“E più la menzogna è spudorata, più esorbitanti sono i loro guadagni”
La menzogna, oggi, si materializza nelle promesse dei politici alla vigilia delle elezioni e negli Spot pubblicitari che propagandano a tambur battente gli straordinari effetti di miracolose diete, creme snellenti e farmaci taumaturgici. Si materializza nelle parole di preti in abiti principeschi dai volti emaciati e contratti dal dolore che, da esperti commedianti navigati, promettono gioia e vita eterna ai miserabili, agli afflitti, agli ammalati e ai diseredati, standosene comodamente appartati, al caldo nei sontuosi salotti vaticani, intenti a disquisire sull’immoralità dell’uso del preservativo, e altre amenità del genere. Nell’arco di solo mezzo secolo, la menzogna è stata assimilata a pratica relazionale e comportamentale, generazione dopo generazione, fino a noi, che ne abbiamo fatto baluardo di civiltà, di progresso e di semplificazione.
Come si è venuta a creare e a consolidare una tale condizione, senza che un moto di ribellione popolare, sia insorto ad arginare una tale degenerazione?
“Ci sono campi, campi sterminati, dove gli esseri umani non nascono, vengono coltivati. A lungo non ho voluto crederci, poi ho visto quei campi con i miei occhi…”
Gli individui che compongono le moderne società liberiste, inette e rammollite, non conoscono la verità. Il loro pensiero omologato e omologante, è il risultato di un libretto di istruzioni che il “Sistema Relativista Mediatico” distribuisce loro, e che, gli stessi, interpretano alla lettera in ogni suo punto, comma e nota. Questo succede, perché al di fuori di quella recinzione, che circoscrive la loro apparente esistenza, non saprebbero sopravvivere. “La fuori, l’acqua scorre immacolata dalla sorgente fino al mare, e l’aria profuma di fiori di pesco. La sera, intorno al camino, la fuori, la gente racconta storie fantastiche, e i bambini spalancano di meraviglia i loro occhioni, cavalcando cavalli alati sopra foreste primordiali popolate da elfi, gnomi e fate. La fuori, la terra è piatta e le stelle sono i desideri degli uomini appese al grande manto celeste. Perché la fuori, tutto è chiaro ed evidente, e il volto del male non ha le sembianze del mendicante. Ma all’interno della Grande Gabbia, tutto è relativo. Così, il giusto e l’iniquo si confondono, la licenza si fa libertà, la contraffazione verità, il falso spodesta l’originale mentre lo scempio ambientale si fa progresso. E intanto la bellezza si prostituisce, scandalosamente, alle lusinghe della perversione, e del vizio”. J.T.
Meglio restarsene buoni dentro la Grande Gabbia, dove tutto è già codificato e programmato, dove ogni più remoto barlume di consapevolezza e discernimento è stato cancellato, e principi e valori non sono che le parole sconosciute e vuote di un mondo ancestrale, di una dimensione onirica e di un tempo eroico che fu.
Tutto questo di contro, induce a forme di frustrazione, di depressione e di smarrimento panico, alle quali, il Sistema, cerca di ovviare, mettendo a disposizione nuovi strumenti di comunicazione virtuale, atti a fare interagire in tempo reale, i vari sentimenti di rabbia, di indignazione e di immaginifiche rivoluzioni e sommosse. In questo modo il Sistema li disattiva, rendendoli inoffensivi, tenendoli impegnati e dando loro l’impressione di essere protagonisti e possibili artefici del cambiamento. Ogni soggetto è schedato, controllato e, di privato, non è rimasto nulla.
Per questa inedita specie umana, non vi è alcuna speranza di riscatto essendo la sua mente, oramai completamente plagiata e la sua volontà e reattività, ridotta ai minimi termini. La sua passione per la terra si è estinta, e la fatica per il lavoro dei campi, un ostacolo insormontabile.
Noi occidentali, in primis, non siamo che polli in batteria. Nella Grande Gabbia ci siamo imprigionati volontariamente, dopo averla noi stessi costruita, recidendo ogni rapporto con il mondo degli spiriti. Ogni parametro di riferimento e di comparazione logica, necessari per giungere a decifrare e definire scelte oggettive di stampo etico, sono stati per sempre cancellati dalla nostra coscienza, e la nostra consapevolezza , è limitata all’area occupata all’interno della Grande Gabbia, dove tutti, trascorriamo una vita artificiale, .
Questo tipo di particolare schiavitù, (eccezionale nella storia dell’umanità) ha privato l’individuo, dell’alba e del tramonto, costringendolo ad un’esistenza limbica, a mezz’aria fra una presente assente e un domani inesistente. Un mutante umanoide, risultato ultimo di un processo regressivo di omologazione cognitiva che, inverosimilmente, lo stesso, ha pianificato e reso operativo. Un caso unico, per l’eccezionalità, nella storia dell’umanità.
Questo “singolare” esemplare umano, affetto da una particolare patologia (infantilismo cronico degenerativo), non è in grado di procurarsi il cibo, di scaldarsi, di produrre autonomamente alimenti, di soffrire e di decidere.
Un uomo privo della più remota forma di volontà, che rifiuta ogni fatica fisica, responsabilità individuale e ragione, essendosi consegnato anima e corpo fra le grinfie del Sistema Padrone da lui stesso partorito.
La maggior parte del suo cervello, che per milioni di anni gli ha consentito di sopravvivere, di adattarsi ed evolversi, non solo è rimasta inattiva, ma nella gran parte degli individui del mondo occidentale (nuove generazioni in particolare), è totalmente assente.
Nel frattempo il Sistema si sfrega le mani, sapendo che fuori dalla Grande Gabbia – da quella prigione – non è più in grado di sopravvivere.
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