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martedì 5 novembre 2013

IL CANCELLIERATO

In un paese normale il ministro della Giustizia non parla con i parenti di un’amica arrestata per gravi reati, rassicurandoli con frasi del tipo: “Qualsiasi cosa io possa fare, conta su di me”. Né tantomeno chiama i vicedirettori del Dipartimento Amministrazione penitenziaria per raccomandare le sorti dell’amica detenuta. Ma, se lo fa e viene scoperto da un’intercettazione telefonica (sulle utenze dei familiari della carcerata), si dimette un minuto dopo. E, se non lo fa, viene dimissionato su due piedi, un istante dopo la notizia, dal suo presidente del Consiglio.


Siccome però siamo in Italia, il premier tace, il Quirinale pure. Come se fosse tutto normale. Una telefonata allunga la vita, diceva un famoso spot: qui invece accorcia la galera, o almeno ci prova. Nel paese del sovraffollamento carcerario permanente, Anna Maria Cancellieri, prefetto della Repubblica in pensione, dunque “donna delle istituzioni” che molti in aprile volevano addirittura capo dello Stato, ha pensato bene di risolverlo facendo scarcerare un detenuto su 67 mila: uno a caso, una sua amica. Poi ha dichiarato bel bella ai magistrati torinesi che la interrogavano come testimone su quelle telefonate: “Si è trattato di un intervento umanitario assolutamente doveroso in considerazione del rischio connesso con la detenzione. Essendo io una buona amica della Fragni (Gabriella Fragni, compagna di Salvatore Ligresti, padre dell’arrestata Giulia, ndr) da parecchi anni, ho ritenuto, in concomitanza degli arresti, di farle una telefonata di solidarietà sotto l’aspetto umano”. E ha raccontato una bugia sotto giuramento, perché il suo non è stato solo “un intervento umanitario”, tantomeno “doveroso”, né una “telefonata di solidarietà”. È stata un’interferenza bella e buona nel normale iter della detenzione dell’amica di famiglia. Anche perché, dopo quella telefonata, ne sono seguite altre ai vicedirettori del Dap, Francesco Cascini e Luigi Pagano. Che, a quanto ci risulta, hanno – essi sì, doverosamente – respinto le pressioni, spiegando all’incauta Guardasigilli che la detenzione di un arrestato compete in esclusiva ai giudici, non ai politici. Anche su questo punto la Cancellieri ha raccontato una bugia ai pm: “Ho sensibilizzato i due vicecapi del Dap perché facessero quanto di loro stretta competenza per la tutela della salute dei carcerati”. Salvo poi dover ammettere che li aveva sensibilizzati su un unico carcerato: l’amica Giulia.

La figlia di don Salvatore Ligresti soffriva di anoressia e rifiutava il cibo in cella, ma non è la sola malata fra i 67 mila ospiti delle patrie galere. Per questi casi esistono le leggi e i regolamenti, oltre al personale penitenziario specializzato che di solito, nonostante l’eterna emergenza, segue con professionalità le situazioni a rischio. Così come effettivamente stava avvenendo, anche da parte dei magistrati torinesi. Senza bisogno delle raccomandazioni del ministro. La Procura aveva subito disposto un accertamento medico e in seguito aveva dato parere favorevole alla scarcerazione, respinta però in un primo tempo dal gip, che aveva scarcerato la donna soltanto dopo ilpatteggiamento. L’iter giudiziario, dunque, non è stato influenzato dalle pressioni della ministra: ma non perché la ministra non le abbia tentate, bensì perché i vicecapi del Dap le hanno stoppate. Eppure la Cancellieri avrebbe dovuto astenersi anche dal pronunciare il nome “Ligresti”, specie dopola retata che portò in carcere l’intera dinastia, visti i rapporti non solo familiari, ma anche d’affari che suo figlio Piergiorgio Peluso intrattiene con don Salvatore e il suo gruppo decotto. Peluso è stato prima responsabile del Corporate & Investment banking di Unicredit, trattando l’esposizione debitoria del gruppo Ligresti verso la banca; poi divenne direttore generale di Fondiaria Sai(gruppo Ligresti) dal 2011 al 2012; e quando passò a Telecom, dopo un solo anno di lavoro, incassò da Ligresti una buonuscita di 3,6 milioni di euro.

Un conflitto d’interessi bifamiliare che avrebbe dovuto sconsigliare al ministro di occuparsi della Dynasty siculo-milanese. Non è stato così, e ora la ministra (della Giustizia!) deve pagare per le conseguenze dei suoi atti. Se restasse al suo posto, confermerebbe ancora una volta il principio malato della giustizia ad personam per i ricchi e i potenti, già purtroppo consolidato da vent’anni di casi Berlusconi, e anche dallo scandalo Mancino-Napolitano. Ma a quel punto tutti e 67 mila i detenuti potrebbero a buon diritto farla chiamare da un parente qualunque perché s’interessi dei loro 67 mila casi personali: 67 mila “conta su di me”. Se una telefonata accorcia la galera, che almeno valga per tutti.

di Marco Travaglio
fonte: Il Fatto Quotidiano

venerdì 1 novembre 2013

CONOSCETE IL TEOREMA DI THOMAS ?

Questo teorema di Thomas è così incredibilmente semplice che può lasciare scettici e increduli:“Quando la gente vede certe situazioni come reali, esse sono reali nelle loro conseguenze”. Per far comprendere il suo campo di applicazione, il sociologo Robert K. Merton ha parlato di quello che è successo alla Last National Bank, quando il suo direttore Cartwright, incuriosito da un ambiente insolito, ha scoperto che i suoi clienti, allertati dal rumore della sua insolvenza, stavano ritirando i loro beni, provocando il crollo della banca. In altre parole, non è stata l’insolvenza a causare il fallimento, ma la notizia che ha creato l’insolvenza.

Corollario del teorema di Thomas: affinché una situazione sia possibile bisogna crederla e farla credere possibile. L’efficacia riposa in effetti sull’opacità, il diniego e la menzogna ripetuta. Esempio applicabile al cosiddetto “debito pubblico” che sappiamo anche quanto pubblico non è. 
Eppure appena appare, anzi trapela, la notizia che il governo potrebbe sequestrare, o rubare, il 10% sui conti correnti dei cittadini italiani (ricetta propugnata dal FMI di Christine Lagarde, pagina 49 del Fiscal report di ottobre, che ipotizza una soluzione anti-debito pubblico: un prelievo forzoso del 10% per i paesi in difficoltà) non si tratta più soltanto del teorema, ma della drammatica realtà.
In genere i suggerimenti del FMI, a parte quando sono ipocriti (non di rado), fanno parte del teorema di Thomas. E’ successo ai greci e soprattutto ai ciprioti. E’ chiaro che si vuole che avvenga una massiccia esportazione illegale di capitali. Capitali neri, utilissimi nei paradisi fiscali, che le solite note banche, e mafie, gestiscono a livello mondiale con flussi inimmaginabili di denaro, ormai, si può dire, per “causare un danno umanitario” globale.
Allora cosa si dice? Rientrano i capitali dall’estero! La bufala è proprio buona. Manco Berlusconi era arrivato a tanto. Come si può portare denaro in un paese avviato scientificamente al fallimento? Si può solo venire a comperare qualche residua eccellenza produttiva. Come infatti avverrà, i bandi sono quasi pronti.
C’è anche l’altra balla: arrivano risorse dalla rivalutazione delle quote di Bankitalia che, in un recente articolo, Tito Boeri (16 ottobre 2013 in lavoce.info) chiama la regia di questa operazione, come “una associazione a delinquere” e ne spiega l’ulteriore furto bancario ai danni dei cittadini e l’ulteriore indebitamento futuro che ne deriverà.
La verità vera è che salta l’aumento della tassa sulle rendite finanziarie, sui grandi patrimoni.
Il teatrino mediatico potrebbe continuare all’infinito. Manovra finanziaria (ogni sei mesi). Se si danno spiccioli ai giovani bisogna togliere agli anziani. Se si danno ai cassintegrati bisogna tagliare la sanità.
E’ sempre (in)credibile la storiella della coperta corta addossandone la responsabilità al buon padre di famiglia. Intossicazione delle sigle: Imu, Tares, Tarsu, Sevice Taxe, Trise. Lo Stato dà alla famiglia 98 euro annue (8 euro al mese, manco una pizza e una birra per “fare ripartire l’economia italiana”) e poi ne toglie fino a 900 con la Trise.
Mi sembrano davvero piromani incoscienti che non sanno fin dove il fuoco potrà arrivare. “Il governo – affermano in una nota Adusbef e Federconsumatori – aveva promesso una legge di Stabilità in grado di far ripartire l’economia, restituire sollievo a lavoratori e consumatori con la riduzione del cuneo fiscale, ridurre il mare magnum di tasse e balzelli che assilla gli italiani, cancellare la seconda rata dell’Imu prima casa in pagamento a dicembre, appostata a bilancio per 2,4 miliardi di euro”. Tanto si vedrà l’aumento con la riforma del catasto. Solo un carognoso ottimista può dire: “Però qualcosa ce lo ha dato”. Viva Letta. Viso giovane e pulito.
Ha paventato il taglio alla sanità o per così dire l’aumento dei ticket regionali. Poi non l’ha fatto (ancora), ma questa è l’applicazione perfetta del suddetto teorema di Thomas. Basta insinuare, far transitare depistaggi vari e aspettare.
Qualcuno immagina che la riduzione del cuneo fiscale possa andare ai lavoratori (20 milioni)? Oppure sarà assorbito tutto dai padroni? (Ricordate il cuneo del democratico Prodi?).

Vista la povertà che c’è in giro, non è che quelle 100 euro (anche per i pensionati?) serviranno a riportare soldi all’Enel (elettricità), all’Eni (gas e petrolio), pronta ad essere venduta, per il riscaldamento di questo inverno? Sembra un inarrestabile fiume di denaro che va sempre in una unica direzione.


di Tonino d'Orazio
fonte: Cambiailmondo

SOSTENIAMO I SINDACI CORAGGIOSI

Noi che facciamo tanto “baccano” su facebook, sui nostri blog, su youtube, siamo tutto sommato una minoranza tollerata. Come scritto in questo post, tutto sommato fa anche comodo che esista questa valvola di sfogo: così ci “sfoghiamo” online, riteniamo di aver fatto la nostra parte, e tutto finisce lì (pensano loro, non sanno che si sbagliano). 


Cosa volete che sia, se anche 1.000, o 10.000, o 30.000 persone al giorno ci vengono a leggere? Guardate Sanremo, ad esempio: 10 milioni di spettatori a serata! Non c’è proprio confronto. Il vero palcoscenico , che ci è vietato, è quello televisivo: lì sì che potremmo cominciare a dare fastidio. E poi ce n’è anche un altro: quello della politica. Infatti se parli con l’autorità di un sindaco, o di un parlamentare, le cose cambiano. Per quello che esistono filtri insuperabili per accedere a certi programmi, o per avanzare in politica: nessuno che sia non controllabile potrà mai arrivare a certe posizioni.

Per fortuna, ogni tanto, esistono delle eccezioni a queste regole. Qualcuno buca il filtro. A volte, fra le maglie strette di controllo, qualcuno sfugge. Qualche Sibilia che denuncia l’appartenenza al Bilderberg di Letta, dagli scranni del parlamento, comincia ad esserci. Qualche Tamburro che denuncia il signoraggio, in qualche passaggio televisivo veloce, comincia ad esserci. 

E anche qualche sindaco coraggioso, che organizza serate sul signoraggio (Gabriele Sannino) o sulle scie chimiche (Corrado Penna) come il sindaco di Resana, Loris Mazzorato. Che, da bravo credente (e provocatore incallito, direi io, ma ci sta e mi piace anche per questo) ha partecipato ad una messa di suffragio per un vecchietto che, 70 anni fa, ha obbedito agli ordini ricevuti (e nel frattempo si è anche pentito).

Per questo, quando si trovano queste persone come Loris Mazzorato, bisogna dimostrargli tutta la nostra solidarietà, e non lasciarle sole (se non vogliamo che rimangano casi isolati e nessuno segua il loro esempio). Per questo, visto che la sua stessa giunta ne ha chiesto le dimissioni (nonostante sia a termine mandato e pare che se si ripresenta sarà rieletto), elunedì 4 novembre ci sarà un consiglio comunale aperto, a Resana, provincia di Treviso,bisogna andarci tutti, a questo consiglio comunale, a testimoniare che noi non lasciamo soli quelli che hanno il coraggio di andare controcorrente.

Resana, Lunedì 4 Novembre, ore 20.00. 
Facciamogli sentire il nostro affetto e la nostra vicinanza. E smentiamo quelli che vogliono che tutti resti com’è oggi. 

Loro sono il vecchio. Loro sono quelli che se ne devono andare.

di Alberto Medici
fonte: Stampa Libera

mercoledì 30 ottobre 2013

LE FAMIGLIE NEI PAESI RICCHI TENGONO I SOLDI IN CASA

Secondo un recente articolo di Associated Press, "5 anni dopo il crollo della banca di investimenti americana Lehman Brothers, che scatenò una crisi finanziaria globale e fece traballare la sicurezza in ogni parte del mondo, le famiglie nei maggiori paesi del mondo hanno grande sfiducia negli investimenti".


'non ci vuole molto per distruggere la fiducia e la sicurezza'

Una analisi della AP in famiglie nelle maggiori 10 economie del mondo, ha trovato che queste ultime stanno spendendo con molta cautela. In aggiunta hanno tolto centinaia di miliardi di dollari dalle borse e hanno tagliato il ricorso ai prestiti, per la prima volta in decenni, mentre hanno messo denaro in bonds e risparmi, nonostante il fatto che questi offrano un minuscolo interesse che spesso non corrisponde alla inflazione.

In una economia globale che si basi sul consumo come linfa vitale, quando questo scivola via lo stesso succede alla crescita in impeghi e salari, specialmente in USA, la nazione con la maggiore classe di consumatori e la maggiore economica mondiale. 

Ma anche altrove il fatto di risparmiare di più e spendere meno sta avendo effetti negativi. In Europa continentle, la disoccupazione in molti Paesi ha superato il 35 percento tra i giovani e queste cifre non sono destinate a scendere a breve termine.

La "Lehman ha cambiato tutto," ha detto Arne Holzhausen, un economista senior alla Assicurazione Allianz, a Monaco di Baviera. Ora si parla di "sicurezza e protezione, sicurezza, e protezione".

Nella sua analisi AP ha esaminato dei dati che mostrano ciò che i consumatori han fatto del loro denaro nei 5 anni prima della Grande Recessione che iniziò nel dicembre 2007 e nei 5 anni dopo, fino alla fine del 2012. L'analisi si è concentrata sulle 10 maggiori economie del mondo: U.S.A, Cina, Giappone, Germania, Francia, Regno unito Brasile, Russia, Italia e India. Queste nazioni costituiscono la metà della popolazione mondiale e insieme costituiscono il 65 per cento del suo prodotto interno lordo.

fonte: Ecplanet

lunedì 28 ottobre 2013

AAA, CERCASI LAVORO PER PAPA'

Cercasi lavoro per papà. Questa è una storia vera, anzi inverosimile a cui non possiamo abituarci. Giovanna, 27 anni, calabrese d’origine, ha trovato un’occupazione a Torino ma da mesi sta provando a cercare un mestiere a suo padre in Calabria. Da circa un anno la tipografia dove aveva trascorso la maggior parte dei suoi anni ha chiuso e da quel momento e’ iniziata la via Crucis. Giovanna ha iniziato a scrivere curricula per papà, li ha inviati ovunque ma niente da fare: “Mio padre come le mie amiche neolaureate si trova a cercare un’occupazione invano. La differenza e’ che loro sanno usare la mail, lui no”. Il papà di Giovanna si ritrova a fare il cameriere con i ragazzini per poche decine di euro al giorno, lavora in campagna per qualche settimana, continua a cercare un lavoro per mantenere gli atri due figli di 7 e 21 anni ma ad ogni porta che bussa la risposta è no. Finché Giovanna decide di provare via Facebook a lanciare un appello:


“Mio padre ha perso il lavoro l’anno scorso. Da allora è stato tutto un fiorire di ‘No’. Perché ha 57 anni, perché è un tipografo ma vecchio stampo – di quelli che il ‘Il pc come si accende?’ – in un mondo di grafica digitale che giustamente si è evoluto. Immagino che anche voi potrete enumerare casi simili a quello di mio padre, tanto più se vivete al Sud. Ecco, io oggi volevo dire una cosa: non c’è cosa più triste di quando tu sei serena, felice e soddisfatta della tua vita, ma quelli a cui vuoi bene no. Così ho deciso di prendere in mano la situazione, di contattare tutte le tipografie che Google mi ha suggerito, poi sono passata alle copisterie e infine ai bar. E’ stata una disfatta. Per me è stato straziante e allo stesso tempo tenero vederlo girare, per i primi tempi, con una lista lunghissima scritta a mano, con i nomi delle tipografie del circondario presi dalle Pagine Gialle, lui che non ha mai fatto un colloquio in vita sua: ci pensate, vostro padre, che fa un colloquio? Ci pensate a costruirgli un curriculum? Ha dovuto strappare il foglio, e perdere un po’ la speranza di trovare qualcosa, una cosa piccola, che lo accompagni fino alla pensione. Voi sareste pienamente felici della vostra vita, del vostro lavoro, sapendo che chi vi è vicino non lo è? Ecco, io ho pensato una cosa: ci vantiamo tutti che il networking è la cosa fondamentale del web, che i gradi di separazione si riducono, che i contatti sono la cosa fondamentale. Io ho solo quello: contatti. E magari uno conosce tizio, che conosce Caio, che in Calabria, nel catanzarese, cerca qualcuno che gli dia una mano.

Ho pensato: scrivo sciocchezze, di solito, perché mi piace far ridere e poi sono una persona leggera, che c’è di male, in fondo? Non c’è niente di male nella leggerezza, se fa bene a me e agli altri. Ma questa volta no. Io voglio arrivare a casa, questo Natale, e dire a mio papà: forse c’è ancora una speranza per te, che hai solo 57 anni e tanta voglia di lavorare. Secondo voi ce la farò?”

di Arlex Corlazzoli
fonte: Il Fatto Quotidiano