave universale, non parziale. Dio non assegna la terra al popolo eletto degli ebrei, ma distingue tra popoli monoteisti e politeisti. In questo senso, la terra è di tutti.
D. Qual è allora la terra promessa degli ebrei?
R. Qualsiasi Stato democratico, che riconosca i diritti delle minoranze e la libertà religiosa. Io ho giurato fedeltà alla bandiera italiana. Per la quale gli ebrei italiani hanno combattuto durante la Resistenza.
D. L'intolleranza di Israele è un altro paradosso della storia.
R. Chi appartiene a un popolo vittima della Shoah dovrebbe battersi contro le persecuzioni di qualsiasi altro popolo. Da ebreo e da uomo di scienza e coscienza. Per lavoro, ho vissuto in 12 Paesi musulmani e per me gli arabi sono fratelli.
D. Invece?
R. Nella propaganda sionista, gli arabi sono diventati arcinemici degli ebrei. Una castroneria enorme, perché, volendo proprio fare distinguo religiosi, in passato sono i Paesi musulmani ad aver sempre accolto gli ebrei in fuga dai pogrom cristiani.
D. L'opinione pubblica è così influenzabile?
R. Mettiamola così, il discorso vale anche al contrario. In tre ore, la notizia dell'abbordaggio della Fredoom flotilla ha fatto 840 mila tweet. C'è sensibilità sul tema e su questo dobbiamo puntare.
D. Barack Obama è ancora una speranza?
R. In America, la mentalità sta cambiando. Nel secondo mandato non avrà più il vincolo della rielezione e sarà anche più libero dalle pressioni del partito. Magari, potrà mettere un freno a Bibi.

di Barbara Ciolli
fonte: Lettera43

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