Quando si parla di condividere una sensibilità particolare in difesa dei diritti essenziali di ogni essere umano ciò si traduce nella salvaguardia del fabbisogno alimentare di ogni uomo e la necessità di un tetto sotto cui dormire.
Mangiare, bere e dormire sono diritti basilari per ogni essere umano e devono essere garantiti a tutti i costi. Questa garanzia sfocia nella necessità, da parte dello Stato, di dover erogare a tutti i cittadini un “reddito di cittadinanza” o, come è chiamato in Svizzera, un “assegno universale”.
In Svizzera l’introduzione dell’assegno universale è diventata un’iniziativa parlamentare in corso di discussione e la motivazione del testo depositato è la seguente:
“L'assegno universale designa il versamento di un reddito unico a tutti i cittadini di un Paese, a prescindere dalle loro entrate, dal loro patrimonio o statuto professionale. Tale reddito permetterebbe a ognuno di soddisfare i propri bisogni primari (nutrimento, abitazione, vestiario o taluni beni culturali di base) e lascerebbe l'individuo libero di condurre la sua vita come meglio crede. Questo assegno dovrebbe permettere a ogni persona di perseguire le sue attività non commerciali nell'ambito della vita associativa e di creare ricchezze non valutabili in termini monetari, utili alla ricomposizione del tessuto sociale, ossia a stabilire un rapporto non commerciale con i suoi simili. Per quanto riguarda il singolo cittadino, questo reddito di base assegnato a ogni individuo per il solo fatto che esiste, calcolato sulla base della ricchezza prodotta dal Paese e cumulabile con gli altri redditi da attività lucrativa, si sostituirebbe ai redditi di trasferimento esistenti. Per la collettività, questo nuovo modo di distribuzione del reddito, perfettamente trasparente e semplice da applicare e da controllare, assicurerebbe un'uguaglianza perfetta fra tutti i cittadini. Ne concretizzerebbe l'appartenenza alla comunità umana ed esprimerebbe il riconoscimento della dignità di qualsiasi persona. La sua accumulazione con gli altri redditi sopprimerebbe lo svantaggio delle soglie di povertà senza peraltro costituire un disincentivo al lavoro, dato che qualsiasi attività remunerata genererebbe un reddito supplementare.“
In altri Paesi, tranne che in Italia, esistono già delle misure concrete mirate ad assicurare i diritti essenziali del cittadino:
- In Gran Bretagna: a partire dai 18 anni chi non ha un lavoro e non ha risparmi per più di 12.775 euro ha diritto all'Income-based Jobseeker's Allowance, cioè a circa 350 euro al mese per un periodo di tempo illimitato.
- In Belgio è chiamato minimax, è un diritto individuale, garantisce un reddito minimo di circa 650 euro a chi non dispone di risorse sufficienti per vivere. Ne può usufruire chiunque, anche chi ha appena smesso di ricevere il sussidio di disoccupazione.
- In Lussemburgo: il revenue minimum guaranti, è definito legge universale, un riconoscimento individuale “fino al raggiungimento di una migliore condizione personale”. L’importo è di 1.100 euro mensili.
- In Austria c’è la sozialhilfe, un minimo garantito che viene aggiunto al sostegno per il cibo, il riscaldamento, l'elettricità e l’affitto per la casa.
- In Norvegia c’è lo Stønad til livsopphold, letteralmente “reddito di esistenza”, erogato a titolo individuale senza condizione di età, con un importo mensile di oltre 500 euro e la copertura delle spese d’alloggio ed elettricità.
- In Olanda si chiama Beinstand, è un diritto individuale e si accompagna al sostegno all’affitto, ai trasporti per gli studenti, all’accesso alla cultura.
L’assegno universale è invece separato da tutto ciò, e viene versato incondizionatamente, ossia senza giustificazione di risorse, ad ogni individuo, dalla nascita alla morte, per il solo fatto che egli esista.
Dietro la soluzione dell’assegno universale c’è anche una scelta etica che si configura come una rivalutazione del concetto di “lavoro”, che non debba essere presentato come un obbligo per l’individuo senza cui la sua esistenza venga compromessa. Il lavoro resta un “diritto” di tutti, ma non deve essere un “dovere” che miri a pregiudicare l’esistenza umana.
Quest’ultima va garantita indipendentemente dal reddito da lavoro. Il lavoro di ogni singolo individuo dovrebbe tradursi in espressione delle proprie passioni personali ed utilità per la comunità e non, come invece avviene attualmente, in una forma di coercizione che metta in pericolo la soddisfazione dei bisogni primari dei cittadini. Per questo motivo l'introduzione dell'assegno universale riconoscerebbe i diritti inalienabili di ogni individuo.
A questo punto molti direbbero:
A questo punto molti direbbero:
"ma se non ci sono i soldi per offrire dei servizi pubblici decenti figuriamoci se si possano elargire sovvenzioni economiche per garantire i diritti basilari del'essere vivente".
Beh a questo punto allora si potrebbe pensare ad una emissione monetaria ad hoc, su base statale o regionale, come quella fatta da J.F. Kennedy il 4 giugno 1963, il quale firmò l'ordine esecutivo 11110 che dava la possibilità al governo USA di emettere moneta senza passare attraverso la privatissima Federal Reserve e, quindi, senza generare ulteriore debito pubblico.
Piccola ma importante puntualizzazione: dopo appena 5 mesi dalla firma dell'ordine esecutivo 11110 che metteva fuori gioco il potere della banca centrale americana Kennedy fu assassinato (22 novembre 1963) e da allora nessun presidente americano ha più ripristinato quell'ordine esecutivo ancora valido nella Costituzione americana. Semplice casualità?
di Salvatore Tamburro
Piccola ma importante puntualizzazione: dopo appena 5 mesi dalla firma dell'ordine esecutivo 11110 che metteva fuori gioco il potere della banca centrale americana Kennedy fu assassinato (22 novembre 1963) e da allora nessun presidente americano ha più ripristinato quell'ordine esecutivo ancora valido nella Costituzione americana. Semplice casualità?
di Salvatore Tamburro
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