Facebook, l'ultimo voto degli utenti.
Il social network cambia le regole
Oltre un miliardo di iscritti è chiamato a esprimere il suo parere. Che sarà vincolante se votanti saranno più del 30% del totale; se meno la consultazione avrà un valore "orientativo". In passato questa percentuale non ha mai superato lo 0,5% degli iscritti. Che cosa cambia. Intanto montano le proteste
di MAURO MUNAFO'
L'ULTIMO voto degli utenti, poco più che una formalità, e Facebook cambierà per sempre il suo modo di interagire con gli iscritti, mandando in soffitta l'immagine di grande democrazia digitale che aveva provato a costruirsi. Sono infatti aperte fino al 10 dicembre le votazioni per gliutenti del social network, che potranno decidere se accettare le modifiche avanzate da Facebook su due documenti del sito: quello su privacy e trattamento dei dati personali e quello sui diritti e responsabilità dei gestori della piattaforma verso i propri iscritti. Modifiche che si considerano approvate se non viene raggiunto il quorum del 30%.Il referendum farsa. Con il suo miliardo circa di iscritti, 23 milioni solo in Italia, per rendere valida la votazione servirebbero 300 milioni di voti. In caso contrario i risultati della consultazione non saranno vincolanti. "Come indicato in entrambe le normative, se vota più del 30% di tutti gli utenti attivi registrati, i risultati saranno vincolanti", si legge nelle pagine del sito, "Se la percentuale di utenti che partecipa al voto sarà inferiore al 30%, i risultati saranno a titolo orientativo".
Criticato sin dalla sua
Un sistema di votazione adottato più per facciata che per efficacia quindi, ma che adesso il social network si prepara ad eliminare del tutto per poter snellire le sue procedure interne e rispondere con più reattività alle necessità del mercato e della borsa. Una volta accertato il flop di quest'ultima votazione infatti, le votazioni lasceranno il posto a una non ben precisate formula per "facilitare le discussioni dirette con gli utenti", con la promessa dell'azienda di Palo Alto di "integrare i suggerimenti degli utenti nella creazione di nuovi strumenti che migliorino la comunicazione in merito alla privacy e alle normative".
Cosa cambia. Messe da parte le votazioni e la pseudo-democrazia interna, i cambiamenti proposti da Facebook riguardano anche altri settori molto sensibili, tra cui la privacy e il trattamento dei dati personali. La modifica più significativa riguarda il rapporto di Facebook con le sue "affiliate", naturale conseguenza della nuova politica della società di Zuckerberg circa le acquisizioni. "Potremmo condividere le informazioni che riceviamo con altre aziende che, legalmente, fanno parte dello stesso gruppo di aziende a cui appartiene Facebook, oppure che entrano a far parte di tale gruppo. Allo stesso modo, anche i nostri affiliati potrebbero condividere delle informazioni con noi". In poche parole Facebook potrà usare i dati della nuova acquisita Instagram e unificarli a quelli che già possiede per costruire profili ancora più precisi (e appetibili per gli inserzionisti). Le altre modifiche risultano invece più terminologiche che di sostanza.
Le proteste. Le modifiche proposte da Facebook hanno sollevato anche alcune proteste, soprattutto in Europa. A mobilitarsi più di ogni altro è stato il sito Europe versus Facebook, l'iniziativa dello studente austriaco Max Schrems che da oltre un anno rappresenta la principale spina nel fianco per Facebook quando si parla di privacy. Proprio la mobilitazione di Schrems e del sito creato per l'occasione Our Policy.org hanno portato Facebook ad aprire questa votazione e a cercare di modificare i sistemi di approvazione delle policy da parte degli utenti. Schrems e soci, da parte loro, lamentano lo scarso rispetto del social network verso le leggi sulla riservatezza irlandesi (paese da cui Facebook controlla le operazioni europee) e chiedono alla società di Zuckerberg una radicale riforma delle sue politiche sulla privacy e di non cancellare il sistema di votazione. Un sistema che fino ad oggi ha mostrato tutti i suoi limiti, ma che non sembra peggiore rispetto a quanto prevede per il futuro la società di Palo Alto.
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