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lunedì 14 gennaio 2013

ALLE URNE GLI ITALIANI VOTEREBBERO LA GREEN ECONOMY


Luca Aterini

«La green economy è una rivoluzione silenziosa, che sta producendo un cambiamento culturale in cui responsabilità e prosperità sono aspetti chiave non più disgiungibili». Il sociologo e sondaggista Renato Mannheimer, alla guida dell'Ispo - Istituto per gli studi sulla pubblica opinione, ha commentato così i risultati del sondaggio recentemente commissionato da VedoGreen (società appartenente al Gruppo IR Top, nasce nel 2011 dall'ideazione del primo Osservatorio italiano sulla green economy nel mercato dei capitali) in occasione della seconda edizione di "Green Economy on capital markets".

All'interno dello studio, che analizza i risultati economico di un campione di 113 società "green" quotate sui principali listini europei (di cui 13 società quotate su Borsa Italiana), sono infatti presenti i risultati di un sondaggio condotto dall'Ispo tramite interviste telefoniche «su un ampio campione di 801 individui», volto a scoprire la percezione della green economy nel pubblico italiano.

Nonostante i traguardi conquistati, sul lato della conoscenza pubblica l'economia verde mostra ancora importanti lacune. Parlando di green economy, alla domanda «quanto si ritiene informato?», la maggioranza (56%) degli intervistati risponde negativamente. Si ritiene «abbastanza informato» il 38% del campione, mentre «molto informato» soltanto il 5%: sono i laureati e i dirigenti coloro che si sentono più ferrati sul tema, mentre chi è disoccupato o in cerca di lavoro (ma anche la fascia dei 18-34enni o chi ha un basso titolo di studio) resta indietro. Una suddivisione che non stupisce per quanto riguarda il livello di studio, ma preoccupa per quanto riguarda il deficit che coinvolge i giovani e coloro che un lavoro potrebbero trovarlo proprio all'interno di un'economia ecologicamente e socialmente compatibile.

Sono numeri che evidenziano una volta di più la necessità di comunicare efficacemente e pervasivamente il messaggio dell'economia ecologica. Se una parte rilevante della politica italiana ritiene davvero - come sembra fare, almeno a parole - importante portare avanti la linea della sostenibilità, questo non è un punto da poter continuare a trascurare.

Ma la vera sorpresa arriva all'interno del focus dedicato dal sondaggio alle scelte politiche in vista delle imminenti elezioni politiche, il 24 e 25 febbraio. Degli 801 intervistati (che per il 61% si dichiara di sinistra/centrosinistra) il 42% ritiene che «l'impegno concreto dei principali schieramenti politici sulle tematiche della green economy» influenzerà la propria scelta di voto alle urne. Praticamente, si tratta di un plebiscito: soltanto un esile 2% separa coloro che si dichiarano informati sulla green economy (il 44%) e coloro il cui voto sarà un voto verde.

Sfiora inoltre i 3/4 del totale la percentuale (72%) di chi crede che «l'azione di governo nei confronti della green economy» offra «grandi opportunità per il Paese e il governo dovrebbe incentivarne lo sviluppo anche attraverso incentivi economici diretti».

Questi dati integrano e vanno oltre la manifestazioni d'intenti contenute nell'agenda montiana (dove c'è «molto pink e molto green», a detta dello stesso premier) o anche nella Carta d'intenti del Pd, con la sua «politica industriale integralmente ecologica». Gli italiani che hanno la possibilità di avvicinarsi alla green economy (o, almeno, ritengono di averla) la ritengono un punto fermo. Chiedono un'economia più sostenibile, chiedono che sia il governo ad occuparsene. E sono disposti a votare i candidati che sono pronti a garantire questa linea: le forze politiche che concorrono alle elezioni sono disposte ad agire di conseguenza?

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