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lunedì 28 ottobre 2013

IL PROBLEMA DELLA CONTAMINAZIONE ALIMENTARE

Nelle ultime settimane in Italia si sta diffondendo quella che sembra una psicosi legata alle notizie di cronaca relative alla contaminazione degli alimenti. Non si salva niente. Tra carne ai batteri, pesce ringiovanito, verdure al sapore di metallo, frutti di bosco contaminati con l’epatite A, sono tanti i rischi che albergano nelle cucine e nei piatti degli italiani.


IL PESCE AL PARASSITA - Come spiega la città di Salerno, i Nas hanno sequestrato nella città campana 30 tonnellate di pesce sgombro in scatola contaminato dal parassita Anisakis. La segnalazione è arrivata alle autorità da un cittadino che si è trovato lo sgradevole condimento in una confezione. I Nas hanno aperto dei barattoli campione in due aziende produttrici trovando il pericoloso parassita ed hanno deciso per il sequestro di aperte a campione in due aziende, rispettivamente a Salerno e Genova, mentre il pesce è stato confezionato in Marocco ed importato da una ditta genovese. distributrici hanno portato alla scoperta e al sequestro di oltre 6.000 barattoli, 2 tonnellate, di prodotto, confezionato in Marocco e importato da una ditta genovese, mentre nel capoluogo ligure sono stati sequestrati altri 80.000 vasetti direttamente all’importatore.

LE NORME SUL CONSUMO ITTICO - Il Fatto Alimentare ci spiega quali sono i rischi legati al parassita Anisakis determinati dal decreto del Ministero della Salute datato 17 luglio 2013. Secondo la legge è opportuno congelare per 96 ore in un freezer a tre o più stelle e ad una temperatura di -18 gradi i pesci e molluschi prima di consumarli in quanto potrebbero contenere larve del parassita. Parliamo di un pericolo autentico per la salute in quanto il verme, se ingerito, o può essere espulso senza problemi o può creare danni all’intestino, fino all’occlusione del tenue o anche ad un foro nella parete intestinale. L’Europa, attraverso la direttiva CE 853/2004, impone una conservazione dei pesci a -23 gradi per 24 ore con controlli a campione, tanto è potenzialmente pericolosa un’eventuale infezione.

IL PERICOLO CAFODOS - Rimanendo nell’ambito ittico, nella giornata di ieri il Secolo XIX ha lanciato un allarme raccolto da Ricette Ok relativo all’uso nell’industria del settore, o almeno in certi casi, di un particolare prodotto in grado di ringiovanire il pesce già vecchio così che ad una prima vista possa sembrare ancora incredibilmente fresco. Stiamo parlando del Cafodos, che venne segnalato già nel 2011 da Biologia Marina. Parliamo di un prodotto vietato dalla legge italiana ed utilizzato da solo o con acqua ossigenata per conservare il pesce fresco. La soluzione, a base di Perossido d’idrogeno, sbianca gli alimenti e, come detto, nasconde quelli che possono essere i problemi interni della carne.

L’INDAGINE DELLA PROCURA DI TORINO - Il Cafodos è vietato, come stabilito dalla Nota Chiarificatrice 13093 del 29 aprile 2010 nel quale si ribadisce il divieto dell’uso di perossido di idrogeno nei prodotti della pesca destinati al consumo alimentare umano. Purtroppo smascherarlo diventa difficile, se non impossibile, perché la soluzione svanisce in acqua. Il Cafodos viene usato da solo o con il Perossido ed il suo uso è al momento al vaglio della procura di Torino. Come spiega la Stampa il procuratore Raffaele Guariniello ha dato disposizione ai Nas di tutta Italia affinché effettuino verifiche nei mercati e nella grande distribuzione, anche se il prodotto, come detto, è quasi impossibile da rilevare.

IL POLLO RESISTENTE AGLI ANTIBIOTICI - Contestualmente è stata prodotta una rogatoria in Spagna per avere informazioni su due ditte che producono il Cafodos che, ricordiamolo, non è dannoso in sé ma maschera il pesce marcio rendendolo all’apparenza ancora appetitoso, ingannando anche l’occhio più esperto. E chi ingerisce il pesce vecchio potrebbe anche rischiare grosso per la sua salute. Un altro problema oscuro contenuto nelle carni riguarda l’allarme lanciato da Altroconsumo relativo alla presenza nel pollo di batteri resistenti agli antibiotici. L’associazione ha condotto un’inchiesta a livello europeo analizzando 250 campioni di petti di pollo per verificare la presenza di batteri appartenenti alla famiglia «Enterobatteriacea», più inclini a manifestare una certa resistenza agli antibiotici.

GLI ANTIBIOTICI DIVENTERANNO INUTILI? - Il test ha dimostrato come siano stati trovati degli E.Coli nell’84 per cento dei 45 campioni di pollo acquistati in Italia, tra Milano e Roma. Secondo Altroconsumo gli animali, curati con antibiotici per combattere le malattie, possono soffrire della presenza di batteri nel loro tratto gastro intestinale che si abituano al medicinale, con il risultato che l’intero ambiente rischia la contaminazione. L’allarme non risiede nella possibilità che gli uomini si ammalino direttamente per colpa dei batteri ma che la flora animale possa influenzare quella umana così che anche i nostri possano ricevere un meccanismo di resistenza.

LE SALSICCE COLORATE - Si tratta quindi di un’emergenza a lungo termine che potrebbe portare entro una decina d’anni, conclude Altroconsumo, ad un rischio molto grave, ovvero che gli antibiotici non siano più efficaci contro la maggioranza dei batteri. La ricetta? Monitorare l’uso dei medicinali con sistemi di sorveglianza più severi, con una maggiore prevenzione delle malattie dividendo gli antibiotici per animali da quelli per gli esseri umani, così da evitare unioni pericolose. Ed a proposito di emergenze nascoste dal quale l’uomo deve imparare a difendersi, il Fatto Alimentare ci parla del pericolo legato ad un colorante, l’E129, presente in una partita di salsicce di maiale proveniente dalla Romania e non dichiarato al momento della produzione e dell’etichettatura. 

L’EPIDEMIA DI EPATITE A FIGLIA DEI FRUTTI DI BOSCO - Non si salva neanche la frutta. Sempre il Fatto Alimentare ci parla dell’epidemia di epatite a causata da una partita di frutti di bosco surgelati e contaminati dal virus. Parliamo di una grave emergenza alimentare che al momento ha colpito Italia (con 400 casi) ed Irlanda mentre sta arrivando anche in Francia. La task force costituita dal Ministero della Salute, dall’Iss e dall’Istituto zooprofilattico sperimentale di Lombardia ed Emilia Romagna, ha spiegato che al momento non si è riusciti a determinare il focolaio e che è necessario bollire tutti i frutti di bosco per due minuti prima del consumo. Il 70 per cento dei campioni prelevati da casi clinici conferma a presenza di una sequenza di genotipo IA e che a luglio ed agosto si è registrata una diminuzione dei contagi, esplosa ad inizio 2013, salvo ripartire a settembre.

I NUMERI DELLE ALLERGIE ALIMENTARI - Gli unici a salvarsi, al momento, sono i frutti di bosco freschi. Gli altri è meglio se vengano cotti, tutti. Quindi anche le imprese con certificazione Haccp devono fare attenzione a ciò che stanno maneggiando, anche perché il focolaio è importante e si sta lavorando per capire da dove viene. E probabilmente il contagio è avvenuto o nel corso della coltivazione o durante l’irrigatura, ma non si sa da dove e non si capisce come il virus si sia diffuso. A proposito di malattie, Repubblica ha raccolto la voce di Maria Caramelli, direttore dell’istituto zooprofilattico di Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria, centro di riferimento per le intolleranze alimentari in tutta Italia, che spiega che in Piemonte sono 120 mila le persone che soffrono di allergie scatenate da alimenti contaminati. Di questi, 40 mila sono i bambini. Il dato, è opportuno segnalarlo, è in linea con le medie italiane ed europee.

I NEMICI PIÙ COMUNI - Basta quindi la presenza di un chicco di sesamo nell’insalata per scatenare uno shock anafilattico. La dottoressa Caramelli presenta tre nemici della salute umana dai quali guardarsi con attenzione. Parliamo del Campylobacter, presente nell’acqua, negli alimenti crudi, nel latte non pastorizzato e nella carne di pollo non cotta, che presenta un’insorgenza di massimo sette giorni e porta con sé febbre, dolori addominali, diarrea, nausea e vomito. Poi ci sono le micotossine, presenti nei funghi e che possono portare ad un carcinoma epatico. Oppure ci sono gli organismi classificati sotto il nome Listeria, che possono scatenare anche un’encefalite, una meningite o un aborto.

L’ANZIANO MORTO PER DEL FORMAGGIO CONTAMINATO - Ed è stata una listeriosi a portarsi via un uomo di 74 anni. Come spiega il Messaggero l’anziano, di Poggio Mirteto, ha consumato latticini di un’azienda ad inizio mese presso una struttura per la terza età da lui frequentata. L’uomo è morto per le conseguenze della contaminazione da listeria monocytogenes mentre sono tre le persone ricoverate negli ospedali della zona con lo stesso problema, scatenato dall’ingestione di latticini contaminati. E dire che l’Unione Europea provvede con forza a verificare lo stato degli alimenti nel nostro Continente. A confermalo quanto previsto dal Pacchetto Igiene, un insieme di norme varate nel 2004, rispettivamente i regolamenti 852, 853 ed 854, che determinano gli obblighi dei singoli Paesi in termine di controllo della filiera, della distribuzione, dell’allevamento e della conservazione degli alimenti.

IL SISTEMA RAPIDO DI ALLERTA EUROPEO - Si tratta di norme che sono entrate a pieno regime nel 2009 e che prevedono un controllo capillare anche sull’etichettatura, così da permettere l’identificazione di eventuali focolai. A volte può capitare che la legge non basti e che serva qualcosa di più anche perché, su 28 paesi membri dell’Ue, può capitare che qualche falla negli scambi ci sia. Per questo motivo esiste il sistema rapido di allerta europeo per alimenti e mangimi attraverso il quale è possibile consultare, settimana dopo settimana, le anomalie in campo alimentare scoperte in Europa. In fondo basta poco. Nella schermata di ricerca, in inglese, basta scegliere la parola «Week» e poi schiacciare su «Search», così da avere la situazione sott’occhio.

UN MONITORAGGIO CONTINUO - In questa maniera tutti i consumatori scopriranno in pochi secondi quali sono le magagne alimentari presenti in Europa. Lo diceva Marjane Satrapi nel suo libro, «Persepolis», la soluzione è una: bisogna studiare. Ed è questo il modo migliore per verificare lo stato di contaminazione degli alimenti in Europa. Ad esempio, nella quarantaduesima settimana dell’anno è stata segnalata la presenza di 66 allarmi, di cui 18 provenienti dal ministero della salute italiano. Si va dalla carne di cervo austriaca contaminata con un batterio della famiglia E.Coli, salmonella in vongole italiane, istamina in filetti di tonno provenienti dalla Spagna, cadmio in seppie congelate provenienti dallo Yemen e mosche in mangimi per cani tedeschi.

LE SCOPERTE SGRADITE - Nella quarantatreesima settimana, invece, sono stati trovati E.coli in vongole greche, salmonella nel pollo proveniente dal Brasile e della carne marcia d’anatra proveniente dall’Ungheria. Ogni segnalazione è accompagnata dalla sigla del Paese che ha scoperto l’infrazione. Segno che i controlli ci sono. Ma a volte non bastano perché le frodi sono sempre più all’ordine del giorno e mangiare diventa quasi un’avventura. Alla fine il consiglio è sempre lo stesso: controllate, monitorate ed analizzate ogni passaggio degli alimenti per evitare rischi, ma se avete un fornitore di fiducia il gioco è fatto. E buon appetito.

di Maghdi Abo Abdia
fonte: Giornalettismo

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