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mercoledì 2 gennaio 2013

IL PROGRAMMA DI RESURREZIONE NAZIONALE


Il governo, dicono gli economisti democratici, deve istituire un programma nazionale di pieno impiego per chiunque non abbia un lavoro, maschi e femmine, abili o disabili, senza limiti. Proprio il Plg, “programma di lavoro garantito”, innescherebbe nel paese «il massimo circolo virtuoso di aumento dei redditi, dei consumi, della produzione, dei profitti, delle assunzioni, del risparmio e degli investimenti, sia nazionali che esteri». Il pilastro di economia su cui questa politica si basa è il seguente: «Uno Stato che possegga una sua moneta sovrana può permettersi di acquistare tutto ciò che è prezzato in quella moneta e senza limiti. Questo include la forza lavoro».

Semplici e chiare le linee-guida su cui strutturare il “programma di lavoro garantito”: redditi decorosi, grazie all’impiego in settori non concorrenziali col settore privato, che potrà quindi beneficiare in modo diretto e indiretto del grande piano nazionale di occupazione, che avrà carattere transitorio. «Il salario stabilito per il Plg sarà sufficiente per garantire una vita decorosa al lavoratore, ma sarà lievemente inferiore allo stesso salario per la stessa mansione, a tempo indeterminato e con tutte le tutele sociali previste, pagato dal settore privato (non-governativo)», sostengono i teorici della Mmt. «Questo costituisce una soglia minima sotto la quale il settore privato non potrà più scendere nelle retribuzioni, ma non intacca la funzionalità del settore privato, che avrà al contempo una spinta di vendite e profitti proprio dai salari pagati dal Plg».

Inoltre, il piano dovrà creare impiego «in settori che competano il meno possibile col settore privato, come ad esempio il non-profit, l’economia green, i servizi umani alla persona». In quest’ultimo settore, è «incalcolabile» il beneficio al Pil nazionale derivante da impieghi pubblici che facilitino la vita quotidiana di milioni di persone, fornendogli ogni sorta di servizio su misura. «Soprattutto – aggiungono Mosler e colleghi – l’uso del Plg deve essere transitorio, per permettere ai lavoratori di passare il prima possibile a impieghi nel settore non-governativo, quando sarà proprio il Plg a far ripartire l’economia privata del Paese». Infatti il settore non-governativo potrà “pescare” forza lavoro proprio dal Plg. «Contemporaneamente, il governo userà la Spesa a Deficit Positivo in quantità necessaria a imprimere spinta all’economia del Paese, così che i lavoratori del Plg passino il prima possibile al settore privato», debitamente formati dall’istruzione superiore garantita dal piano.

Lo stesso settore privato, aggiungono gli economisti democratici, beneficerà notevolmente del piano, «anche perché potrà sempre assumere lavoratori che grazie al Plg saranno attivi, formati, già pronti alle nuove mansioni: e questo imprime qualità immediata alla produzione nazionale». Allo stesso tempo, anche il settore governativo beneficerà del super-piano, «poiché verranno a mancare in Italia i mali sociali enormi della disoccupazione, che come è noto costa ai deficit nazionali miliardi ogni anno in spese-tampone del tutto improduttive, denaro gettato via letteralmente – è la Spesa a Deficit Negativo». Inoltre, un aumento dell’impiego fino alla piena occupazione «significa anche un aumento della base imponibile per il gettito fiscale, così che il governo potrà persino abbassare le aliquote del prelievo». La piena occupazione «crea un’aspettativa positiva per il business nazionale, che aspettandosi un aumento certo della domanda deciderà di investire».

Parimenti, sempre grazie alla piena occupazione, aumenteranno gli investimenti esteri in Italia: è testimoniato dall’esempio degli Stati Uniti, che alla fine degli anni ‘90 detenevano il primato per investimenti esteri ricevuti, proprio grazie a una disoccupazione praticamente a zero (2,8%). «Infine, il Plg imprimerà al Pil nazionale una spinta inaudita, poiché non esisterà cittadino italiano improduttivo nei settori dei beni e dei servizi». In altre parole: solo lo Stato può determinare la fine della crisi, perché solo il governo può creare lavoro praticamente dal nulla. A una condizione, ovviamente: che disponga di moneta sovrana e quindi di risorse finanziarie virtualmente illimitate. «Adottando l’euro – chiosa il Premio Nobel per l’Economia, Paul Krugman – l’Italia si è ridotta allo stato di una nazione del Terzo Mondo che deve prendere in prestito una moneta straniera, con tutti i danni che ciò implica».

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