Devo dire che interrogativi, per me, inquietanti mi li aveva posti anche la Carta d’intenti la cui sottoscrizione era stata resa obbligatoria per poter votare alle primarie della coalizione del PD. Mi sembrava assai discutibile, e lo ho scritto, che per esprimere un senso di appartenenza di campo e una scelta all’interno di esso, i cittadini e le cittadine dovessero essere impegnate a sottoscrivere cose quali il rispetto dei Trattati Europei, come il Fiscal Compact.
Mi sembrava questo una sorta di plebiscitazione di un impegno programmatico che andasse ben aldilà di ciò che serve per definirsi di uno schieramento e penalizzante per la possibilità di esprimere il proprio orientamento sulle scelte di fondo di quel campo stesso.
Per giunta ero rimasto colpito come in molti, anche nelle discussioni su FB, dichiarassero una sorta di esplicita mendacità in quanto sottoscrittori di qualcosa che non condividevano, ad esempio il Fiscal Compact, per il “buon fine“ di poter votare magari quello più a sinistra. Mi ero interrogato per altro di che effetto avrebbero fatto entrambi gli elementi, la richiesta di sottoscrizione e la mendacità, in quella cultura americana cui le primarie si riferiscono. Dandomi per altro risposte assai problematiche essendo a mio avviso entrambi gli elementi assai contrastanti con una cultura di democrazia liberale e con un’etica protestante.
Per giunta la stessa Carta d’intenti prescriveva, cosa ripresa per altro dalla Carta programmatica presentata per legge dalla coalizione PD, l’impegno per gli eletti a comportarsi nel voto in aula secondo il prevalente espresso dal voto degli eletti stessi. Altra cosa che lasciava in me, che eletto lo sono stato, dubbi profondi anche rispetto alla lettura della nostra Carta Costituzionale che dice che gli eletti rispondono agli elettori.
Dopodiché arriva il voto utile, come già per altro avvenne alle precedenti politiche dove ebbe l’effetto di aiutare ad uccidere la Sinistra Arcobaleno lasciando pero’ vincere Berlusconi. La sua riproposizione e’ del tutto selvaggia perche’ accompagnata da un esplicito non riconoscimento delle ragioni, e della esistenza, dell’altro da se’, che poi dovrebbe essere il sale della democrazia. A differenza della divisione “consensuale” praticata la volta scorsa dopo la seconda esperienza fallimentare di governo insieme, e che fu tradita dal PD e rinfacciata a Bertinotti da molti suoi alleati, questa volta diversi dei soggetti che si trovano fuori dall’alleanza col PD avevano anche chiesto di poterne far parte.
Non e’ la mia posizione, ma trovo incredibile che chi ti rifiuta anche la possibilita’ di allearsi con con lui poi ti voglia tout court impedire di esistere. E ti chieda un voto, anzi te lo imponga moralmente, a prescindere, e contro, quello che pensi, appunto, sul Fiscal Compact, sulla TAV, sulle missioni militari.
Il non riconoscimento delle posizioni diverse per altro e’ il vero nemico, oltreché della democrazia, anche dell’utilità. Io ad esempio penso che oltre a tutte le cose che circolano su FB sul rapporto tra il PD, Monti e Berlusconi, che convivono tra loro da tempi più o meno lunghi, farebbe bene al PD confrontarsi con la posizione di chi,come me, pensa che la sua collocazione tutta subalterna al patto corporativo che regna in Germania e che contribuisce al disastro europeo sia disastrosa per i ceti popolari e per l’intera Italia,cosi come lo e’ stato il Governo Monti, appoggiato anch’ esso per essere contro Berlusconi, ma insieme a Berlusconi, e renda non credibile la proposta centrale del PD di una crescita che francamente non si capisce come possa avvenire a valle della austerità e del mercantilismo tedesco.
Ma in questo momento mi interessa di più la natura della democrazia e dei soggetti chiamati ad esercitarla. Questione fortemente aperta in un Paese come l’Italia nella sua Storia e, per me, aggravatasi nella cosiddetta Seconda Repubblica. Anche perche’ in essa sono transitati i mali della Prima acutizzati.
Tra i mali della Prima ci metto, per parlare della mia parte e cioe’ della sinistra, una difficolta’ a riconoscere l’altro da se’, in particolare se opera nel tuo stesso campo. In nome di una malintesa idea di superiorita’ e di finalismo si sono operate scelte e avallate culture perniciose. Con grandi elementi di approfondimento delle culture proprie ed altre, hanno pero’ convissuto teorie sciagurate come quelle del socialfascismo e forme relazionarie irrispettose, per la democrazia, come quelle che andavano sotto la dizione popolarizzata delrapporto con “gli utili idioti”.
Nel mio oppormi, allora, allo scioglimento del PCI, c’era anche il bisogno che non si rimuovessero i problemi, e i drammi, ma li si affrontasse. Anche per evitare che fosse magari buttato quello che per me era il bambino, e cioe’ il comunismo e l’idea di trasformazione sociale, tenendo l’acqua sporca e cioe’ una indeterminatezza nel concetto di democrazia.
Cosa che non a caso ha portato a poggiarsi molto sul modello americano, senza averne per altro requisiti e cultura. Il che mi appare evidente dalla gestione dissennata di questa Seconda Repubblica in cui la cosiddetta democrazia dell’alternanza in realta’ e’ stata intrecciata dalle peggiori logiche di demonizzazione, di trasformismo, di cortocicuitazione tra le funzioni di rappresentanza e quelle di governo, e di larga concertazione intorno alle imposizioni che vengono dalle scelte dominanti nella globalizzazione liberista e nella Europa tecnocratica.
E qui c’e’ il tema che rende la questione del voto utile assurda e dannosa perche’ ostativa ad affrontare la questione aperta oggi e cioè quella del rischio concreto di eclisse democratica e di dittatura della cosiddetta legge di TINA, there is not alternative. E che crea lo stato di sofferenza estrema in cui versano i soggetti sociali ma anche i singoli e le singole cittadini e cittadine. Quelli che lottano contro la cancellazione dei diritti del lavoro o contro l’imposizione della TAV.
In molti, tra l’altro, stanno per altro ragionando sulla idea di non votare. Scelta diversa dalla mia che sarà di esprimere un voto di rappresentanza, e non di identità, per Rivoluzione Civile per il suo posizionamento critico sull’Europa del Fiscal Compact. Ma, mi pare, che il rigetto del ricatto del voto utile e del suo portato di espropriazione democratica, riguardi tutti, chi vota, qualsiasi cosa voti, e chi pensa di non farlo.
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