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martedì 5 novembre 2013

IL REGIME POLITICO-INFORMATIVO SUONA L'ALLARME CONTRO GLI ANTI EUROPEISTI

Nell’Europa che ha in testa l’establishment, sintetizza Claudio Messora, «l’Italia diventa la Calabria e Helsinki la Lombardia». Ma per Eugenio Scalfari il problema non è questo, bensì Beppe Grillo: se vince, sostiene il fondatore di “Repubblica”, l’Italia «va a rotoli». Perché, ora dove sta andando? «In Grecia, a nuoto», per dirla con Giulietto Chiesa. Ma il mainstream tiene duro: in televisione, il solo Gianluigi Paragone dà fiato all’alternativa, ospitando economisti democratici e “guastatori” come Paolo Barnard, mentre la stessa Milena Gabanelli, su “Report”, continua a imputare alla sola “casta” italiana le colpe della crisi, senza “vedere” il disegno che da Bruxelles sta piegando il paese. La stessa grande paura accomuna tutti gli operatori che presidiano la comunicazione: guai se alle prossime elezioni europee – maggio 2014 – dovesse svegliarsi l’Europa, quella vera, incarnata dai popoli che si stanno ribellando alla crisi imposta dall’élite finanziaria globalizzatrice.


A dare l’allarme è lo stesso Enrico Letta, uomo Bilderberg: «Se i populisti in Europa superassero una percentuale del 25% questo sarebbe molto preoccupante», dichiara il premier a “La Stampa”. «Il rischio che il Cinque Stelle risulti il primo partito alle europee è molto forte: non possiamo limitarci ad essere timidi con Grillo». Timore condiviso da un euro-oligarca come il tedesco Martin Schulz, secondo cui «la possibilità che nel prossimo Europarlamento ci sia tra un quarto e un quinto di deputati euroscettici o populisti è ormai più che probabile». Mai nessuno che si pronunci sulle cause del terremoto elettorale in arrivo. Eppure, aggiunge lo stesso Messora, basta ascoltare quello che Mario Monti (Bilderberg, Trilaterale, Goldman Sachs) ha appena detto alla Cnn: «Stiamo effettivamente distruggendo la domanda interna attraverso il consolidamento fiscale. Quindi, ci deve essere una operazione di domanda attraverso l’Europa, un’espansione della domanda». Mai stato così chiaro, Monti. «Come si distrugge la domanda interna? Alzi le tasse e svaluti i salari», dice Messora, «così la gente non ha più soldi e compra di meno».

Ma non basta: lo Stato potrebbe sempre alzare la spesa a deficit, cioè investire sui cittadini, mediante politiche sociali (reddito di cittadinanza) o creando lavoro. «E allora cosa facciamo? Semplice: inventiamo il pareggio di bilancio e lo mettiamo addirittura nella Costituzione, così da rendere impossibile qualunque ripensamento. Era l’equazione che ci avrebbe matematicamente reso più poveri: se costringi la somma delle entrate e delle uscite di uno Stato ad annullarsi a vicenda, allora se punti sulle esportazioni devi per forza massacrare i portafogli». E’ quello che ha fatto Monti. Più “domanda attraverso l’Europa” significa «diventare un centro di produzione a basso costo per i ricchi paesi del nord (Germania in testa), una specie di Cina europea, così da non essere costretti a comprare dai trafficanti di diritti di Pechino, per togliere il mercato all’oriente spregiudicato». A quel punto, la strada è obbligata: tagliare i costi di produzione. «E siccome le materie prime le paghiamo sempre uguale, bisogna pagare di meno gli stipendi e diminuire i diritti (vi dice niente la battaglia per la modifica dell’articolo 18?)».

E come li costringi, i lavoratori, ad accettare uno standard di vita meno dignitoso? Ci si arriva per gradi: «Li getti nella crisi più nera, svendi tutto il patrimonio di economia nazionale e permetti ai nuovi padroni di delocalizzare all’estero. Gli togli le case con Equitalia. Costringi le fabbriche a chiudere: meno offerta di lavoro uguale più domanda, cioè milioni di persone senza reddito disposte a qualunque cosa pur di avere un tozzo di pane». Il paradiso dei tedeschi, affamati di aziende da comprare in saldo e di lavoro a basso costo per il loro export. «Venire a fare shopping in Italia è come andare all’outlet nel periodo dei saldi». Per Messora, non è irrilevante il risvolto geopolitico: un’Europa germanizzata può «limitare lo strapotere commerciale dei Brics, e magari togliere potere a quella Cina che detiene la maggior parte del debito americano».

Funziona così: «Prendi un paese massacrato dal debito pubblico, ricattabile, ma anche industrializzato, dunque con le possibilità e le competenze produttive per soddisfare la tua domanda, e lo trasformi in una miniera a basso costo. Un piano iniziato negli anni ’80, ai tempi di Kohl e Mitterrand». Per Messora, non è altro che «un disegno criminoso, deciso sulla testa dei popoli, senza consultarli». Una strategia complessiva che fonda tutte le sue possibilità sull’onnipotenza di una élite che domina incontrastata, attraverso il controllo della meta-finanza europea la costruzione di un’unica, enorme, sovra-nazione «dove il controllo democratico è inesistente (e dove i think-tank sostituiscono i parlamenti)». A questo progetto oligarchico, «i socialismi europei hanno venduto l’anima». Certo, resta ancora «un’opinione pubblica da condizionare, da convincere che non esistono altre strade». E allora, bisogna «monitorare le comunicazioni nei paesi euroscettici, per identificare i temi più rilevanti e per assoldare una squadra di piccoli Goebbels in grado di reagire prontamente e fare una propaganda mirata», accusando di “populismo” chi contrasta l’oligarchia dominante.

E’ il tema della crociata alle porte: «Bisogna combattere i “populismi”, cioè chiunque insista nel coltivare la convinzione che le élite non abbiano un mandato divino a governare sul cielo e sulla terra (né le loro soluzioni siano le migliori a prescindere), ma la sovranità appartenga al popolo». E’ quello che fa l’anziano Scalfari, tra una cena e l’altra con Napolitano e Draghi: l’importante è demonizzare Grillo, evitando accuratamente di spiegare le ragioni del suo successo, cioè il fallimento catastrofico della resa italiana agli euro-diktat. Nella sua replica, Grillo sfotte Scalfari: mi ha paragonato, dice, agli invasori marziani evocati da Orson Welles nel 1938. «Alla bufala di Welles credettero sei milioni di persone, a Scalfari non crede neppure più De Benedetti», scrive Grillo. «E’ il tempo della panchina lunga, caro Eugenio, magari al Pincio. Tu, l’Ingegnere e Napolitano a ricordare i vecchi tempi. Quando gli elettori, il cosiddetto popolo così tanto disprezzato non contava nulla. Bei tempi quelli, ma non torneranno più». Da Palazzo Chigi, Enrico Letta strepita: «Fermiamo i nemici dell’Europa». A partire dalle prossime europee, milioni di cittadini cercheranno invece di fermare, innanzitutto, i nemici dell’Italia.

fonte: Libreidee



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MOZIONE DI SEL: BASTA CON I CENTESIMI DI EURO

Basta con i centesimi di euro, la loro fabbricazione è troppo costosa se rapportata al loro effettivo valore. E così i parlamentari della Camera dei deputati di Sinistra Ecologia Libertà presentano una mozione che viene sottoscritta anche dai deputati del Pd, di Scelta Civica e Movimento 5 Stelle.


"I costi di fabbricazione di ciascuna moneta da 1 centesimo - scrive Sel in una nota - ammonterebbero a 4,5 centesimi, quelli di ciascuna moneta da due centesimi a 5,2 cent, quelli di ciascuna moneta da 5 centesimi a 5,7». 

Stando sempre al testo della mozione, "dall’introduzione dell’Euro la Zecca avrebbe fuso oltre 2,8 miliardi di monete da un centesimo, 2,3 miliardi di monete da 2 cent e circa 2 miliardi di monete da 5 cent, per un costo complessivo di 362 milioni di euro a fronte di un valore reale di 174 milioni".

fonte: Wall Street Italia




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M5S: TROVATA LA COPERTURA FINANZIARIA PER IL REDDITO MINIMO GARANTITO

L’hanno trovata. La copertura finanziaria per il reddito di cittadinanza esiste ed è realizzabile. O almeno è quello che promette il Movimento 5 Stelle, che dopo sei mesi di lavoro annuncia "abbiamo un disegno di legge". 


Costa 20 miliardi e prevede un contributo di massimo 600 euro per chi ha perso il lavoro o si trova sotto la soglia di povertà. E’ il punto numero uno del programma elettorale, promosso da Beppe Grillo nelle piazze di tutta Italia e la proposta che non possono mancare. 

Il modello è la Francia, e non la Svizzera come aveva detto il leader, e soprattutto il sostegno è legato ad una riorganizzazione dei centri dell’impiego. 

Tecnicamente andrebbe chiamato "reddito minimo garantito" e non "reddito di cittadinanza", perché quest’ultimo indica l’erogazione di fondi aicittadini maggiorenni a prescindere che lavorino o no, ma resta una forma di contributo. 

La presentazione sarà fatta in via ufficiale nei prossimi giorni, ilfattoquotidiano.it ha potuto ricostruire gli aspetti fondamentali del disegno di legge. 

E’ un progetto a cui guardano con interesse Pd e Sel, ma il rischio è quello di vederlo accantonato alla prima votazione, dimenticato insieme alle altre centinaia di leggi studiate dal Movimento e che non trovano i voti necessari per essere discusse. 

"I soldi ci sono", assicura il senatore a 5 Stelle Alberto Airola, "Non ci vengano a dire che non si può realizzare perché 20 miliardi li possiamo ricavare senza problemi. Noi, a differenza degli altri partiti, siamo preoccupati per la situazione sociale italiana. Enrico Letta invece l’ha definito un progetto ‘divisivo’".

E’ il loro terreno e tra discussioni politiche e malumori interni, sanno che questa è la prova che non possono sbagliare. Il progetto, elaborato da gruppi di lavoro locali e nazionali, prevede uno schema di reddito minimo garantito del "costo di 19-20 miliardi", agganciato ad una riforma del mercato del lavoro. 

Se Grillo in campagna elettorale parlava di un sostegno di 1.000 euro per i disoccupati, ora le cifre cambiano. In base alla proposta, avranno diritto al reddito tutti i cittadini residenti in Italia. 

Potrà beneficiarne chiunque abbia perso il lavoro e chi, pur lavorando, non riesca a superare la soglia di povertà: nel primo caso verrà erogato il contributo massimo di 600 euro; nel secondo caso lo Stato provvederà ad integrare il reddito fino a quota 600. 

L’importo sarà calcolato sulla base del nucleo familiare, ma l’aiuto verrà erogato ad ogni membro. Esempio: una famiglia è composta da due persone, una percepisce un reddito di 400 euro al mese e l’altra non ha entrate. Il primo componente riceverà 200 euro (per arrivare a quota 600), il secondo riceverà il contributo pieno e per ogni figlio a carico aumenterà l’importo del sostegno. Che andrà ad integrare anche le pensioni minime. Nessuna notizia ancora della copertura finanziaria: i modi e i tempi verranno svelati una volta che la bozza sarà presentata ufficialmente.

Il reddito ideato dal M5S è basato sul riordino dei centri per l’impiego. "Le riforme che si sono susseguite negli anni hanno esternalizzato parte dei servizi – spiega la senatrice Nunzia Catalfo, membro del team che ha elaborato il progetto – finendo per paralizzare il sistema perché non c’è un ente che coordina il lavoro delle strutture pubbliche con quello delle agenzie private. In base alla nostra proposta sarà il ministero del Lavoro a farlo". 

I centri per l’impiego offriranno a chi è disoccupato fino a 3 offerte di lavoro "congrue", ovvero adatte al suo curriculum: "Se uno è laureato in ingegneria non gli si può chiedere di fare il giardiniere". Al terzo rifiuto, si perde il diritto al reddito.

In Francia esiste qualcosa di simile: è il Revenu de Solidarité Active, introdotto nel 2009. Ne ha diritto chi risiede nel paese da più di 5 anni, ha più di 25 anni, chi è più giovane ma ha un figlio a carico o 2 anni di lavoro sul curriculum. Un singolo percepisce 460 euro mensili, una coppia con 2 figli 966 euro. 

L’importo cresce con l’aumentare della prole ed è modulare: man mano che cresce il reddito da lavoro, diminuisce il sussidio ma in questo modo il reddito disponibile aumenta. Differente il progetto di reddito di cittadinanza che presto sarà sottoposto a referendum in Svizzera, indicato da Beppe Grillo come modello per la proposta del M5S. 

Oltreconfine il comitato popolare Grundeinkommen ha presentato al Parlamento una petizione con 126 mila firme per assicurare 2.500 franchi al mese (2.064 euro) a ogni cittadino maggiorenne e 500 franchi (412 euro) a ciascun minorenne a prescindere dal fatto che lavorino o siano disposti a farlo.

In Italia l’ostacolo più grande, oltre ogni proclamo, è quello di riuscire a far entrare il disegno di legge nell’agenda politica italiana. Sulla carta, anche Pd e Sel chiedono il reddito minimo di cittadinanza. 

I democratici hanno presentato una proposta di legge alla Camera, assegnata il 24 giugno alle commissioni riunite Lavoro e Affari sociali, ma l’esame non è ancora iniziato. L’ipotesi del Pd prevede un contributo di 500 al mese, per coloro che hanno un Isee non superiore a 6.880 euro annui. Il partito di Nichi Vendola invece eleva la soglia a a 600 euro ciascuno da destinare a chi ha un reddito personale imponibile non superiore a 8.000 euro.

Ma dalle proposte ai fatti, la strada è lunga. Il Movimento 5 Stelle aveva presentato in Senato una mozione: il 26 giugno l’Aula l’ha bocciata con 181 voti di Pd, Pdl e Scelta Civica. E non solo. "In Commissione", racconta Sara Paglini, una delle referenti del gruppo di lavoro , "ci è stato bocciato l’ordine del giorno per poter discutere di reddito minimo garantito. Solo Sel si è astenuta, dicono che vogliono prima vedere la nostra bozza. Ma la verità è che non vogliono affrontare l’argomento. Manca la volontà politica". 

La speranza dei 5 Stelle è quella di poter avere più influenza se il progetto risulterà effettivamente realizzabile. "Abbiamo le coperture ed è la strada per far ripartire la nostra economia", ha commentato la senatrice Catalfo, "in un momento in cui le esportazioni danno segnali di ripresa ma cala il consumo interno, e quindi il Pil, perché le famiglie non hanno soldi da spendere, occorre sostenerle per metterle in condizione di consumare e far lavorare di conseguenza le aziende italiane. Oltre ad aiutare chi non riesce a vivere una vita dignitosa".

fonte: Il Fatto Quotidiano




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GLI APPARATI DEVIATI ATTACCANO IL M5S

Il noto Massone abruzzese, ricco possidente, creatore tra le tante di una rete di interventi e presenze, e di una associazione denominata “Dedalo” da lui stesso, ispiratore di case famiglia appellate “moon”, responsabile “scientifico” della comunità per tossicodipendenti “Saman” di Latina , e molto altro di piu’, parte ora all’attacco di Beppe Grillo e del movimento popolare a lui e da lui ispirato.


Parliamo dello psichiatra, psicologo, ipnoterapeuta Luigi Cancrini, quello che fa diagnosi pubbliche attribuendosi un ruolo politico-diagnostico e che ha già “diagnostizzato” ad uso politico Berlusconi con un articolo pubblico.


Ed è lo stesso “psichiatra” che ha letteralmente montato il caso RIGNANO FLAMINIO , mentre veniva azzerato e nascosto il caso FIORI NEL FANGO DUE ( trecento bambini ROM coinvolti nelle vicende emerse e poi seppellite, nella più grande indagine su pedofilia/efebofilie di apparati deviati , militari e anche professionisti e preti) .
A detta del supermassonico e gladiatorio Luigi Cancrini ( ama la pugna , il combattimento … nascondendosi dietro al Dedalo o a familiari irretiti e trattati ed usati contro il “bersaglio” ), Beppe Grillo sarebbe addirittura preda di “demenza senile” o “ involuzione mentale “ perché ha indicato ruolo, storia e responsabilità di Giorgio Napolitano, ma con lui, anche della cordata degli apparati che vanno emergendo, anche grazie ad un nostro duto lavoro, alla consapevolezza di tutto il paese.
Si avete capito bene, il più grande movimento di massa dal basso ( e non certo solo dall’alto ) nella storia della Repubblica sta puntando finalmente la luce proprio anche sulle trame deviate, piccole medie e grandi, di una finta democrazia controllata da quel pericoloso apparato deviato che da due anni e mezzo denuncio, con prove verificabili.
Grazie Movimento 5 Stelle, grazie Beppe Grillo.
Se non altro ora sappiamo, a conferma, perché le osservazioni e prove sulle ascendenze di Casaleggio o le piu o meno vere od inventate frequentazioni di Beppe Grillo, guarda caso, sono state propalate da un mondo, anche “complottista”, e che oggi denuncio a mia volta come infiltrato sinanche da servizi segreti deviati o no, talvolta connesso agli stessi poteri sotterranei. Un frammento e cerchia di protezione in rete della segretezza ed identità delle cordate ed apparati deviati, contrario a Grillo ed al Movimento 5 stelle, ma per la stessa identica ragione per cui lo sono Luigi Cancrini, D’Alema, Violante , Napolitano, Letta, Francesco Bruno, Giuseppe Cascini, Stefano Pesci , Agnello Rossi e via via cordata facendo. 
L’hanno pensata bella : c’è chi blatera di signoraggio , scie chimiche, sovranità, e varie generalità , perché deve solo fare girare a vuoto le idee, nel frattempo disinformando in tutto o in parte persino quando le informazioni sembrerebbero di massima rispondenti al reale .
Costoro “ pseudo complottisti “ della controinformazione infiltrata stanno con Luigi Cancrini, avendo serbato il più religioso silenzio su denunce che riguardino la vera cordata sotterranea e non i suoi alcuni esponenti visibili, ma dicono di essere contro i Governi ed il “sistema” . Una mira ad abundantiam, para-golpista, fa da sfondo ai falso complottisti, gestita dalle medesime forze che hanno intrufolato tutti i gangli essenziali dello Stato, a colpi di operazioni, ricatti, deviazioni e varie altre attività criminali .
Popolo della rete ora cominciamo a sapere chi è dalla parte della ragione e chi vi ha raggirato , postando slogands inutili e non occupandosi del vero cuore deviato della parte del sistema piegata da trenta anni di strategie sempre più efficienti .
UNA ALLEANZA ROSSO BRUNA , già c’era quindi, ma sotto la bandiera trasversale del POTERE FRAMASSONICO E DELL’APPARATO CONDIVISO che dirige sotterraneamente la agenda della politica e della storia . UN Arlecchino del CHAOS svelato, con il segreto di Pulcinella , ma ce ne è voluto per vedere i primi chiari reali segnali .
E c’è qualche personaggetto/a della anti-contro-informazione che commenterà “ già si sapeva” : l’ultimo protocollo e l’ultima chanche denigratoria , prima di arrendersi definitamente alla impraticabilità di piste e protocolli Tavistock, 
[http://cddpsichiatriaepsicologiadeviate.blogspot.it/2013/10/progetto-tavistock-il-lavaggio-del.html ], mentre i criminali sotterraneamente associati passeranno più crudamente alle vie di fatto .

di Paolo Ferraro

lunedì 4 novembre 2013

COME PUO' BERLUSCONI PARTECIPARE ALLE PROSSIME ELEZIONI ?

«Alle prossime elezioni penso che sia necessario un mio impegno diretto», fa sapere Silvio Berlusconi attraverso l’ennesimo libro di Bruno Vespa in uscita. E ancora: «Nessuno puo’ togliermi il diritto di restare alla guida del movimento che ho fondato, finche’ molti milioni di elettrici e di elettori lo vogliono. Ho un rapporto speciale con gli italiani che, come me, temono che la sinistra possa andare al governo e proprio per questo sento il dovere di stare in prima linea». Insomma, Berlusconi è convinto che riuscirà a partecipare alle prossime elezioni. Il come, però, non è un dettaglio.


COME BERLUSCONI PUO’ PARTECIPARE ALLE PROSSIME ELEZIONI – Ma non ci vuole tanta fantasia per immaginare come, sic stantibus rebus (e a patto che non cambino prossimamente, cosa che comunque il parlamento sembra escludere), Berlusconi potrebbe «impegnarsi direttamente» nelle prossime elezioni. Anche se è impossibilitato a candidarsi, Berlusconi può seguire tranquillamente l’esempio di Beppe Grillo: ovvero, può far scrivere il suo nome sul simbolo di Forza Italia o del PdL con cui si andrà alle elezioni, e in seguito partecipare tranquillamente alla campagna elettorale parlando da tutti i pulpiti che ritiene necessari. Una chance che lo farebbe diventare comunque protagonista anche se formalmente ineleggibile.

SILVIO COME PEPPE? – Le opzioni non finiscono qui, però, visto che Berlusconi ha altre scelte nell’artificio. Può fare il leader ispiratore di un centrodestra rinnovato, con Alfano o un falco a capo della coalizione (in questo caso ci sarebbe un sensibile passo indietro, però). Poi, una volta eletto il prossimo parlamento, in caso di vittoria potrebbe far cambiare le leggi che lo rendono ineleggibile. E poi puntare a uno scranno più alto rispetto a quello che avrebbe occupato: il Quirinale.

fonte: Giornalettismo

sabato 2 novembre 2013

IL PD E LE TESSERE GONFIATE A FROSINONE

Civatiani, renziani, cuperliani tutti e tre contro le grandi anomalie del Partito democratico che stanno spuntando come funghi a due passi dalle primarie dell’8 dicembre. Tre candidati su quattro a Frosinone hanno deciso di sospendere la loro candidatura al congresso provinciale. Lievitazioni delletessere che neanche un miracolo divino saprebbe fare, convocazioni lampo per congressi, tempi di dibattito azzerati: sono questi gli amari ingredienti lungo tutto lo stivale. Fattori che rischiano di compromettere gravemente i 44 Congressi di Circolo che si dovrebbero svolgere sino a domenica 3 novembre. In piena Ciociaria si dice basta e si molla tutto anche a costo di non avere più un congresso locale.


I CONGRESSI E LE CONVOCAZIONI FLASH – «Non possiamo essere – spiegano in una nota Sara Battisti, Alessandro Martini e Mario D’Alessandro – silenti di fronte a queste deplorevoli azioni per non essere complici di un degrado che danneggerebbe tutto l’intero partito con effetti dannosi per la sua credibilità. Vogliamo un partito trasparente, democratico, senza padroni, libero nelle sue scelte nell’interesse di tutti i cittadini di questa provincia e del paese». Che succede nel Lazio? «È successo – spiega Sara (cuperliana) – quello che sta accadendo in tutta Italia, ovvero all’apertura della fase congressuale ci sono casi evidenti di anomalie sulle tessere, convocazione di congressi senza le modalità corrette, con convocazioni lampo senza dibattito, garanti che condizionano l’esito dei congressi. Noi avevamo già fatto un appello in precedenza. Nessuno ci ha ascoltato per questo abbiamo deciso di sospenderci e chiedere l’annullamento del congresso».

TESSERE IN BIANCO E PERCENTUALI AL 450% – Martini, di area renziana spiega: «Qui la situazione è particolare, non ci sono più le condizioni politiche per fare un congresso sereno. Un po’ in linea con le altre realtà ci sono fenomeni che hanno sfasato la base degli iscritti del Pd». Circoli in cui sono state “impedite” le iscrizioni di persone volenterose, altri in cui orde di aspiranti elettori hanno riempito i congressi locali: «Ci sono picchi del 450 per cento – spiega – in realtà piccole dove questo aumento non può essere giustificato nemmeno col numero degli abitanti della città». All’Isola del Liri, racconta il candidato, sono state trovate tessere fatte su fotocopie di moduli in bianco. «In altre realtà – aggiunge – come Rocasecca, improvvisamente 20 minuti prima della chiusura del voto sono arrivate cento persone in fila portate lì a cambiare l’esito del congresso». Salvo Costanzo è il quarto candidato. È appoggiato dalla corrente che sostiene l’europarlamentare Francesco De Angelis. Quest’ultimo non ha ancora ufficialmente espresso il suo endorsement per un candidato alla segreteria. «Noi – spiega Martini – abbiamo inviato una lettera agli organi di garanzia nazionali e provinciali. In quasi ogni circolo c’è stato un ricorso a causa di convocazioni lampo, rinvii dei congressi convocati e poca divulgazione. In alcune realtà il tesseramento è stato fatto in modo non consono. È mancato il congresso. Si è fatta la conta, è diventato un votificio. In alcune realtà non è stata neanche data la possibilità di presentare le proprie mozioni congressuali».

NOI VI AVEVAMO AVVISATO – C’era da aspettarselo? «Abbiamo denunciato - aggiunge il renziano - già nel primo weekend di congressi una pratica un po’ dubbia, proprio per evitare che il congresso degenerasse. Al tempo ci hanno additato come persone che volevano mettere in cattiva luce il partito. Alla fine si è avverato quello che non doveva accadere». A questo punto si chiama il garante nazionale. «Non bisogna – spiega Martini – mettere la polvere sotto il tappeto. Tutti gli obiettivi prefissati sono andati in frantumi a favore di ambizioni personali, protezione di orticelli. Insomma le solite questioni che attanagliano il Pd e che hanno contribuito al declino del numero dei tesserati». Per Mario D’alessandro, civatiano, non c’è stato spazio di discussione: «Nel pomeriggio – racconta D’Alessandro – Anna Maria Tedeschi, consigliere regionale, doveva presentare una sua mozione e non c’è riuscita. Invece di aprire un dibattito su questioni serie si gonfia il tesseramento. Avevamo deciso di continuare con responsabilità seguendo le indicazioni della commissione di garanzia: massimo 30 per cento in più del tesseramento 2012. Nessuno considera questo dato e ognuno fa come gli pare». Mario è in contatto con Pippo Civati: «Con questa azione forte – spiega il candidato locale – qualcuno dovrà pur intervenire. Il problema l’ha creato la direzione nazionale nel momento in cui ha consentito il tesseramento fino al giorno del voto». Nelle altre regioni non si sta meglio. Davide Montanaro, giovane democratico di Bari ha rivolto sul suo blog una lettera indirizzata a “Tutti i responsabili dello schifo di questi giorni”:

Cari adulti del PD, abbiate un minimo sussulto di dignità: dimettetevi da qualsiasi carica politica e chiedete scusa alle vittime dei vostri interessi, chiedete scusa a chi crede veramente nel PD e nei congressi, come momento cardine per il rinnovamento del partito e quindi dell’Italia. Così non sarà e questo mi dispiace. Cari adulti del PD, abbiate fede, qualcuno darà vita al vero PD. Una cosa è certa: non saranno coloro che giocano con il tesseramento.

«Fino a che – spiega Mario D’Alessandro – non ci dicono nulla dal nazionale noi qui siamo fermi. Un anno e mezzo fa ho concorso all’assemblea regionale Lazio. Non ci sono stati problemi». Da Asti fino a Catania il caos regna sovrano. In Sicilia Nico Stumpo è sceso per sbrogliare la querelle della moltiplicazione delle tessere che ha poi portato allo stop del congresso locale. Nel Pd si denuncia, a volte divisi, a volte uniti come a Frosinone. Le province rischiano di far ballare Largo Nazareno che finora non interviene in modo deciso. Si stava meglio quando si stava peggio?

fonte: Giornalettismo

M5S: ESPOSTO PER INDAGARE SU CONNESSIONI AFFARE "BINGO"

Lui è un ex assistente di un parlamentare che sarebbe interessato all’acquisto di un albergo a Roma per conto di una cordata di politici. Dietro l’acquisto dell’hotel si nasconderebbe l’interesse di un gruppo di potere per riciclare i proventi del grande affare dei Bingo. Questo è emerso da una inchiesta delle Iene, in onda lo scorso martedì. Ora il M5S ha deciso di presentare un esposto alla polizia del Senato, all’attenzione della Procura di Roma. I senatori Laura Bottici e Giovanni Endrizzi chiedono che si accertino i fatti emersi all’interno dal programma. “Stante la gravità – si legge – di quanto rappresentato nel corso del servizio, chiediamo che la competente magistratura proceda agli approfondimenti investigativi per accertare la veridicità di quanto raccontato dall’anonimo intervistato”.


La storia è ancora avvolta dal mistero e risulta non ancora identificato l’ex assistente parlamentare braccato dalle Iene. Qualche collaboratore in Senato, però, sembra lo abbia riconosciuto e spiega di averlo visto in compagnia di un senatore siciliano nel corso della passata legislatura. Restano ancora ignote le sue generalità. La storia ruota attorno al grande affare dei Bingo e agli interessi di una cordata di politici, ignota al momento, che attraverso una società sarebbe pronta ad investire circa 30 milioni di euro per l’acquisto di un albergo a Roma. L’hotel, facilmente individuabile, è l’Aleph, un 5 stelle di proprietà della Boscolo group. Diversi articoli indicavano l’immobile in vendita, la direttrice dell’Aleph a ilfattoquotidiano.it ha negato l’arrivo di cordate interessate all’acquisto, ma il giorno del servizio alle Iene aveva confermato che fosse un vendita. L’ufficio stampa della Boscolo non ha rilasciato dichiarazioni. 

L’inchiesta della Iena Filippo Roma e di Marco Occhipinti partiva dal racconto di un informatore che spiegava il sistema dalla nascita: “C’è un ragazzo, ex assistente di un ministro Italiano che, essendo andato in Spagna e avendo visionato questo gioco, ha ritenuto opportuno importarlo in Italia”. Lo ha fatto attraverso leggi ad hoc approvate da ministri compiacenti. Si sarebbero create cordate di politici con interessi nel settore, settore che suscita gli appetiti anche dei clan. Entra in gioco anche l’affare dell’albergo. Il tutto avviene attraverso un loro uomo: “Grazie ad un loro galoppino – racconta l’informatore – ex assistente di uno di essi, stanno acquistando per mezzo di società straniere alcuni alberghi di questa società, tra cui uno di questi è un albergo romano che pare sia stato venduto intorno ai 30 milioni di euro”. La Iena Roma si è appostato all’esterno dell’albergo individuando l’ex assistente: “Si sono ex assistente parlamentare – risponde irritato alle domande. L’albergo? Lavoro per una società”. Non si è ancora scoperto chi è l’assistente, ora arriva l’esposto del M5S. Intanto ilfattoquotidiano.it ha trovato in rete un annuncio, firmato damarisafab, datato 25 ottobre, che, nei fatti, anticipava l’inchiesta evidenziando: “Questa è una notizia bomba (…) prima che arrivino le Iene e so già che ci sono arrivate ecco un pezzo che può interessarvi”. Nell’annuncio che riportava una nota stampa, di fonte ignota, venivano evidenziati altri elementi come la sede della società a Vaduz, il ruolo di uno chef di fama internazionale al fianco dell’ex assistente parlamentare e la vicinanza a personaggi dello Ior. Un altro particolare inquietante in una vicenda ancora tutta da chiarire.

fonte: Il Fatto Quotidiano

venerdì 1 novembre 2013

CARLO SIBILIA (M5S): CHIEDEREMO UNA MORATORIA SUL MES

“Chiederemo che la prossima rata da 2,8 mil sia utilizzata per abbassare l’Iva”- Dal settembre del 2012 è entrato in vigore il Meccanismo europeo di stabilità (Mes). Prima della sua introduzione, in Austria diversi professori ed accademici hanno inviato una lettera in cui intimavano il proprio governo a non ratificare un trattato che avrebbe “creato una schiavitù anonima e finanziaria”. In Germania oltre 30 mila ricorsi alla Corte di Karlsruhe hanno di fatto limitato poi la partecipazione di Berlino al meccanismo. Al contrario, le voci di dissenso in Italia non sono state ascoltate in nessun modo. Reputi più responsabile la politica o l’informazione?


L’informazione deve essere il cane da guardia, ma la responsabilità fondamentale è della politica. Chi ha deciso di appoggiare queste riforme costituzionali e ratificato questi trattati ha nomi e cognomi precisi. Si è trattato del governo Monti, appoggiato, anche se oggi si tende a dimenticarlo, dall’Asse ABC (Alfano, Bersani o Berlusconi scegliete voi tanto è uguale, Casini). Anche in Italia ci sono state persone che avevano espresso un dissenso simile a quello di Austria e Germania; io so di alcuni professori del settore che avevano avvertito la Commissione affari esteri sui rischi della ratifica del Mes, delle criticità e delle probabili incostituzionalità, ma la maggior parte di parlamentari non sapevano nulla di quello che andavano a votare. E sono loro, non i giornalisti, i responsabili primi.
La cooptazione di Monti, ex consulente di Goldman Sachs e sempre presente all’interno delle riunioni del Bilderberg, è l’emblema del fallimento della politica. Non è complottismo, e saranno sicuramente dei casi che chi partecipa a quelle riunioni poi diventa primo ministro, io però non accetto che non si rendiconti quello che avviene durante quelle riunioni e che esistano associazioni poco trasparenti, come quella di Vedrò di Letta finanziata dal cartello delle slot machine, che hanno conflitti d’interesse non tollerabili.

- Tecnicamente il Mes è un’organizzazione intergovernativa con un fondo di partenza da 700 miliardi rinnovabile dai Super governatori, i ministri delle finanze dei paesi della zona euro, senza alcun controllo esterno credibile. La logica è tale per cui uno Stato si indebita per fornire il suo contributo e se dovesse avere bisogno di un prestito dovrà poi pagare un secondo interesse ed accettare un Memorandum che detta la politica economica da seguire. Una logica suicida?

Chiaramente ed il problema è che alle persone non si spiega bene il meccanismo contorto alla sua base: il Mes di fatto è un club, in cui tu entri dando la tua quota d’iscrizione. Poi se ti serve un prestito, perché ti servono i tuoi soldi, ti fanno pagare i tuoi soldi con gli interessi. La logica, come ho avuto modo di dire alla Camera, è quella di utilizzare il debito sovrano come stritolamento e schiavitù degli stati ed il Mes è la chiave finale per questo giochetto.
Veniamo al caso dell’Italia, la nostra quota parte è di 125 miliardi di euro circa, il 17% dei fondi a disposizione del Mes. Come facciamo in questa situazione post-bellica e drammatica di oggi, dove i redditi pro capite sono scesi ad i livelli del 1996, i consumi alimentari al 1992, con il 40% di disoccupazione giovanile ed otto milioni di poveri, a finanziare 125 miliardi? Sono 5 leggi di stabilità. Ne abbiamo già versati 15 miliardi e 50 complessivi a tutte le varie strutture create dal 2011 per risolvere la crisi del debito. Sono più di 10 volte il gettito Imu. Dove li prendiamo e che politica economica possiamo fare nei prossimi anni?
La realtà è che oggi esistono sovrastrutture anti-democratiche che, attraverso la Bce ed il Fondo Monetario internazionale in particolare, riescono ad indirizzare tutte le scelte più importanti della vita dei cittadini. Ma se parli di elites finanziarie, sei un complottista. Non io, ma uno studio del Politiecnico di Zurigo ci dimostra come 147 multinazionali detengono oggi il 75% dei ricavi mondiali complessivi. E sapete chi sono? Per il 75% sono quegli istituti finanziari che comprano all’ingrosso i titoli di Stato e decidono di fatto la politica economica dei paesi. Tra questi c’è la Monura Bank, coinvolta nello scandalo Mps, Deutche Bank, Credite Suisse, Barclays. Tutti questi istituti bancari non sono un’elite finanziaria? Se noi riusciamo, questa è la mia speranza, a far comprendere alle popolazioni che queste cose esistono e puntiamo sulla conoscenza, questi signori sono finiti. E qui veniamo alla responsabilità immensa dell’informazione: se Repubblica, invece di perdere tempo a cercare la foto in cui Grillo appare più pericoloso, mettesse in prima pagina quello studio del Politecnico di Zurigo con il titolo “147 multinazionali detengono il 75% dei ricavi mondiali” cosa succederebbe?

- Da novembre la Bce inizierà gli stress test sulle principali banche europee. In una nota di S&P della settimana scorsa si legge come le passività dovrebbero essere di circa 1,3 trilioni di euro. Si va verso un intervento in prima battuta degli stati e poi, con molta probabilità dato il livello delle finanze pubbliche, del Mes, in teoria fondo salva stati. Almeno su questo secondo salvataggio delle banche con soldi pubblici che si preannuncia, ci sarà una resistenza da parte dei governi?

Credo che non ci sarà alcuna resistenza, dato che si sono già piegati totalmente alle logiche finanziario-bancario. Ma la domanda è un’altra: l’economia reale dipende da quel trilione di passività delle banche?Chiaramente no. Si tratta di pura speculazione finanziaria, sono soldi virtuali che non hanno produttività, valore, nulla. E poi chi l’ha causato? È tollerabile che debiti di istituti di credito debbano essere ripagati dai contribuenti? La beffa finale è che poi noi i soldi per il Mes non ce l’abbiamo e ce li facciamo prestare dalla Bce ad un tasso d’interesse. È peggio di un’usura.
E con le persone che non arrivano a fine mese, quelle stesse persone che hanno legato il nostro paese a questo circolo vizioso folle ci spiegano come non ci siano i fondi per il reddito di cittadinanza, oppure i contribuenti sono costretti a pagare tasse assurde come l’Irap, con un gettito intorno ad i 7 miliardi annui quando abbiamo già versato oltre 15 miliardi per il Mes. Come Movimento Cinque Stelle, stiamo lavorando ad una mozione che presenteremo nei prossimi giorni e chiederemo una moratoria per la prossima tranche da 2,8 miliardi da erogare al Mes ed utilizzare quei soldi per abbassare nuovamente l’Iva al 21%. Non si risolverebbero certo tutti i problemi del paese, ma sarebbe un segnale importante. Il passo successivo sarebbe quello di rivedere il patto di stabilità ed il Fiscal Compact: nella situazione attuale, il nostro paese non è in grado di mantenere il 3% del rapporto deficit-Pil, perché si prelude la possibilità di fare investimenti, spesa pubblica per infrastrutture e puntare sull’istruzione. È una logica suicida. I soldi dovrebbero essere uno strumento per garantire una vita dignitosa a tutti i cittadini e non un fine. Ci dobbiamo dimenticare di quel trilione di debiti delle banche, di S&P, del Mes, dei trattati europei e ricordarci che siamo una Repubblica fondata sul lavoro e che dobbiamo e possiamo vivere tutti in modo dignitoso.

- Nel suo ultimo libro Luciano Barra Caracciolo – “Euro e (o) democrazia” – scrive che la convivenza tra Costituzione e trattati europei sia impossibile. A che livello è arrivato il deficit democratico in Europa?

Pensiamo al nostro governo, la democrazia è bypassata, visibilmente e senza complotto.Continua a leggere: http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=6&pg=5799

ALFANIANI: ECCO IL DOCUMENTO SEGRETO


Sì al bipolarismo, sì a Berlusconi padre nobile del Pdl, sì alla meritocrazia attraverso le primarie. Sono questi i punti chiave del documento degli alfaniani che Affaritaliani.it ha potuto visionare in anteprima e che pubblichiamo integralmente in esclusiva. L’unità del partito viene sottolineata fin dall’inizio, insieme ad un no secco a possibili ‘exit strategy’ che coinvolgano il centro di Casini e Monti. Ma i governisti vogliono un cambio di passo all’interno del partito: “Riteniamo che le giuste esigenze di democrazia e meritocrazia interna debbano essere soddisfatte senza rinnegare la grande novità del berlusconismo”, recita il documento. Insomma, si chiede a Berlusconi di farsi da parte, ma senza rinnegare il suo passato.

"Noi abbiamo testa, cuore ed entrambi i piedi ben piantati nel centrodestra", si legge nel documento segreto. Un punto fondamentale che esclude qualsiasi possibilità di formare un Partito Popolare Italiano, il progetto a cui in molti nel centro stanno lavorando. Anche uomini ex Pdl, come Mario Mauro e Gabriele Albertini, ma pure il segretario dell'Udc Cesa, più ampi pezzi di Scelta Civica e Futuro e Libertà. Il documento però apre alla destra. "Siamo totalmente lontani dalle sirene del neocentrismo, da sottolineare il valore di una destra che è uscita dalla dimensione minoritaria e ha scelto di condividere fino in fondo un progetto e una sintesi comuni".

Gli uomini fedeli al segretario del Pdl ribadiscono il loro sostegno al governo Letta che "nei primi suoi mesi di attività ha realizzato punti importanti del programma del centrodestra". Ma mettono un punto fermo: "Noi non accettiamo lezioni da nessuno nella lotta contro l'uso politico della giustizia". Insomma, i falchi non pensino di poter mettere il cappello sulla riforma della Giustizia e sulla difesa ad oltranza di Berlusconi, è il ragionamento degli alfaniani. Fondamentale è il passaggio sull'azzeramento delle cariche (fortemente voluto dai falchi di Fitto) ma che i governativi respingono con forza perché "è decisiva l'affermazione di un binomio fondato su Silvio Berlusconi e Angelino Alfano". L'azzeramento "ha il solo scopo di provocare una frattura nel nostro movimento".

Il documento si conclude con un auspicio e un avvertimento ai falchi: "Noi crediamo che la stabilità e l'azione di governo siano una risorsa da preservare". E aggiungono: "Lo scontro fine a se stesso finirebbe infatti per marginalizzare il centrodestra, a vantaggio della sinistra. E ci renderebbe estranei a quella famiglia popolare che è la casa dei moderati in Europa". Se quindi la nuova Forza Italia alla fine si farà, sarà necessario entrare nel Partito Popolare Europeo.

fonte: Affari Italiani

giovedì 24 ottobre 2013

NUOVA TRUFFA TEDESCA AI DANNI DELL'ITALIA

"Il governo chiarisca la vicenda riguardante i miliardi provenienti dal Tesoro italiano che attraverso il fondo europeo salva-Stati Esm finiscono nelle casse della Germania con l'acquisto di Bund tedeschi". 
E' quanto chiede il deputato del Partito democratico, Michele Anzaldi, annunciando la presentazione di un'interrogazione urgente al ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni.


"Secondo quanto viene ricostruito sulla stampa - aggiunge - l'Italia finanzia con 14 miliardi all'anno il fondo Esm, che dovrebbe servire ad aiutare economie statali e banche in situazioni critiche. I criteri di impiego dei fondi raccolti, circa 700 miliardi di euro, escludono pero' sia i Btp italiani, sia le banche del nostro Paese. Ad essere acquistati sono principalmente i titoli pubblici del governo tedesco, pur avendo contribuito l'Italia con 125 miliardi di euro".

Per Anzaldi, il governo deve spiegare pubblicamente come stanno le cose "visto che opportunamente era stato proprio il premier Enrico Letta, in Parlamento, a dire che in Europa 'l'Italia non deve stare dietro la lavagna ma agire da protagonista'. In un momento difficile come questo il nostro Paese non puo' permettersi di immobilizzare 14 miliardi, che corrispondono quasi all'importo della legge di stabilita' attualmente in discussione. I soldi dei cittadini non possono essere utilizzati per decisioni che vedono l'Italia continuare ad essere gregaria in Europa". 

fonte: Il Nord


mercoledì 23 ottobre 2013

I MEETUP M5S: "LO SCOLLAMENTO CON LA BASE E' FRUSTRANTE"

Ad aspettarli c’erano una lista di domande e occhi di ghiaccio pronti a chiedere il conto. Qualcuno ha sbuffato, altri hanno applaudito quando le richieste si sono fatte più insistenti. Il malumore del Movimento 5 Stelle lo si respira nei Meetup locali, nella pancia dove tutto è iniziato. All’incontro di Milano, al quale ilfattoquotidiano.it è stato autorizzato ad assistere, domenica 20 ottobre si sono presentati dieci parlamentari e le tre ore di dibattito non sono bastate a sciogliere i nodi. Si sono incontrati in più di cento in un padiglione vicino alla stazione Lambrate. Operai, pensionati, esodati e qualche studente. Poche ore prima la scena era stata simile a Bergamo, con l’assemblea che ha preteso di chiarire cinque punti sulla linea politica e il ruolo di Casaleggio e Grillo. “Siete ancora i nostri portavoce?”, hanno chiesto. Perché a molti il dubbio è venuto. “Lo scollamento con la base è frustrante”, ha detto un attivista agli eletti. Se non ci fosse la bandiera a 5 Stelle, la scena sembrerebbe quella di un vecchio partito che incontra i suoi militanti delusi dopo che si è persa la bussola. Assicurano che è semplice confronto, ma per i parlamentari spiegare le ultime mosse è stato più difficile del previsto.


L’ultimo rospo da ingoiare è arrivato dieci giorni fa, con i leader del Movimento che hanno sconfessato la proposta dei parlamentari grillini di abolire il reato di immigrazione clandestina proposto dai parlamentari. E così nei Meetup è arrivata la pioggia di domande. “Quando partirà la piattaforma? Grillo e Casaleggio dettano la linea politica? Qual è l’influenza degli articoli del blog?”. Le domande le hanno covate per giorni. A rispondere a Bergamo c’erano Vito Crimi, Luis Orellana e Lorenzo Battista. Gli animi si sono scaldati, ne è uscito un documento in cinque punti: siete liberi o dovete sempre informare Grillo andando contro i nostri principi base? Perché ancora non abbiamo sperimentato la democrazia diretta? Poi è stata la volta di Milano, con la squadra rinforzata: Manlio Di Stefano, Massimo De Rosa, Paola Carinelli, Danilo Toninelli, Maria Edera Spadoni, Daniele Pesco, Ferdinando Alberti, Vincenzo Caso e Davide Tripiedi.

In fila dietro al microfono nel Meetup di Milano c’è il cuore del Movimento. Sono quelli che leggono i post di Grillo, guardano i Tg a 5 Stelle su Youtube e ogni settimana ai banchetti della città chiedono il resoconto dell’attività parlamentare. Se i giornalisti fanno paura, gli occhi puntati di decine di attivisti sono la graticola che temono in molti. La prima a parlare è Gilda Caronti. L’intervento l’ha scritto su un foglio per essere sicura di non perdere l’idea: sfora il tempo quasi subito, qualcuno sbuffa, ma la lascia finire perché il punto l’ha centrato: “Questa avventura che condividiamo ci trova un po’ in difficoltà. Due le impostazioni possibili: quella fondata sul sistema orizzontale di decisione e l’altra opposta ipotizzando la nascita di una identità di pensiero per questa forza politica. Credo che la seconda sia una condanna a divenire il principale nemico di noi stessi”. Strappa gli applausi e la delusione è appena cominciata.

“Quando partirà la piattaforma per la democrazia partecipata?”, chiede Valentina Centonze, senza avere risposta. I deputati non esitano a prendere la parola, ma nessuno ha una data e nessuno, dice, ha parlato con i vertici del problema. “So che dovrei chiederlo a Grillo e Casaleggio, ma visto che non so come fare, chiedetelo voi per me”. Si guardano tra loro perché sono nati tutti dallo stesso gruppo, e spiace dover arrivare a chiedere cose già dette e che erano le fondamenta del gruppo. “Io sono tra gli attivisti coinvolti nel Parlamento elettronico“, dice Alex Curti, riferendosi al progetto di democrazia diretta del Lazio sconfessato da Grillo sul blog, “e quindi anche tra quelli che sono stati scomunicati da Beppe. Volevo chiedervi se ci sono delle indicazioni di Casaleggio a tal proposito. E se sì potete renderci partecipi? Sono sconvolto nel sentire certe vostre proposte sulle quali io non sono mai stato consultato. E’ uno scollamento con la base davvero frustrante“. La parola “scomunica” gliela fanno rimangiare quasi subito, nessuno è fuori dal gruppo per un’iniziativa di partecipazione dal basso. Ma allora quale importanza dare al blog di Grillo: “Vorrei sapere”, continua Andrea Garoni, “qual è il vostro rapporto con gli articoli di Beppe. All’articolo 1 del non statuto c’è scritto che è l’epicentro della vita politica. L’attacco al Fatto Quotidiano come dobbiamo considerarlo? Credo che nessuno di noi si sia mai aspettato che un giornale fosse “amico”, ma semplicemente che facesse il proprio lavoro”.

Le domande sono tante. Le questioni delicate. Manlio Di Stefano dà le sue spiegazioni, svicola quando si fa impossibile: “Lo so che il post di Grillo sulla piattaforma sembrava una supercazzola, ma il progetto esiste. Si è fermato, ma adesso c’è una versione beta che il nostro capogruppo sta testando. Si basa sul sistema di like di Facebook. Non vi raccontiamo barzellette”. La sensazione per qualcuno è stata quella, ma davanti ai suoi attivisti Di Stefano si scioglie un po’, assicura che “sì ci sono temi da chiarire, ma stiamo lavorando duro. Voliamo alto, i problemi della politica sono altri”. Il blog è un suggerimento, uno stimolo alla riflessione, assicura Alberti. Paola Carinelli continua sul Parlamento elettronico: “Era un sistema troppo complesso. Stiamo cercando altri metodi”. Ad esempio i gruppi di lavoro sul territorio. Oppure l’uso della pagina Parlamento a 5 Stelle. “Da qualche giorno”, dice il deputato Toninelli, “è online la nostra proposta di legge elettorale, potete dire la vostra”. L’idea iniziale era quella di pubblicarla sul blog, un lancio in tutta regola, ma non si muoveva nulla e hanno dovuto organizzarsi da soli: “C’era troppo da aspettare”, ammette, “non sentivo nulla e ho pensato di usare quest’altra strada”. Non tutto è perduto, dicono e cercano di spegnere le polemiche. “Cambiamo l’organizzazione di questi incontri, siete voi a doverci dire cosa fare”.

L’incontro dura tre ore. Parlano di finanza, ambiente ed esodati. Cercano di riprendersi e di rimettersi in marcia. Qualcuno ha fatto capire che Grillo e Casaleggio incontreranno i parlamentari. Forse gli porteranno le perplessità del gruppo. “Speriamo” commentano uscendo dalla sala, “anche perché presto potrebbe esserci una nuova campagna elettorale per le elezioni nazionali. Per non parlare delle europee. Torneranno ad avere bisogno di noi”.

fonte: IlFattoQuotidiano

POPULISTI, PATRIOTI E SOVRANISTI DI TUTTA EUROPA UNITEVI !

Zitti! Parla Enrico Letta. In un’intervista all’edizione internazionale del New York Times, il presidente del Consiglio ha messo in guardia contro la “minaccia” alla stabilità dell’Unione Europea rappresentata dai movimenti e dalle spinte anti-comunitarie: “corriamo il rischio con le prossime elezioni di avere il Parlamento più anti-europeo di sempre”. Il vento in Occidente sta cambiando, gli oligarchi lo sanno, per questo preparano gli scudi in vista delle votazioni previste per il 22-25 maggio 2014. Assisteremo così per otto mesi ad un martellamento mediatico senza precedenti in cui intellettuali e giornalisti di regime ci diranno che votare contro l’Unione Europea produrrà necessariamente un presagio reazionario. “Dopo l’Ue il caos” titoleranno pochi giorni prima delle elezioni La Repubblica, Il Corriere della Sera, Il Messaggero, Il Sole 24 Ore. Come se Bruxelles personificasse il progresso, la civiltà e la pace. Peccato però che quei movimenti anti-comunitari di cui parla Letta abbiano, già decenni fa, letto tra le righe dei tanti Trattati firmati dietro alle spalle dei popoli, che il modello sociale ed economico dell’Unione era destinato a fallire. Votarli oggi non è reazione ma avanguardia.


Il premier ha descritto “il recente sconvolgimento politico in Italia” e lo “stallo negli Usa, così come gli scontri in Europa” come parte di “un più ampio momento interconnesso, in cui la governance sta fallendo in alcune democrazie, alienando fette di elettorato, e facendo comparire movimenti populisti di ogni sorta”.

Non è la governance che sta fallendo, ma l’intero sistema capitalistico che con le sue contraddizioni produce delle crepe all’interno delle quali s’inseriscono strutture politiche che ne rifiutano le sue regole e i suoi principi. Tuttavia l’appellativo – nella sua accezione negativa – “populista” volutamente sbandierato dal premier Letta non è altro che una strategia volta a discreditare la portata storica di questo fenomeno. In realtà “populista” – in contrapposizione al “lobbista” – è chi difende gli interessi del popolo. Non secondo il “lobbista” Letta che altro non fa che mascherare le politiche luciferine che tengono gli Stati-nazione con il cappio al collo. D’altronde, meglio “Morire per Maastricht”.

“Le vecchie categorie sono superate si sono manifestati in diversi Paesi con forme altrettanto diverse. È difficile dire di destra o di sinistra. Alcuni sono razzisti altri no. L’Unione Europa – ha continuato – corre il grande rischio di avere il 25% del Parlamento europeo sia composto da movimenti anti euro o anti Europa”.

Qui non c’entra il colore politico, qui conta il contrasto esistente tra la politica ultra-liberale di Bruxelles e le condizioni sociali dei cittadini. Le categorie destra/sinistra sono morte da quando il Libero mercato (egemonia dell’economia sul politico) ha preso il sopravvento. Anche Enrico Letta sembra averlo capito, e con attenta demagogia mette tutti i movimenti, indistintamente dal Paese di provenienza, nello stesso calderone (come se Alba Dorata fosse l’equivalente di Grillo, della Le Pen, o di Nigel Farage) e confondendo l’Unione Europea con l’Europa (“sono tutti contro l’Europa”, come se l’Ue fosse l’Europa!).

Di qui la chiamata alle armi: “la lotta al populismo, dal mio punto di vista è una missione sia in Italia sia negli altri Paesi”.

Da qui a Maggio dell’anno prossimo ne vedremo delle belle tra persecuzioni politiche, mediatiche e giudiziarie. Letta “il mistico” parla di missione sul giornale dei messianici. La crociata dell’oligarchia è appena iniziata.

martedì 22 ottobre 2013

SANTANCHE': NAPOLITANO TRADITORE...E DIRO' ANCHE DI PIU'

"Ribadisco tutto, non credo di aver mancano di rispetto a nessuno". Daniela Santanchè, parlamentare del Pdl vicinissima al Cavaliere, intervistata da Affaritaliani.it, torna sulle critiche al Capo dello Stato. E rilancia. "Ho detto che è stata tradita l'aspettativa della pacificazione, in particolare mi riferisco al discorso che aveva fatto alle Camere riunite, in cui si faceva garante della pacificazione. Ma questa pacificazione non c'è, anzi sta aumentando il tasso di odio verso Forza Italia e il Pdl e, soprattutto, nei confronti del nostro leader Silvio Berlusconi. Nessuno mi può smentire sull'accanimento giudiziario verso Berlusconi. E nessuno mi può smentire sulla necessita della riforma della giustizia, che è fondamentale per il nostri Paese. Napolitano, che ha tanto a cuore le riforme, non parla in modo chiaro e netto della riforma della giustizia, che dovrebbe invece trovare un percorso velocissimo. Penso anche quello che è successo sul caso Scaglia, che ha fatto un anno di carcerazione preventiva e adesso è stato assolto".


Santanchè aggiunge: "Sento il presidente Napolitano parlare dello svuotamento delle carceri, ma basterebbe togliere questa barbarie della carcerazione preventiva che fa stare in galera 22mila persone, ma 8mila dovrebbero starci, mentre 12mila dovrebbero uscire. Già togliere queste 12mila persone sarebbe una questione importante". E ancora: "Ritengo di non aver mancato di rispetto, perché tutto il rispetto è dovuto alle istituzioni, ma chiedo anche come mai non si parlava di rispetto delle istituzione quando Berlusconi era Presidente del Consiglio. Sono stufa che in questo Paese ci siano due pesi e due misure, a seconda di chi ricopre il ruolo nelle istituzioni".

"Non credo di aver insultato nessuno dicendo che fare il secondo mandato non è un grande sacrificio - spiega ancora la parlamentare azzurra -, perché i sacrifici sono quelli che stanno facendo oggi gli italiani con la crisi economica che morde e fa male alle imprese, ai lavoratori, alle famiglie. Per cui ribadisco tutto quello che ho detto e continuerò questa mia battaglia, perché credo che sia una battaglia giusta. Mi dispiace se altri in Forza Italia la pensano in maniera diversa. Pazienza, me ne faccio una ragione. Io credo di essere dalla parte giusta e credo che il presidente Napolitano quando ha voluto trovare la strada l'ha sempre trovata. Io credevo che, avendo preso un impegno sulla pacificazione, riuscisse a concretizzarlo. Poi se il presidente Napolitano è stato preso in giro dalla sinistra o da una parte della magistratura o se è lui che non ha la forza o la volontà della pacificazione è un problema che rimane. E poi, soprattutto, per smentire quello che sto dicendo Napolitano mi dovrebbe dire come mai ha fatto 4 senatori a vita di area di Centrosinistra e se questo non vuol dire essere giocatore anziché arbitro".

"Sono disposta a cambiare opinione quando il presidente Napolitano mi convincerà di questo e mi convincerà dell'urgenza della riforma della giustizia e mi convincerà anche che si fa garante della pacificazione. Altrimenti ribadisco tutto quello che ho detto. E dirò anche di più", conclude Santanchè.

fonte: Affaritaliani

domenica 20 ottobre 2013

LASCIO IL M5S E LASCIO LA POLITICA... MA PRIMA LEGGI LA MIA LETTERA APERTA

“Qualche anno fa mi sono avvicinato al movimento 5 stelle. Da simpatizzante, avevo visto Beppe Grillo in tv, le sue parole avevano riacceso la speranza per me di un futuro migliore. Un futuro senza false speranze, con una politica onesta e pulita, una politica dal basso, senza interessi. Magari con la consapevolezza di non avere delle prospettive economiche prospere per il mio pese, depredato da sciacalli che lo hanno impoverito, ma dilazionando i problemi, facendo in modo che fosse qualcun altro a dover pagare i danni. Io questa consapevolezza ce l’ho, so che dovrò pagare i danni che questi LADRI hanno fatto, ma lo volevo fare a modo mio, garantendo che almeno chi ha rubato fino ad oggi smetta di farlo e ,dove possibile, ripaghi i danni che ha fatto. Sapevo che non era facile e sapevo che partivamo nettamente svantaggiati: niente soldi, nessuna forza di potere, solo le nostre parole e i nostri volantini. Ho iniziato quindi a fare i primi banchetti, che poi sono diventati routine. All’inizio avevamo circa lo 0,5%, ma io sapevo che le idee che proponevamo erano troppo forti, troppo semplici per non essere capite, sapevo che la % non sarebbe stata un problema perchè giustizia e verità erano dalla nostra. Col tempo ho visto eleggere i primi consiglieri regionali come FAVIA di cui andavo fiero, era una bravissima persona, mi piaceva molto e le sue parole davano forza a tutti. Facevano capire che anche un solo consigliere poteva creare scompiglio in mezzo a dei dinosauri. Ho visto eleggere Mattia Calise consigliere comunale a Milano, ha fatto il candidato sindaco a 18 anni, a che altra età si può essere così incoscienti da combattere contro Moratti e Pisapia? Una volta eletto consigliere ha dimostrato quanto valeva: TANTISSIMO. Poi sono arrivate le nostre elezioni nazionali e regionali, in cui ho visto AMICI che fino a ieri erano al mio fianco andare a combattere nelle istituzioni che contano. Pensavo che entrare come opposizione potesse servire ad ottenere molte cose, ma i partiti ci hanno insegnato che o sei al governo o non conti niente, alla faccia della democrazia e dei 8-9 milioni di voti che hai preso. Abbiamo quindi dovuto alzare l’asticella, abbiamo capito che dobbiamo andare al governo, per il bene del paese, subito. Hanno quindi alzato le barriere, hanno usato tutti i loro soldi e il loro potere, continuando imperterriti a rovinare questo paese. Quante volte mi sono chiesto perchè lo faccio, per chi lo faccio? Sto usando molto del mio tempo, quante serate, quanti sabati o domeniche, spesi per cosa? Comandano sempre loro e anche se venissi eletto dovrei sacrificare la mia carriera lavorativa, dovrei sacrificare il mio tempo libero per che cosa? Come fai a continuare a farlo quando poi la gente per strada ti incrocia e ti dice che è colpa tua se Berlusconi è al governo? Quando ti dicono che siamo tutti uguali e che noi non siamo diversi dagli altri? Quando ti dicono “sì hai ragione però sai io ho sempre votato Pd”? Come fai ad andare avanti? Allora avevano ragione, gli italiani non capiscono niente e non capiranno niente, le cose non cambieranno mai e se le cose sono così qualche motivo c’è. Alla fine preferisco darla vinta a loro, rinuncio e mi riprendo la mia vita, forse emigrerò, visto che per il mio stesso lavoro in Germania prenderei 2 volte tanto e in Svizzera 4 volte tanto. Potrei anche andare in California, lì sarei ricercatissimo e guadagnerei 100 mila dollari l’anno. A voi la vostra Bella Italia, è tutta un’illusione.”


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Questa è la lettera che tante volte avrei voluto scrivere, è quello che tanti attivisti del nostro movimento hanno pensato. Ma non ce la faccio, sono ormai troppo legato a questo movimento e alle persone che lo compongono e sono troppo legato al mio paese. Troppe volte siamo arrivati vicini a cambiare le cose, prima o poi ci riusciremo veramente ne sono convinto. Riusciremo ad avere un mondo in cui la politica sia veramente per la gente e non per le lobby, una Italia in cui le persone siano al centro di tutte le decisioni e il benessere non sia solo materiale, ma anche di diritti e spirituale. In questi anni gli altri partiti ci hanno offesi, minacciati, derisi, umiliati, hanno provato a dividerci, a proporci ruoli nei loro partiti, hanno provato ogni tecnica e lo faranno sempre di più. Non lo hanno sempre fatto, infatti all’inizio ci incoraggiavano, ma poi le cose sono cambiate, hanno capito che la cosa si faceva seria e hanno quindi iniziato ad aver paura. Hanno capito che la gente non è poi così stupida e che se li ha votati fino ad oggi è solo perchè non c’era una alternativa seria e credibile. Ho imparato anche che le persone nei partiti non sono tutte uguali e che ci sono ottime persone anche in pessimi partiti. Ho anche imparato che non tutti i partiti sono uguali e ho imparato in fretta che il Pd è peggio del Pdl, pur venendo da una famiglia con idee di sinistra e come tale ho avuto una educazione di questo tipo. Ma oggi destra o sinistra non esistono più, esiste solo noi e loro.La gente lo sa che tra i due i buoni siamo noi. Presto vinceremo ogni battaglia e solo allora, quando vedrò rialzarsi con forza questo paese, potrò dire “ora ho capito a cosa è servito sacrificare tutto questo tempo”. La causa è giusta e nobile e per questo, non esiste ritirata, ma solo la vittoria. 

Questo articolo non è firmato perchè può averlo scritto ognuno di noi.

IL RAPPORTO OPENPOLIS EVIDENZIA L'INUTILITA' DEL PARLAMENTO

Ma quale riforma istituzionale, quale rafforzamento dell’esecutivo. È dal 1979, dai tempi della Grande Riforma di Bettino Craxi che partiti e leader, per ultimo Silvio Berlusconi, continuano a mettere sotto accusa il presunto strapotere del Parlamento per giustificare le inefficienze dell’esecutivo e invocare ritocchi della Costituzione. Peccato che le cose non stiano così. Il governo si è già preso le sue rivincite ridimensionando il Parlamento, la sua capacità di legiferare e i suoi poteri di controllo. Quasi tutte le leggi approvate dall’inizio della legislatura risultano infatti di iniziativa governativa, con deputati e senatori chiamati semplicemente ad approvare e ratificare decreti e disegni di legge presentati da Palazzo Chigi.


Ma c’è di più, se si esaminano gli atti di sindacato ispettivo con i quali le Camere dovrebbero controllare il governo, si scopre che ministri e presidente del Consiglio riescono a dribblare anche le interrogazioni di deputati e senatori. Risultato: l’esecutivo accresce il suo peso, le Camere perdono colpi. «Siamo di fronte a una degenerazione della democrazia parlamentare», afferma Luigi Zanda, capogruppo del Pd al Senato. «Lo svilimento del Parlamento rappresenta ormai un’emergenza democratica», rincara Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera, esponente del M5S. «Un trend allarmante», dice invece Pino Pisicchio, capo del gruppo Misto di Montecitorio,«che dovrebbe indurci a varare una riforma istituzionale per restituire dignità al Parlamento».

Ecco alcune delle sorprese che spuntano dal rapporto sui primi sei mesi di attività della legislatura messo a punto per “l’Espresso” dall’associazione Openpolis. Uno studio che rivela anche altri aspetti importanti dell’attività di Camera e Senato mostrando come i parlamentari lavorino, quanto a numero di ore e sedute, più che in passato, ma con risultati sempre più modesti se si considerano le poche leggi approvate. Non basta: misurando le attività degli eletti, lo studio rivela anche come il leader del centrodestra Berlusconi riesca a fregiarsi di un altro primato poco invidiabile: quello del parlamentare più assente.

LAVORARE STANCA
Se la capacità legislativa dipendesse solo dal tempo trascorso in aula dagli eletti, il Parlamento scoppierebbe di salute. Dati alla mano si scopre infatti che i parlamentari stanno lavorando molto più rispetto al passato. Lo dimostra il numero di sedute, che alla Camera sono state 91 a fronte delle 85 dell’identico periodo della tredicesima legislatura (1996-2001), delle 75 della quattordicesima (2001-2006), delle 73 della quindicesima (2006-2008) e delle 76 della sedicesima (2008-2013). E lo conferma anche la mole delle ore impegnate che in questi sei mesi sono state 497, molte più delle 460 della tredicesima legislatura o delle 388 della sedicesima. Un’inversione di tendenza registrata anche al Senato che con le sue 118 sedute (per 308 ore) supera largamente le 108 (318 ore) della tredicesima legislatura e le 90 (243 ore) della sedicesima.

GOVERNO ONNIPOTENTE
Ma è tutto oro quello che luccica? Solo in apparenza. Per capire come stanno le cose bisogna dare uno sguardo al complicato rapporto Parlamento-esecutivo. C’è un dato che mostra come si stia trasformando il ruolo del Parlamento: quello della produzione delle leggi. Se si esaminano le statistiche si scopre infatti come il potere legislativo sia ormai appannaggio del governo e veda il Parlamento recitare un ruolo sempre più subalterno. Nei cinque anni dell’ultima legislatura, delle 387 leggi approvate dalle Camere, appena 90 (pari al 22 per cento) erano di origine parlamentare. Il resto, ben il 78 per cento, era di iniziativa governativa. Con una quota dell’80 per cento registrata durante il governo Berlusconi e del 68 per cento sotto l’esecutivo di Mario Monti. Quanto alla legislatura in corso le cose stanno andando ancora peggio.

LETTA PIGLIATUTTO
Enrico Letta sta infatti recitando la parte del leone. Delle 17 leggi approvate da Camere e Senato nei sei mesi di attività, 15 sono infatti di iniziativa governativa e appena 2 di origine parlamentare, cioè solo l’11,7 per cento, una percentuale di gran lunga peggiore di quella fatta registrare ai tempi di Berlusconi e Monti. Leggi modeste, per di più, trattandosi della ratifica di un trattato internazionale e dell’istituzione della Commissione antimafia, quest’ultima da considerarsi come un atto dovuto. Come mai sono così poche le leggi di iniziativa parlamentare? «Anche se il fenomeno viene da lontano», Pisicchio cita tra le cause «le scarse capacità tecniche di un Parlamento composto per oltre il 60 per cento di nuovi eletti». Secondo Zanda molto dipende dal fatto che «a parte il Pd, i partiti italiani sono quasi tutti di stampo leaderistico e padronale. Non sorprende quindi che lascino fare all’esecutivo». «La colpa è quasi tutta della mancanza di volontà politica della maggioranza che preferisce non assumersi responsabilità delegando tutto all’iniziativa del governo», attacca invece Luigi Di Maio.

Altro dato indicativo sulla perdita di peso del Parlamento è l’andazzo del cosiddetto sindacato ispettivo, cioè le risposte fornite da governo e ministri alle interrogazioni di deputati e senatori. Il governo Letta ha adempiuto al suo dovere con grande riluttanza, rispondendo solo il 9 per cento delle volte (505 su 5.349) e facendo così molto peggio dei predecessori Monti (25 per cento) e Berlusconi (33 per cento). A contendersi il record delle inadempienze sono il ministro per gli Affari europei Enzo Moavero Milanesi (zero risposte su 14 interrogazioni) e Dario Franceschini (zero su 8), seguiti dalla collega all’Integrazione Cecile Kyenge, che ha risposto una sola volta su 23 richieste (4,3 per cento), e dallo stesso Enrico Letta, titolare di una percentuale del 6,4 (14 risposte su 217). La più disponibile si è rivelata Emma Bonino, ministro degli Esteri, che con 35 risposte su 136 interrogazioni (25,7 per cento), vanta la migliore performance.

CAVALIERE ASSENTE
Il dossier Openpolis mette in luce altre curiosità dell’attività parlamentare. Analizzando tutti gli atti parlamentari presentati, si nota per esempio come le materie più trattate siano economia, edilizia, giustizia, pubblica amministrazione e salute, mentre le regioni più coinvolte nei lavori risultano Lombardia, Sicilia, Piemonte, Veneto e Emilia Romagna. Tra i parlamentari che hanno presentato il maggior numero di proposte di legge spiccano alla Camera il leghista Davide Caparini (77), la berlusconiana Michela Vittoria Brambilla (42), il democratico Sandro Gozi e l’esponente di Fratelli d’Italia Edmondo Cirielli (31). Giacomo Stucchi, altro leghista, primeggia invece al Senato (84 proposte), seguito dal collega di Scelta civica Antonio De Poli (79), da Lucio Barani (Grandi autonomie e libertà, 43) e dal sudtirolese Karl Zeller (31). Tra i primatisti in materia di interrogazioni, a Montecitorio si segnalano Mauro Pili (gruppo Misto, 97), Gianni Melilla (Sinistra ecologia libertà, 70) e i democratici Oliverio Nicodemo ed Ermete Realacci (54), mentre al Senato imperversano il legista Massimo Bitonci (859), il montiano Aldo Di Biagio (44) e il controverso berlusconiano Domenico Scilipoti (32).
Dulcis in fondo, le presenze di Berlusconi e lo scarso amore dei parlamentari per la trasparenza patrimoniale. Al Senato, il Cavaliere risulta assente al 99,93 per cento delle sedute. Un primato che condivide con il suo avvocato Niccolò Ghedini e due altri fedelissimi come Mariarosaria Rossi e Denis Verdini (99,86).

Stessa musica alla Camera dove, tra gli assenteisti, i berlusconiani sbancano ancora con Antonio Angelucci (99,87), l’avvocato Piero Longo (98,53), la pitonessa Daniela Santanché (92,80) e Michela Vittoria Brambilla (92,13 per cento). Quanto alla trasparenza fiscale, i deputati che hanno dato il consenso alla pubblicazione online della loro dichiarazione dei redditi sono 227 su 630, cioè il 36 per cento, mentre a palazzo Madama sono 91 su 315, cioè il 28,9 per cento. Tra i più ligi a Montecitorio si segnalano gli eletti di Sel con il 51 per cento, mentre al Senato brillano i rappresentanti del M5S con il 52 per cento delle dichiarazioni online.

fonte: L'Espresso