Di Alessandro Proietti
Appuntamento in quel di Washington per i ministri delle Finanze e i governatori delle Banche centrali a margine del nuovo round del Gruppo dei Venti. La tappa a stelle e strisce (programmata per il 18 ed il 19 aprile), in un'America ancora scossa da fatti di Boston e del Texas, sarà caratterizzata da discussioni 'tipiche' dell'agenda del G20: l'outlook sull'economia globale così come la ricerca di una forte (e sostenibile) crescita sono solo due dei principali topic che verranno affrontati. Proprio la ricerca di un comune approccio al problema legato alla debole domanda globale sembra essere al centro dell'attenzione.
Andando oltre le tematiche standard, ecco però che vengono al pettine una serie di 'problemi' internazionali che non potranno essere ignorati. Non mancherà un'interrogazione, su spinta teutonica, circa i 'paradisi fiscali': fonti governative tedesche si sarebbero lasciate sfuggire un "Chiediamo chiaramente più trasparenza" dopo che il caso Cipro ha riportato in primo piano una 'questione' economica internazionale mai del tutto sopita.
Altro capitolo scottante di questo meeting del G20 sarà sicuramente quello legato alle 'svalutazioni competitive' delle valute nazionali. Passata la prima ondata di timori legati ad una 'currency war', i tempi sembrano maturi per affrontare tale tematica. Il segretario del Tesoro americano, Jack Lew, ha chiaramente fatto intendere la sua preoccupazione per quel comportamento' (il c.d. «beggar thy neighbor») mostrato a più ripresa dalla Cina e dal Giappone. "Non bisogna perseguire specifici tassi di cambi con intenti competitivi" ha dichiarato Lew. Più 'soft' l'approccio europeo con il presidente della Bce Mario Draghi che afferma: "non c'è alcuna currency war", gli accresciuti stimoli della Bank of Japan sono "determinati da considerazioni di policy domestica".
Il fenomeno Abenomics, il piano di stimoli lanciato da Shinzo Abe per la depressa economia giapponese, si inserisce di diritto in questo discorso. I timori che il 'quantitative easing' -strettamente legato al deprezzamento della valuta- divenga di moda in Asia (da ricordare la recente apertura della Corea del Sud oltre al più celebre caso nipponico) sono più che tangibili. Gli states hanno già fatto sapere che monitoreranno da vicino lo sviluppo della situazione giapponese e proporranno un dibattito sul caso della svalutazione competitiva delle valute domestiche.
Molti spunti, dunque, per una 'due giorni' in cui ciascuno partecipante spera di poter segnare 'un punto' sul proprio tabellone.

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