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sabato 5 gennaio 2013

RIFLETTIAMO INSIEME: LA FABBRICA DEL "SISTEMA"


Naturalmente anche la tv tiene in latitanza forzata una parte considerevole di informazioni, e questo succede perché l’effetto emulazione potrebbe mettere in serio pericolo lo status quo, ma anche perché le coscienze dei telespettatori devono essere plasmate attraverso quegli elementi che sono funzionali solo al sistema.

L’emulazione è insita nei bambini, essi copiano in maniera spontanea ciò che vedono e ciò che ascoltano; è anche attraverso l’emulazione che la natura mette in moto i meccanismi di apprendimento dei bambini, e questo processo di apprendimento, gli apparati dello Stato lo conoscono molto bene, perciò i censori hanno il preciso compito di esercitare un ferreo e costante controllo sulle informazioni, decidendo ciò che conviene o non conviene divulgare. Per inciso, gli adulti non sono esclusi dallo stesso processo di apprendimento, ma se ciò che viene appreso in età adulta può essere dimenticato, nel bambino le conoscenze apprese per emulazione (quindi per gioco) si stampano a fuoco nella sua coscienza, condizionando l’intero percorso di vita, i pensieri, le scelte, le azioni.

Ci sono invece cose che lo Stato ritiene assolutamente necessarie e basilari per la formazione dei bambini, cose che i più piccoli devono necessariamente assimilare, copiare, giocando: violenze d’ogni sorta, guerre, competizioni anche sportive, divisioni sociali, storie e favole di re e regine, di principi e principesse, di eroi e super eroi, donne oggetto, banalità edonistiche… cioè tutto il necessario affinché nel fanciullo si installi quel materiale cognitivo preposto alla formazione del futuro cittadino che perpetua, assolve, giustifica, persino ossequia il sistema violento e autoritario, competitivo e mediocre, borghese e capitalista, gerarchico e fascista.
Quando i bambini non sono davanti alla tv, essi si trovano generalmente a scuola, cioè in quel luogo ipercontrollato come un carcere, supernormato, dove vige la disciplina più intransigente giustificata da un presunto ‘dovere civico’ e da un’ipocrita ‘buona morale’. Il fatto però si è che la natura umana tende a cercare comunque la libertà, quindi a sovvertire le norme imposte dall’alto. E’ gioco-forza. Ma allora che cosa succederebbe se i bambini a scuola, in questo tipo di scuola autoritaria, venissero lasciati liberi? E’ evidente che i piccoli, avendo nella coscienza e nel bagaglio culturale solo elementi autoritari (si conosce per agire e viceversa), in quei brevi momenti di ricreazione, ma anche nei momenti in cui furtivamente riescono a sottrarsi al controllo, non possono far altro che esercitare l’autorità e competere. Perciò si spiegano anche i continui dispetti reciproci e il caos da artiglieria in rotta di battaglia. Una libertà concessa a chi ha assorbito il modello autoritario non potrà mai generare armonia e solidarietà. E’ ciò che vuole il sistema per imporre ai cittadini il suo ‘ordine’ a forza di coercizioni e repressioni.
Così i bambini mettono in pratica tutti i modelli acquisiti: copiano fedelmente l’autorità dell’insegnante (o del genitore più autoritario), aspirano ad una posizione di controllo sugli altri, si organizzano in bande contro alcuni compagni o compagne, si allenano all’obbedienza nei confronti di un capo riconosciuto (nota: un capo è quello che incute più paura degli altri, e questa paura è sempre frutto di un esercizio di violenza reiterata, anche psicologica). Finita la ricreazione, quando si ritorna nei ranghi, i bambini continuano ad esercitarsi con gli elementi autoritari che la scuola fornisce loro: tornano a informarsi sul valore della guerra e sulla potenza di qualche arma per dichiararsi con più fierezza ‘appartenente a uno Stato’, si identificano con un dittatore qualsiasi, con un generale, con un imperatore, disegnano armi di ogni tipo (in questo la loro creatività non ha limiti, è tutto dire), eccetera. Spesso questi studenti, durante lo studio forzato, evadono con la testa e pensano al successivo momento di svago-guerresco dove mettere in pratica le infinite strategie di supremazia per poter praticare il loro sacrosanto ‘diritto’ al dominio, la disuguaglianza e la classificazione dei ruoli sociali. E tutto come fosse la cosa più normale e naturale del mondo.
Sotto questa luce i bambini appaiono già come dei piccoli adulti, ma questi ultimi, i genitori, cosa pensano dei loro figli?

Solitamente i bambini sono sempre motivo d’orgoglio per ogni genitore che li vede così ‘scaltri da non farsi mettere i piedi sulla testa’. E ci sarebbe davvero da esserne fieri se questi bambini imprassero veramente a non farsi mettere i piedi sulla testa, ma non dagli altri bambini (gli eguali-nemici), bensì dall’autorità! Invece i piccoli imparano anche dalla scuola ad essere forti con i deboli e deboli con i forti. Chi sbaglia paga e subisce, ma solo se chi sbaglia è in minoranza o se è più debole. Insomma, così piccoli e già così cittadini, pronti a farsi comandare dal più forte e a comandare a loro volta sul più debole, sempre felici per la promessa di un premio, e sempre terrorizzati di fronte ad una paventata punizione. Schiavi e padroni ad un tempo, ligi kapò e feroci dittatori, imprigionati in questo ciclo di violenza, di abbrutimento, di omologazione e di ingiustizia. Tutto dovuto per ‘diritto’, tutto voluto dallo Stato.

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