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venerdì 19 aprile 2013

GIAPPONE: LA CURA ABENOMICS STA GIA' PORTANDO I SUOI FRUTTI

di Alessandro Proietti 


Primi segnali economici degni di interesse dal Giappone nel post-Abenomics. Tokyo, che nelle settimane scorse è stato al centro dell'attenzione mediatica con il piano di stimoli all'economia, ha da poco diramato i dati circa la bilancia commerciale (import-export). Lo tsunami che risponde al nome di Abenomics, l'aggressiva politica monetaria del premier Shinzo Abe, sembra aver indirizzato l'economia nipponica verso la strada giusta.

La bilancia commerciale di marzo ha evidenziato un deficit di 362,4 miliardi di yen; il confronto con il mese precedente è sintomatico della portata del cambio di rotta: lo stesso dato, poco tempo prima, segnava oltre 779 miliardi di yen. Anche le attese, che avevano preannunciato un 'calo', non speravano in un recupero di questa portata: i 362,4 miliardi di yen, infatti, hanno letteralmente surclassato le previsioni che fissavano la soglia a circa 430 miliardi. Lo yen debole (perso quasi il 20% rispetto al dollaro americano da novembre), d'altro canto, aiuta l'export: si è passati dal -2,9% del mese precedente all'attuale +1,1%. Contestualmente, c'è da sottolinearlo, le importazioni sono cresciute 'solo' del 5,5% contro lo stesso dato precedente che segnava +11,9%.

Il quadro economico giapponese, in riferimento alla bilancia commerciale, è caratterizzato da una molteplicità di fattori. Il recente passato aveva visto un aumento delle importazioni strettamente legato alla maggiore richiesta di carbone e gas naturali nel post-Fukushima. In aggiunta alla crescita dell'import si è affacciato il calo dell'export guidato dalla caduta ripida della domanda in mercati chiave come quello europeo e quello statunitense. A completare il quadro, poi, la disputa territoriale con la Cina che ha portato notevoli ripercussioni negli scambi commerciali.

A fare da contrappeso a questi fattori, c'è ora il piano di stimoli targato Shinzo Abe: una 'rinnovata' debolezza dello yen (al centro del tavolo delle discussioni del G20 di Washington) è linfa vitale per l'export del Paese andando ad influire (positivamente) sia sulla quantità di richieste estere che sul ritorno economico per l'esportatore. Gli analisti, nonostante tutto, ritengono che gli effetti sull'export giapponese non arriveranno nell'immediato. 

"Dovremo aspettare almeno fino a questa estate per vedere come uno yen debole possa migliorare la competitività dei prezzi dei prodotti giapponesi all'estero e, quindi, migliorare le esportazioni" ha specificato Takeshi Minami, chief economist al Norinchukin Research Institute di Tokyo.

Il (grande) risultato mostrato oggi potrebbe affondare, dunque, le proprie radici in terreni diversi da quello dell'Abenomics. Se ciò fosse vero, come sottolineava Minami, il Giappone avrà davanti a sé una radiosa 'estate' commerciale.


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