Siria ed Iran al centro dell'attenzione mondiale alla riunione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite di ieri. "Una calamità regionale con ramificazioni globali, ed un serio e crescente pericolo per la pace mondiale" così il Segretario Generale ONU Ban Ki Moon ha definito la crisi siriana, aprendo la seduta. Al suo primo discorso davanti alle Nazioni Unite, il presidente francese Francois Hollande esordisce con un appello esplicito: "Quanti morti ancora vogliamo vedere prima di agire? Chiedo alle Nazioni Unite di fornire immediatamente tutto l'aiuto e l'assistenza che il popolo siriano richiede" - ha dichiarato Hollande - "E che le zone liberate vengano protette". Senza pur specificare da chi e come le zone "liberate" debbano venir protette, la dichiarazione sa molto di intervento esterno. Poche ore prima, il presidente americano Obama aveva di nuovo puntualizzato che "il regime di Bashar al-Assad deve cadere così che la sofferenza del popolo siriano possa finire e una nuova alba spuntare".
La Francia è pronta a riconoscere un governo provvisorio a capo della nuova "Siria libera", ha fatto sapere il capo di stato francese, sottolineando: "Sono sicuro di una cosa, che il regime siriano non troverà mai posto nella comunità delle nazioni". Già un mese fa Parigi aveva spronato l'opposizione siriana a formare un governo provvisiorio, incitando i partner arabi del gruppo "Amici della Siria" ad accellerare questo processo. Sinora, l'opposizione siriana, estremamente frammentata e divisa soprattutto tra il Consiglio Nazionale Siriano di Istanbul - che invoca l'intevento NATO da mesi - e le fazioni in loco più propense al dialogo per la riforma del regime, non è stata in grado di trovare un accordo.
Da parte sua, il presidente Obama ha ribadito davanti ai colleghi delle Nazioni Unite che Washington lavorerà per "l'armonia tra Sunniti, Alawiti, Crisitiani e Curdi in Siria", usando "sanzioni e consequenze per chi perseguita e assistenza e supporto per chi lavora per il bene comune". Nella visione manichea di buoni contro cattivi, non poteva mancare una nota sull'Iran: Obama ha ricordato che una Teheran con il nucleare sarebbe un pericolo per l'esistenza di Israele, per la sicurezza del Golfo Persico, e per la stabilità dell'economia globale. E dunque, "gli Stati Uniti faranno il necessario per evitare che l'Iran ottenga armi nucleari" - ha assicurato, soddisfacendo così le richieste del primo ministro israeliano Netaniyahu, che da settimane urge gli Stati Uniti a "tracciare una linea rossa" che l'Iran non deve superare se vuole "evitare la guerra", lo citano fonti stampa israeliane.
Intanto, oggi a New York è atteso l'intervento del presidente iraniano all'Assemblea Generale ONU, probabilmente l'ultima chance di Mahmoud Ahmadinejad per profilari a livello internazionale. Il suo mandato scade a giugno del prossimo anno, e la legge iraniana non prevede la possibilità di ricandidarsi. Secondo l'agenzia stampa Associated Press che lo ha intervistato in esclusiva ieri, il suo intervento non verterà solo sugli argomenti scontanti di programma nucleare e Israele, ma soprattutto sul "nuovo ordine mondiale" che inevitabilmente "vedrà il tramonto dell'imperialismo americano".
Da Damasco continuano a pervenire notizie di escalazione delle violenze. Oggi, due esplosioni hanno scosso il centro della capitale, sulla Piazza degli Ommayyadi. L'esercito siriano libero ha rivendicato il doppio attentato, avvenuto nelle vicinanze del quartiere generale dell'esercito Hay'at al Arkan, che avrebbe ucciso dozzine di soldati. Mentre riportava delle ultime esplosioni avvenute, un corrispondente iraniano della televisione Press TV è stato ucciso da un cecchino, riferisce un suo collega, Bardia Honardar. Intanto, il Comitato del campo profughi di Yarmouk a Damasco riferisce all'agenzia International Middle East Media Center di sei palestinesi uccisi dall'esercito siriano.
Da parte sua, l'ambasciatore palestinese in Siria, Mahmoud Al-Khalildi, interviene precisando sull'agenzia Maan News che i Palestinesi non sono legati alle insurrezioni nel Paese vicino e ricorda come "l'Organizzaione per la Liberazione della Palestina (OLP) e il presidente palestinese Mahmoud Abbas abbiano sempre puntualizzato l'importanza di non immischiarsi nella crisi siriana". Nena News
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