La prima votazione riguardo l'elezione del Capo dello Stato non è andata a buon fine: il candidato del Pd Franco Marini - nome gradito anche per il Pdl - ha ottenuto 521 voti mentre il quorum richiesto alla prima votazione sono i 2/3 dei componenti l'assemblea elettorale, ovvero 672 voti. Invece il candidato del M5S Stefano Rodotà ha ottenuto 241 voti.
Beppe Grillo dal suo blog ha così commentato l'accaduto: "Gargamella ha inseguito i puffi presenti in sala per convincerli a votare l'ex democristiano Marini, candidato dal Pdl, invece di Rodotà, che sarebbe acclamato dagli italiani per plebiscito. Marini rappresenta lo status quo, la garanzia di un governo Bersani "amico del giaguaro" che vuole smacchiare lo psiconano con la lingua, la nomina di un ministro della Giustizia non ostile a Berlusconi e forse l'innalzamento di quest'ultimo a senatore a vita il prossimo anno". 
"Nessuno - continua Grillo - ha spiegato a Bersani che l'Italia è cambiata, che non vuole più accordi sottobanco con lo psiconano come è avvenuto negli ultimi vent'anni. Il Paese vuole togliersi, definitivamente, il sudario in cui l'hanno avvolta i caporioni del Pdl e del pdmenoelle. La guerra è finita, arrendetevi. Liberateci per sempre dalla vostra presenza. Siamo esausti".
Intanto il capogruppo in Senato Vito Crimi evidenzia che "Rodotà è stato votato non solo dai nostri candidati. Quindi è un segno forte che è una persona di alto profilo. Rodotà non è un candidato del M5S, potrebbe essere un presidente di tutti, quindi non vedo perché non potrebbe essere accolto dal Pd. Spieghino a noi e ai suoi elettori perché il Pd dice no a Rodotà prima di chiederci altre proposte".

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