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mercoledì 31 ottobre 2012

IDEA: VOTARE RENZI PER AFFONDARE IL PD E POI SCEGLIERE IL M5S


Alle primarie voterò Renzi, ma alle elezioni (quelle vere) sceglierò Grillo: votare l’insopportabile Renzi è l’unico modo per affondare il Pd, e fare tabula rasa di questo centrosinistra-fantasma è l’unica speranza di rimettere in piedi l’Italia, costretta alla gogna dal tecno-governo Napolitano-Monti. Ragionamento ardito e non proprio lineare, sottoscritto dal direttore di “Micromega”, Paolo Flores d’Arcais, che lo anticipa sulle colonne del “Fatto Quotidiano”: «Il programma di Matteo Renzi è pessimo, il suo stile insopportabile. Il 25 novembre alle primarie voterò Matteo Renzi, firmando anche il “giuramento” per il centrosinistra alle elezioni di primavera. Nelle quali invece, hic stantibus rebus, voterò Grillo. Non mi sentirò in contraddizione e meno che mai disonesto».
Provocatorio come nei lunghi anni della dura opposizione contro il “regno” berlusconiano, Flores d’Arcais ora si scopre spericolato sabotatore patriottico: votare il sindaco di Firenze serve a “scassare” il Pd, cioè l’architrave del “meno peggio” che, con la scusa di pensionare Berlusconi, ci ha portato nell’abisso di Mario Monti. Il sindaco di Firenze resta «un fan di Marchionne», anche se ora «fa l’offeso» solo perché il boss della Fiat ha insultato la sua città, ma «finché calpesta gli operai va benissimo». Il Renzi? «Ciancia di tolleranza zero contro la corruzione», nonché contro il ripristino del reato di falso in bilancio, «ma lascia le pene nel vago». E in sostanza: «Non una parola sull’abrogazione di tutte le leggi ad personam, sulla prescrizione dopo il rinvio a giudizio, su pene effettivamente deterrenti (cioè anni di galera effettivamente scontati) per l’autoriciclaggio, l’evasione fiscale e soprattutto l’intralcio alla giustizia».
In questa Italia, «la lotta alla corruzione resta grida manzoniana», anche se il “fatturato” di un solo anno di corruzione, evasione fiscale e mafia vale quanto le manovre “lacrime e sangue” di un’intera legislatura. Buio fitto anche sul fronte dello stile: c’è bisogno di razionalità e cultura, di «una sorta di illuminismo di massa che faccia da antidoto ai veleni della politica spettacolo con cui la democrazia è stata inquinata fino allo sfinimento e alla degenerazione», mentre lo stile-Renzi è un puro “format” di spettacolo, nient’altro che slogan e spot pubblicitari. «Perché allora votare questo Berlusconi formato pupo, che per soprammercato vuole turlupinarci parlando (di tanto in tanto) di “sinistra”? Perché – spiega Flores d’Arcais – la sua vittoria distruggerebbe il Pd, lo manderebbe letteralmente in pezzi, lo disperderebbe come un sacchetto di coriandoli». E a che scopo azzerare il Pd? Semplice: “liberare” milioni di elettori, finora «imbrigliati, congelati, manipolati, usati dalla nomenklatura partitocratica», non solo del Pd, ma anche di «Idv, Sel e residui rifondazionisti».
Certo, «ne potrebbe scaturire un peggio». Ma, «a forza di “male minore”, abbiamo un governo Napolitano-Monti che realizza una legge pro-concussori chiamandola “anticorruzione” e una legge-bavaglio che non era riuscita a Berlusconi». Secondo Flores, «al ricatto del “rischio peggio” bisogna sottrarsi». Come? Azzerando lo scenario attuale: «Solo sulla tabula rasa del fu centro-sinistra potrebbe infatti nascere una forza “giustizia e libertà”, un “partito d’azione” di massa anziché d’élite, propiziato dalla Fiom, dalle testate non allineate, dai movimenti di opinione della società civile in lotta (e da tanti quadri locali del Pd, anch’essi “liberati”)». Quanto alla “immoralità” di sottoscrivere il documento del centrosinistra già programmando lo “spergiuro” di un voto per un’altra lista, quella di Grillo, Flores d’Arcais ribalta il tavolo: sono i partiti ad aver tradito il loro ruolo, da nostri strumenti sono diventati nostri padroni. Tanto vale “strumentalizzarli” a nostra volta, e – come diceva Enrico Mattei – usarli “come taxi”. Renzi, dunque, come “taxi” per colpire Bersani. E perché non il Berlusconi furioso contro Monti, l’Europa e la Merkel? A questo, per ora, Flores d’Arcais non arriva: anche i “taxi”, evidentemente, non sono tutti uguali.
fonte: Libre

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