Civatiani, renziani, cuperliani tutti e tre contro le grandi anomalie del Partito democratico che stanno spuntando come funghi a due passi dalle primarie dell’8 dicembre. Tre candidati su quattro a Frosinone hanno deciso di sospendere la loro candidatura al congresso provinciale. Lievitazioni delletessere che neanche un miracolo divino saprebbe fare, convocazioni lampo per congressi, tempi di dibattito azzerati: sono questi gli amari ingredienti lungo tutto lo stivale. Fattori che rischiano di compromettere gravemente i 44 Congressi di Circolo che si dovrebbero svolgere sino a domenica 3 novembre. In piena Ciociaria si dice basta e si molla tutto anche a costo di non avere più un congresso locale.
I CONGRESSI E LE CONVOCAZIONI FLASH – «Non possiamo essere – spiegano in una nota Sara Battisti, Alessandro Martini e Mario D’Alessandro – silenti di fronte a queste deplorevoli azioni per non essere complici di un degrado che danneggerebbe tutto l’intero partito con effetti dannosi per la sua credibilità. Vogliamo un partito trasparente, democratico, senza padroni, libero nelle sue scelte nell’interesse di tutti i cittadini di questa provincia e del paese». Che succede nel Lazio? «È successo – spiega Sara (cuperliana) – quello che sta accadendo in tutta Italia, ovvero all’apertura della fase congressuale ci sono casi evidenti di anomalie sulle tessere, convocazione di congressi senza le modalità corrette, con convocazioni lampo senza dibattito, garanti che condizionano l’esito dei congressi. Noi avevamo già fatto un appello in precedenza. Nessuno ci ha ascoltato per questo abbiamo deciso di sospenderci e chiedere l’annullamento del congresso».
TESSERE IN BIANCO E PERCENTUALI AL 450% – Martini, di area renziana spiega: «Qui la situazione è particolare, non ci sono più le condizioni politiche per fare un congresso sereno. Un po’ in linea con le altre realtà ci sono fenomeni che hanno sfasato la base degli iscritti del Pd». Circoli in cui sono state “impedite” le iscrizioni di persone volenterose, altri in cui orde di aspiranti elettori hanno riempito i congressi locali: «Ci sono picchi del 450 per cento – spiega – in realtà piccole dove questo aumento non può essere giustificato nemmeno col numero degli abitanti della città». All’Isola del Liri, racconta il candidato, sono state trovate tessere fatte su fotocopie di moduli in bianco. «In altre realtà – aggiunge – come Rocasecca, improvvisamente 20 minuti prima della chiusura del voto sono arrivate cento persone in fila portate lì a cambiare l’esito del congresso». Salvo Costanzo è il quarto candidato. È appoggiato dalla corrente che sostiene l’europarlamentare Francesco De Angelis. Quest’ultimo non ha ancora ufficialmente espresso il suo endorsement per un candidato alla segreteria. «Noi – spiega Martini – abbiamo inviato una lettera agli organi di garanzia nazionali e provinciali. In quasi ogni circolo c’è stato un ricorso a causa di convocazioni lampo, rinvii dei congressi convocati e poca divulgazione. In alcune realtà il tesseramento è stato fatto in modo non consono. È mancato il congresso. Si è fatta la conta, è diventato un votificio. In alcune realtà non è stata neanche data la possibilità di presentare le proprie mozioni congressuali».
NOI VI AVEVAMO AVVISATO – C’era da aspettarselo? «Abbiamo denunciato - aggiunge il renziano - già nel primo weekend di congressi una pratica un po’ dubbia, proprio per evitare che il congresso degenerasse. Al tempo ci hanno additato come persone che volevano mettere in cattiva luce il partito. Alla fine si è avverato quello che non doveva accadere». A questo punto si chiama il garante nazionale. «Non bisogna – spiega Martini – mettere la polvere sotto il tappeto. Tutti gli obiettivi prefissati sono andati in frantumi a favore di ambizioni personali, protezione di orticelli. Insomma le solite questioni che attanagliano il Pd e che hanno contribuito al declino del numero dei tesserati». Per Mario D’alessandro, civatiano, non c’è stato spazio di discussione: «Nel pomeriggio – racconta D’Alessandro – Anna Maria Tedeschi, consigliere regionale, doveva presentare una sua mozione e non c’è riuscita. Invece di aprire un dibattito su questioni serie si gonfia il tesseramento. Avevamo deciso di continuare con responsabilità seguendo le indicazioni della commissione di garanzia: massimo 30 per cento in più del tesseramento 2012. Nessuno considera questo dato e ognuno fa come gli pare». Mario è in contatto con Pippo Civati: «Con questa azione forte – spiega il candidato locale – qualcuno dovrà pur intervenire. Il problema l’ha creato la direzione nazionale nel momento in cui ha consentito il tesseramento fino al giorno del voto». Nelle altre regioni non si sta meglio. Davide Montanaro, giovane democratico di Bari ha rivolto sul suo blog una lettera indirizzata a “Tutti i responsabili dello schifo di questi giorni”:
Cari adulti del PD, abbiate un minimo sussulto di dignità: dimettetevi da qualsiasi carica politica e chiedete scusa alle vittime dei vostri interessi, chiedete scusa a chi crede veramente nel PD e nei congressi, come momento cardine per il rinnovamento del partito e quindi dell’Italia. Così non sarà e questo mi dispiace. Cari adulti del PD, abbiate fede, qualcuno darà vita al vero PD. Una cosa è certa: non saranno coloro che giocano con il tesseramento.
«Fino a che – spiega Mario D’Alessandro – non ci dicono nulla dal nazionale noi qui siamo fermi. Un anno e mezzo fa ho concorso all’assemblea regionale Lazio. Non ci sono stati problemi». Da Asti fino a Catania il caos regna sovrano. In Sicilia Nico Stumpo è sceso per sbrogliare la querelle della moltiplicazione delle tessere che ha poi portato allo stop del congresso locale. Nel Pd si denuncia, a volte divisi, a volte uniti come a Frosinone. Le province rischiano di far ballare Largo Nazareno che finora non interviene in modo deciso. Si stava meglio quando si stava peggio?
fonte: Giornalettismo
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