Ottenere acqua potabile dalla nebbia. Una tecnica da molti anni conosciuta in natura e messa in pratica ad esempio dai coleotteri, ma che di recente anche l’uomo ha imparato a padroneggiare. Tanto che dagli scienziati del MIT arriva una speciale struttura in grado di raccogliere fino a cinque volte il quantitativo che fino ad ora era possibile raccogliere.
Un incremento dell’efficienza di raccolta dell’acqua derivato dall’ipotesi che stringendo le maglie delle reti giganti, studiate per convogliare le goccioline raccolte in un contenitore finale, si potesse ottenere un maggiore apporto idrico. Le maglie di solito sono realizzate con materiali plastici facilmente ottenibili e poco costosi, che presentano però spaziature troppo ampie e poco trattengono l’umidità contenuta nell’aria. Secondo il gruppo di ricercatori è possibile ottenere ben altre prestazioni:
I calcoli dettagliati ricavati dai test di laboratorio indicano che la migliore prestazione arriva utilizzando maglie ottenute con cavi di acciaio inox dello spessore di 3 o 4 volte un capello umano, distanziate di circa il doppio della loro misura.
Inoltre la maglia dispone di uno speciale rivestimento per immersione che consente alle piccole goccie di scivolare più facilmente giù nella canalina di raccolta non appena si formano, prima che il vento le soffi fuori dalla superficie e le reinserisca nel flusso della nebbia.
Al momento è in corso una prova sul campo in Cile, della durata di un anno, dove i ricercatori testeranno l’effettiva resa e le eventuali misure utili a incrementare in maniera ulteriore l’efficienza. Secondo la nota diffusa dall’istituto:
I ricercatori cileni hanno stimato che se anche solo il 4% dell’acqua contenuta nella nebbia potesse essere catturato sarebbe sufficiente a soddisfare le esigenze idriche della quattro regioni più a nord di quello Stato, comprendenti l’intera area del deserto di Atacama.
fonte: Greenreport
Nessun commento:
Posta un commento