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lunedì 26 novembre 2012

AGENZIE DI RATING E SOVRANITA' MONETARIA


Agenzie di rating e sovranità monetaria

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Il 19 novembre 2012, Moody’s, un’agenzia di rating, ha declassato il debito pubblico della Francia. Il 12 gennaio era stata preceduta da Standard & Poor’s. 
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di Dario De Angelis

L’attività di spesa di uno Stato a moneta sovrana, necessaria per creare prosperità e benessere verso la collettività, non può subire alcuna pressione o minaccia. Uno Stato a moneta sovrana non può essere costretto a fallire, poiché crea la sua moneta dal nulla. È cosi, ma non è detto che le agenzie lo comprendano, tant’è vero che nell’estate del 2011 hanno declassato gli Stati Uniti d’America (USA).

Con quali effetti? Nulli, gli USA hanno diminuito i loro tassi sui titoli a 10 anni proprio dal 2011 in poi, dimostrando come le agenzie di rating non possano influenzare le nazioni monetariamente sovrane (figura sotto).

Il contrario vale per gli Stati che hanno adottato l’euro, i quali sono fortemente condizionati dalle agenzie di rating. Queste ultime, periodicamente, valutano il grado di solvibilità di un Paese, non importa che sia monetariamente sovrano o meno e ciò è di per sé comico. Nel momento in cui una nazione del sistema euro subisce un declassamento, ciò significa che il suo “merito creditizio” viene considerato meno affidabile e, di conseguenza, le banche esigeranno un tasso di rendimento superiore per acquistarne i titoli di Stato. Questo meccanismo incrementerà la difficoltà di spesa per lo Stato che ha subito la “bocciatura”. Da qui, dalla mancanza di sovranità monetaria, dall’appartenenza al sistema euro, nasce l’esigenza sia di incrementare esponenzialmente la tassazione sia di diminuire la spesa.
L’Unione europea è una aberrazione della Democrazia e del diritto pubblico poiché favorisce tutto questo. È stato creato un sistema in cui alcune società hanno la possibilità di decidere se un Paese e i cittadini che lo compongono devono vivere dignitosamente o meno. I mercati sono sovrani, gli Stati no. Le agenzie di rating rappresentano uno strumento per imporre delle pressioni aggiuntive a quelle nazioni che non volessero adottare le riforme di austerità imposte dalla Troika (BCE+UE+FMI) ed è da considerare sotto quest’ottica la dichiarazione di Pierre Moscovici, ministro delle finanze francese che considera il downgrade “un invito a continuare e a ampliare in maniera rapida e risolutiva le riforme iniziate dal governo”. Oggi, il sistema euro ha fatto si che gli strozzini possano decidere il futuro dei popoli. Guardiamo la Grecia, l’Irlanda o la Spagna: devono elemosinare risorse da enti sovranazionali composti da non eletti.
Vogliamo porre fine a quest’incubo? Io lo voglio.

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