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sabato 22 dicembre 2012

INTERVISTA A GIORGIO GALLI

Galli: "Il successo di Bersani? Senza un vero programma di sinistra rischia di essere una vittoria di Pirro"

di Ignazio Dessì

Giorgio Galli
Partiamo dall’inizio professor Galli, cosa pensa del risultato di queste primarie del Centrosinistra?
Le primarie del Pd hanno legittimato Pier Luigi Bersani a candidarsi alle prossime elezioni politiche per il posto di presidente del Consiglio. Ma la vittoria del segretario del Pd su Matteo Renzi è servita anche a superare i problemi interni e a fugare tutti i dubbi che l’elettorato ha dimostrato di nutrire nei confronti dei partiti, dei politici e finanche di quella che dovrebbe essere la casa della Sinistra italiana? Non basta infatti disputare una bella competizione per le primarie se non si dice cosa si intende fare per tirare fuori la maggior parte dei cittadini di questo Paese, delle sue aziende, delle sue famiglie, dei suoi giovani e dei suoi anziani dalla situazione di disperazione in cui si trovano. Senza tale passo l’affermazione di Bersani rischia di rivelarsi una vittoria di Pirro. “Se alcuni problemi non vengono risolti l’epilogo potrebbe proprio essere questo”, sostiene Giorgio Galli, uno tra i più apprezzati politologi italiani.
“L’affermazione di Bersani rappresenta l’affermazione del vecchio gruppo dirigente del partito. Renzi è molto lontano dalla tradizione della Sinistra ma ha detto una cosa giusta, che dietro le primarie c'erano due immagini di come essa potrebbe essere: la sua e quella più tradizionale di Bersani. Si è affermata quest’ultima visione ma credo non sia per nulla risolto il problema di cosa oggi la Sinistra dovrebbe essere”.
Quindi cominciano a prospettarsi venti di vittoria ma le incognite per la Sinistra restano molteplici?“Intanto non sappiamo ancora con quale legge elettorale si voterà. La Bindi ha parlato di un impegno a modificare il Porcellum spiegando tuttavia di non essere certa della riuscita. In ogni caso, rimanga il Porcellum o venga modificato, è presumibile venga assegnato un premio. Questo contribuirà a dare una maggioranza al Centrosinistra alla Camera ma lascerà sicuramente dei dubbi al Senato. Si tratta di vedere allora cosa si vuol fare. Si vuol proseguire con l’agenda Monti, che non porterà alcun risultato rispetto alle problematiche attuali, o si vuole affrontare in modo diverso la situazione italiana? Le primarie non hanno certo risolto questo problema e, in verità, neanche lo hanno affrontato”.
A suo avviso si potrebbe arrivare a una situazione di ingovernabilità, o di opportunità politica che dir si voglia, per cui alla fine Monti rimarrà a Palazzo Chigi?“Sì, c’è questa possibilità. Circolano però anche ipotesi per cui Monti potrebbe addirittura garantire la continuità della sua agenda dal Quirinale, dopo Napolitano. In previsione di una sua affermazione bisognerebbe invece chiedersi cosa il Centrosinistra intende fare. Questa eventuale maggioranza servirà ad applicare i dettami della troika europea, come fa Monti oggi, oppure no? Se la maggioranza di centrosinistra farà questo l’Italia finirà con l’essere davvero paralizzata”.
A questo punto insomma sarà molto importante il programma che lo schieramento di centrosinistra riuscirà a presentare.“Esatto, si può trattare in Europa un programma italiano con al centro per esempio la crescita e la messa in sicurezza del territorio. A parte drammi come quello dell’Ilva, per cui l’idea è continuare a produrre sanando il territorio di Taranto, se non ho capito male, siamo arrivati in generale in Italia al punto che quando piove - non solo in Sicilia o in Basilicata, ma anche in Liguria - si chiudono le scuole per paura di quanto potrebbe accadere. Allora bisogna andare negli organismi europei a discutere l’attuazione di un tipo di programma simile, non continuare a rischiare la sorte della Grecia, tagliando le pensioni, chiudendo le scuole e togliendo letti dagli ospedali. E per realizzare ciò, ovviamente, occorre un’agenda del tutto diversa da quella di Monti”.
Con la vittoria di Bersani, alcuni prevedono una nuova discesa in campo di Berlusconi. Secondo lei, vedremo l’ex premier nuovamente candidato e magari pronto ad alimentare la solfa del “pericolo comunista”?“Se avesse vinto Renzi il Cavaliere avrebbe rifiutato il confronto con lui, invece quello con Bersani potrebbe essergli più consueto e congeniale. Tuttavia è difficile dirlo. Ieri sera ho sentito in un dibattito televisivo Giuliano Ferrara, uno molto esperto delle cose berlusconiane, dirsi poco sicuro di un ritorno di Berlusconi. E poi cosa farà? Una coalizione con la Lega? Ripresenterà Forza Italia? Comunque sia, le previsioni danno un Berlusconi votato alla sconfitta, e lui non sembra una persona disposta a rischiare di perdere: o vince o non partecipa. Ma io dico una cosa: chiederci ancora se Berlusconi scende in campo o no è segno della grande arretratezza di quello di cui si parla rispetto al vero problema da affrontare per il bene del Paese”.
Un problema davvero grosso, per altro.
“Sì, per questo c’è l’esigenza di un programma di ricostruzione. Lo stesso Monti e la Confindustria ammettono che ci troviamo nella stessa situazione successiva a una guerra persa, e quindi il problema è ben altro rispetto alla ridiscesa o meno di Berlusconi in campo o al come si chiamerà lo schieramento con cui intende farlo”.
Cosa pensa di Grillo, o meglio del Movimento 5 Stelle? Queste primarie l’hanno messo in ombra e ciò potrebbe avere ripercussioni in funzione delle prossime elezioni?“Non credo. Giustamente bisogna distinguere la figura di Grillo, e il ruolo che lui ha, dal movimento dei grillini. Un movimento pervaso da una logica abbastanza autonoma e che sul territorio sta mobilitando moltissime persone, gruppi ed energie. Situazione sulla quale avrebbe influito molto di più una vittoria di Renzi. In qualche modo, con le sue posizioni generiche, con la sua grande richiesta di rottamazione e di cambiamento, il sindaco di Firenze avrebbe potuto essere per il M5S più pericoloso di quanto non lo sia Bersani”.
C’è il rischio che Renzi prima o poi, per le differenze anche programmatiche con gli altri, lasci il Pd?“Ieri ha ribadito di voler tornare a fare il militante del Pd e il sindaco di Firenze. Tuttavia aveva creato un migliaio di comitati e, senza una presenza attiva, tutto quel lavoro rischia di dissolversi, magari di subire una influenza proprio dal Movimento 5 Stelle. Quindi se ci sarà una vittoria elettorale e il governo dovesse trovarsi semiparalizzato allora, probabilmente, potrebbe tornare alla carica, in prima istanza dentro il Pd, poi dipenderà dagli sviluppi. Andiamo incontro a una situazione molto drammatica e, con una classe politica complessiva incapace di rendersi conto della gravità della situazione, gli sviluppi futuri sono imprevedibili. Saranno quindi le condizioni oggettive a consigliare a Renzi se ripresentarsi in qualche modo e in qualche forma all’interno del Pd o prendere un’altra strada. Per ora credo rimarrà in attesa”.
Condivide che da queste primarie è scaturita una richiesta di più sinistra? La voglia di un più intenso “profumo di sinistra”, per usare termini vendoliani?“Io credo di sì. Emerge questo desiderio che del resto, contraddittoriamente, si manifestava anche attraverso alcune componenti del composito mondo ruotante attorno a Renzi. Lui era su posizioni assolutamente moderate ma ha potuto contare su una parte della vecchia militanza di base del vecchio Pci. Tale desiderio di cambiamento è rappresentato poi in buona parte da Vendola, ma occorre anche verificare che consistenza assumerà il movimento nascente intorno a De Magistris. Un fenomeno a uno stato embrionale che fa intuire anch'esso un desiderio di sinistra nel Paese. Si tratta ovviamente di vedere se questo fermento a sinistra si tradurrà in progetti e programmi precisi, cosa che, in verità, per ora non mi sembra”.

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