Alla ricerca disperata di risorse da passare alle banche attraverso l'Esm, Monti prende di mira il Trattamento di fine rapporto, ovvero la liquidazione. Per i lavoratori che lasciano il posto di lavoro, quindi, e sono tanti visto l'aumento dei licenziamenti a causa della crisi, la limatina dell'Irpef è assolutamente priva di senso.
A partire dal 31 dicembre 2012 la somma che il lavoratore riceve al momento del licenziamento (una mensilità per ogni anno di lavoro in quell’azienda) subirà un maggiore prelievo fiscale. La legge di stabilità, nel percorso fatto fino al Parlamento, abroga infatti la clausola di salvaguardia, introdotta per evitare che le nuove aliquote e scaglioni in vigore dal 1° gennaio 2007 si ripercuotessero negativamente sulla tassazione del trattamento. La clausola ha consentito finora di tassare il Tfr con le aliquote e gli scaglioni in vigore nel 2006 se più favorevoli rispetto a quelli in vigore nell'anno di maturazione del diritto alla percezione del Tfr. Il vantaggio maggiore era per i redditi più bassi, perché fino al 31 dicembre 2006, i redditi fino a 26mila euro erano sottoposti all'aliquota del 23 per cento. Dal 2007 invece il 23% si applica sui redditi fino a 15.000,00 e da 15.001,00 fino a 28.000,00 si applica il 27 per cento. In dieci anni di lavoro, su una liquidazione di importo pari a 20.000,00 euro, l'imposta sarà in futuro di 4.646,10, mentre sarebbe stata di 4.546,10 con la clausola di salvaguardia. Se il Tfr, anziché di 20.000,00 sarà si 30.000,00 , sempre maturato in dieci anni, dal 2013 l'imposta sarà di 8.100 contro 7.857 con la clausola di salvaguardia .
di Fabrizio Salvatori
fonte: http://www.controlacrisi.org
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