L’eventuale uscita dall’euro, scrive Merrill Lynch, oltre a rendere possibile, attraverso la svalutazione, il riequilibrio della bilancia commerciale e in prospettiva una crescita guidata dalle esportazioni, avrebbe effetti benefici anche sui tassi di interesse, poiché i mercati sarebbero rassicurati dal ritorno alle monete nazionali, fattore che ridurrebbe la possibilità di un default.
Athanasios Vamvakidis e David Woo di Bank of America Merrill Lynch pronosticano l’uscita dell’Italia dall’Euro, a sorpresa, prima della Grecia, in uno studio rilasciato pochi giorni fa.
O almeno è ciò che potrebbe accadere applicando la teoria dei giochi.
Secondo i due economisti l’Italia potrebbe avere diversi vantaggi nell’abbandonare volontariamente l’euro, prima che siano i mercati a deciderlo. Se così facesse, godrebbe di “benefici in termini di miglioramento della competitività, crescita economica e finanza pubblica”. Il nostro paese, in particolare, non si troverebbe ancora in una posizione maggiormente vincolata come la Grecia.
L’eventuale uscita dall’euro, scrive Merrill Lynch, oltre a rendere possibile, attraverso la svalutazione, il riequilibrio della bilancia commerciale e in prospettiva una crescita guidata dalle esportazioni, avrebbe effetti benefici anche sui tassi di interesse, poiché i mercati sarebbero rassicurati dal ritorno alle monete nazionali, fattore che ridurrebbe la possibilità di un default.
Ma se l’uscita dall’euro fosse “ordinata”, gli investitori dimenticherebbero presto anche un eventuale parziale default. Così accadde alla Russia nel 1998 che due anni dopo fu il mercato con maggiore crescita al mondo. “Il mercato ha la memoria molto corta. Se gli investitori hanno la possibilità di fare affari, a loro davvero non interessa” quanto accaduto poco tempo prima, spiega a Bloomberg uno dei due autori.
Lo studio analizza la possibilità che la Germania paghi per la permanenza nell’euro dei PIIGS. Anche in tal caso, gli incentivi a rimanere nell’eurozona sono minori per l’Italia rispetto al resto degli stati periferici. Mettendo in ordine i 17 Paesi dell’Euro in base alla probabilità di un’uscita “ordinata” l’Italia e l’Irlanda si trovano a quota 3,5 mentre la Grecia è a metà con 5,3. La Germania è ovviamente il paese che meno ha interesse a lasciare l’euro ed è in fondo alla lista con 8,5, preceduta da Austria, Belgio e Finlandia.
La tabella che segue indica i possibili effetti di una uscita “ordinata” dall’euro per i diversi paesi. L’Italia e l’Irlanda sarebbero le nazioni a trarne maggiori vantaggi relativi:
Lo studio è reperibile a questo link:www.latribune.fr/getFile.php?ID=5314959
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