A quanto pare, dopo l’ILVA di Taranto, anche l’acciaieria di Piombino è destinata a chiudere.
Sembra che entro il 30 di settembre verrà spento l’altoforno, di conseguenza, verso gennaio/febbraio 2014, tutto lo stabilimento subirà lo switch off.
Altre quattromila famiglie sul lastrico.
Da sempre il polo siderurgico di Piombino rappresenta un polmone economico per la popolazione del luogo, il posto di lavoro agognato dagli studenti adolescenti del posto.
Anche le acciaierie i Piombino, come l’ ILVA, un tempo erano di proprietà dello Stato. Poi, mentre l’ILVA passava nelle mani della famiglia Riva, Piombino approdava alla sponda della famiglia Lucchini.
Finché è intervenuto un commissario oggi molto famoso, amico di Prodi e di Monti: Enrico Bondi, che ha cominciato il piano di ristrutturazione, che in realtà si è rivelato essere una vera opera di demolizione.
Bondi è il commissario straordinario di Parmalat che non è stato in grado di utilizzare la liquidità accumulata con il risanamento, è il “super-consulente” che sotto il governo Monti doveva decidere dove tagliare le spese e ha fatto sapere che i soldi ai partiti non potevano essere tolti, è colui che da commissario dell’Ilva ha dichiarato che l’aumento di tumori a Taranto era dovuto alle sigarette.
Bene, è lo stesso che ha avviato la dismissione dello stabilimento di Piombino, cedendo quote sempre maggiori del pacchetto azionario, alle società del magnate russo Aleksej Mordašov. Che strano: dove passano Prodi e i suoi amici, chissà perché, finisce sempre tutto al’ estero.
Ma come per tutte le operazioni di questo tipo, pagate dai cittadini italiani, finiti gli incentivi elargiti dallo Stato gli investitori chiudono i battenti e se ne tornano a casa loro!
Infatti il russo di punto in bianco ha venduto tutto lo stabilimento della ex Lucchini ad una cordata i banche, tra cui Mps, Intesa Sanpaolo, Bpm, Unicredit, Bnl-Bnp Paribas, CariFirenze, Credito bergamasco, Banco popolare e Natixis.
Giovanni Verrecchia
di Redazione © 2013 Qelsi
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