Il Fisco punterà ai conti correnti bancari e postali per la prima serie di riscontri impostati secondo il nuovo redditometro.
Dovrebbero finire nel mirino circa 35 mila fra i contribuenti che nel 2010 hanno dichiarato guadagni incongruenti con le spese sostenute. Le difformità del 20% fra entrate e uscite, oltre i 12 mila euro nell’intero anno, saranno giudicate dubbie, secondo quanto è definito come norma dal decreto legge 78/2010.
L’idea è quella di colpire per primi i grandi evasori e, per questo, ci si affiderà a prove che dovrebbero risultare abbastanza solide: i rendiconti forniti dall’anagrafe tributaria e le spese derivanti da beni noti.
Come riporta il Sole 24 Ore, i sospettati riceveranno a casa un riassunto di tutte le disparità riscontrate, a cui potranno rispondere modificando gli importi teorizzati dall’Agenzia delle Entrate. Ancora più importante sarà la correzione del saldo di partenza e finale di conti correnti e titoli: sarà decisivo dimostrarlo attraverso ricevute ed estratti conto ricevuti dal proprio istituto, sia esso un conto bancario o Bancoposta.
È bene tenere presente che si hanno 15 giorni per preparare la risposta con la relativa documentazione. Se il Fisco non dovesse essere convinto, gli accertamenti proseguiranno e interesseranno anche spese di diverso tipo, come quelle quotidiane per cibo e vestiti.
Sarà quindi importante per i contribuenti la capacità di giustificare lo scostamento fra reddito dichiarato e spese. Le procedure non sono però ferree e alcuni controlli potrebbero non essere che una verifica di indagini già avviate dalla Guardia di finanza.
Per il 2011 come anno di imposta, invece, il Fisco ha già a disposizione tutti i profili finanziari dei contribuenti grazie all’anagrafe tributaria specifica, obbligatoria per tutti gli intermediari finanziari dal prossimo novembre.
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