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domenica 22 settembre 2013

TUTTE LE FREGATURE DEL SETTORE ALIMENTAZIONE - LA PANNA E IL TONNO

Guardate quei numerini rossi, ci avete mai fatto caso? Sapete cosa sono? 
La maggiorparte di voi non lo sá e ve lo dico io, 123456... sono i numeri di volte che la legge consente di riutilizzare il prodotto. 

Il prodotto che ho preso é della semplice panna con scadenza nel 2014 prodotta alla fine 2012 quindi 2 anni di vita. Poniamo un esempio che nel negozio in cui era in vendita non la venda, che fá, ci perde soldi? Certo che no la ridá indietro ed avrá in cambio una nuova, lo scopo di questo gesto? 

Il prodotto verrá ribollito e pastorizzato ed ecco che sotto la confezione mancherá il numero uno così la catena puó continuare fino al numero 6, cioé un prodotto puó anche avere ben 12/18 anni sembra impossibile ma é una veritá nascosta, quindi tutti a guardare sempre sotto le confezioni e se i numeri ci sono tutti il prodotto é nuovo altrimenti é stato riusato.



CHIARIMENTI:
Buon giorno, 
la presente per precisare che la mail a cui fa riferimento è assolutamente falsa. 
E' possibile che i contenitori del latte riportino dei numeri sul fondo del pacchetto. Il significato di questi numeri può variare a seconda della tipologia del prodotto e dell'azienda produttrice, ma in ogni caso sono impiegati per favorire o garantire la rintracciabilità del prodotto o dei contenitori utilizzati. 
Due esempi per meglio comprendere il fenomeno: 
- nel caso del latte fresco pastorizzato il numero stampigliato sul fondo si riferisce al dosatore della macchina di confezionamento (ogni macchina ha 4 dosatori, quindi è normale trovarne uno di questi). Se un consumatore dovesse segnalare un'anomalia, mediante questo numero si risale al dosatore utilizzato per riempire il pacchetto. Per quanto riguarda il numero delle pastorizzazioni la normativa in vigore è molto chiara: si può commercializzare solo latte fresco pastorizzato che abbia subito un unico trattamento termico, a partire dal latte crudo. 
- nel caso del latte UHT (a lunga conservazione), a cui la foto della mail si riferisce, il numero, se è presente (e non è scontato che lo sia) viene impresso dalla cartiera della Tetra Pak (azienda che fornisce i contenitori). 

Anche in questo caso è utile per garantire la rintracciabilità dei contenitori. Infatti il numero (da 1 a 5) si riferisce al taglio della bobina originaria (ogni bobina viene tagliata in 5 strisce). 

A completamento del secondo esempio le allego la spiegazione ufficiale di Tetra Pak 

Il link diretto é: 

Cordiali saluti 
dr. Denis Avanzi
Responsabile Qualità e R&S
Centrale del Latte di Torino & C SpA


Prendo atto...ma sicuri che il prodotto non venga ripasturizzato solo perchè lo dice la Legge ?
Io come al solito non vi credo neanche un pò... e voi ?






CONTROLLATE IL TONNO PIU' ECONOMICO CHE TROVATE NEI SUPERMERCATI, DOVE C'E' STAMPATO FAO 61 o 71 
E' TONNO PROVENIENTE DAL MAR DEL GIAPPONE DOVE E' STATA RIVERSATA L'ACQUA CONTAMINATA DI FUKUSHIMA.
Molti produttori fanno inscatolare il tonno in località NON SOSPETTE con etichette italiane o europee per NON far capire che il pescato proviene dal Giappone. Controllate sempre il NUMERO FAO.



CHIARIMENTI
L’allarme alimentare impazza da qualche giorno sui social network: le scatolette di tonno dei marchi più economici distribuiti in Italia conterrebbero pesce radioattivo proveniente dalla zona Fao 71, le acque antistanti il Giappone dove è stata riversata l’acqua contaminata dalla centrale nuclere di Fukushima, gravemente danneggiata dallo tsunami del 2011. A diffonderlo un post su Facebook, che mette in guardia i consumatori dai potenziali raggiri delle aziende, divenuto virale in poche ore con oltre 50.000 condivisioni. Una psicosi ingiustificata: si tratta in realtà di una notizia falsa, subito smentita da esperti di sicurezza alimentare e dalle stesse società finite nel mirino degli utenti della rete.
L’allarme su Facebook. Il primo post a lanciare l’allerta, che divulga l’informazione senza chiarirne la fonte, consiglia di controllare l’area marina di provenienza del tonno sul fondo delle confezioni (indicata con la numerazione Fao). L’utente che lo diffonde, invita poi a guardarsi dalle frodi dei produttori che farebbero inscatolare i loro prodotti "in località non sospette con etichette italiane o europee per non far capire che il pescato proviene dal Giappone". Allegando l’immagine di una confezione di tonno Coop con impressa la dicitura "Fao 71".
Le zone di pesca. Le acque di cattura del pesce sono contraddistinte dal una numerazione progressiva, stabilita dalla Fao, la quale ha "catalogato" i mari di tutto il pianeta. L’area oggetto di controlli in seguito alla fuga radioattiva di Fukushima è la n.61, nell’Oceano Pacifico di Nord Ovest, che va alla Siberia alla Cina, fino alla Corea. Qui le acque sono fredde perché possa sopravvivere il tonno a pinna gialla, venduto in Italia. Le scatolette di tonno presenti sugli scaffali della penisola, invece, arrivano in genere da aree distanti, come la 71 (Pacifico Occidentale Centrale, antistante Filippine, Indonesia, Papua Nuova Guinea e Nord Australia), 4000 km più a Sud della zona dell’incidente nucleare. Oppure la 51 e 57, sempre nell’Oceano indiano.
La replica delle aziende. A smentire la notizia sono le aziende produttrici chiamate in causa. La Nostromo Spa ha subito diramato una nota con la quale informa di non aver mai operato nei mari nipponici, né prima né dopo la tragedia del 2011, precisando inoltre che la sola area marittima interessata da provvedimenti delle autorità sanitarie è la Fao 61, e non la 71. Dunque l’equivoco sarebbe stato generato da un banale errore numerico. La società sottolinea la provenienza dei propri tonni da filiere ittiche certificate e annuncia la propria intenzione di far causa all’autore del post lesivo della sua reputazione. "Ogni lotto del nostro pescato è accompagnato da una bolla con: zona e data di cattura, nome del peschereccio, tecniche di pesca utilizzate, autorizzazioni sanitarie. La materia prima è dunque sottoposta a rigide analisi". Gli fa eco la Coop, la più bersagliata dalle accuse su Facebook: "Non acquistiamo né abbiamo mai comprato tonno proveniente dalla zona FAO 61. Per i nostri prodotti utilizziamo il tonno a pinne gialle che non vive in quei mari per via delle temperature troppo basse. Tale specie viene pescata nelle calde acque tropicali degli oceani Indiano e Pacifico Occidentale Centrale, lontano migliaia di km dal Giappone". L’azienda si schermisce, poi, facendo notare che sulle confezioni del tonno con il proprio marchio sia sempre indicata sempre la specie e la zona di pesca. Dello stesso tenore la risposta di As do mar che, pur non coinvolta dall’allarme è intervenuta nel dibattito, rimarcando il rispetto delle norme in materia: "Utilizziamo solo tonno a pinne gialle pescato nelle calde acque tropicali degli oceani Indiano (zone FAO 51 e 57) e Pacifico Occidentale Centrale (zona FAO 71). La nostra produzione viene effettuata in conformità alle leggi europee e nazionali, secondo quanto previsto dal "Pacchetto igiene", che impone regole di sicurezza da adottare lungo tutta la filiera produttiva. Dal 2011 monitoriamo l’eventuale presenza di isotopi radioattivi attraverso misurazioni allo scarico dei tonni dell’oceano Pacifico".
Controlli rafforzati. E se i tonni pescati in zone sicure fossero arrivati dal mare contaminato dalla centrale nucleare? Alcune specie possono migrare per diversi chilometri in pochi mesi. Il rischio alimentare è escluso anche in caso di migrazioni, secondo Agostino Macrì, esperto di sicurezza alimentare dell’Unione nazionale consumatori: "Il tonno pinne gialle venduto in scatola nel nostro paese proviene solo dalla Fao 71. In ogni caso la contaminazione dovrebbe influire in modo minimo sulla sicurezza delle carni di tonno: occorrere infatti molto tempo per "trasferire" le piccole quantità di materiale radioattivo presenti nelle acque marine nei tessuti dei grandi predatori, come i tonni".
La dichiarazione di conformità. Anche Altroconsumo rassicura contro ogni pericolo: "L’indicazione della zona di pesca sulle scatolette di tonno non è obbligatoria: sarebbe assurdo che un produttore di tonno inquinato, si affrettasse però a indicare volontariamente la provenienza sospetta - commenta l’associazione dei consumatori -. È vero che i prodotti della pesca rientrano tra gli alimenti importati in Europa e in Italia dal Giappone. Tuttavia, al momento dell’incidente nucleare di Fukushima, l’Europa ha rafforzato i controlli e ha imposto l’obbligo di accompagnare ogni partita di alimenti e mangimi in arrivo dallo stato nipponico con una dichiarazione di conformità, corredata da certificati di analisi nel caso in cui gli alimenti provengano dalle zone incriminate. A oggi non risulta nessun caso di prodotto non conforme ai controlli. Non c’è dunque ragione di temere il consumo di prodotti ittici provenienti dalla zona FAO di pesca 61". 

Prendo atto ma personalmente considero i chiarimenti puerili e privi di logica... la radioattività per certo sarà a livelli stratosferici e per certo si è allargata anche all'area 71 confinante.
Senza contare 50 anni di esperimenti nucleari in tutto il Pacifico.
Non credo più da tempo alle menzogne dell'informazione massmediale del "Sistema"... e voi ?

2 commenti:

  1. per la numerazione della panna è falso... http://www.codacons.piemonte.it/Alimentazione/Falsa%20notizia%20pastorizzazione%20del%20latte%20scaduto.htm

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    1. Grazie per il chiarimento... ho messo la mia risposta direttamente nel post insieme ai chiarimenti del link

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