Se vivessimo in un paese normale farei subito due dichiarazioni parallele per introdurre l’argomento.
La prima sarebbe:
“Solidarietà per Alessandro Sallusti. Protestiamo per impedire che venga arrestato, garantendo a tutta la nazione il rispetto per la libertà d’espressione, la salvaguardia della libertà di stampa e il diritto sacrosanto a esprimere la propria opinione, sia per i giornalisti professionisti che per qualunque cittadino”.
La seconda sarebbe:
“Essendo un Libero Pensatore, figlio di Monsieur Voltaire, pur manifestando la mia serena disistima civile individuale per la persona di Alessandro Sallusti, gli riconosco il diritto alla sua piena libertà d’espressione, nonché il diritto a combattere – ed io starò al suo fianco e lo sosterrò- per salvaguardare il proprio legittimo diritto a esprimere liberamente la sua opinione personale”.
Le due parallele formerebbero il binario della libera stampa in libero Stato.
Ma questo non è un paese normale.
E i cittadini italiani, che hanno memoria corta, non hanno la possibilità di farsi una esatta idea della realtà.
E infatti veniamo alla notizia del giorno, così come io la fornisco a voi che state leggendo questo post. Così apparirebbe sulla prima pagina del mio quotidiano surreale:
“Una spia dei servizi segreti militari italiani confessa in aula, alla Camera dei Deputati, di essere lui e non Sallusti l’autore del testo”.
Accanto a quest’articolo apparirebbero almeno due editoriali, firmati da due esponenti di rilievo del mondo professionale giornalistico o della classe intellettuale; diciamo uno di estrazione moderata, conservatore, l’altro di matrice progressista. Entrambi gli autori, nel nome dell’applicazione dello Stato di Diritto, scriverebbero una lettera aperta all’Ordine dei Giornalisti chiedendo “l’immediata convocazione del collega Alessandro Sallusti da parte del comitato interno dei probiviri per fornire spiegazioni relative al fatto di aver pubblicato un articolo, sapendo che era firmato da un giornalista quando era ancora radiato dall’albo per indegnità etica, perché identificato, documentato e provato che si trattava di un regolare agente segreto, in forze al servizio di informazioni riservato militare del Ministero degli Interni, il cui compito consisteva nel pubblicare dei falsi costruiti. Per pubblicare tali falsi, l’autore era pagato con i soldi dei contribuenti. Scoperto, denunciato e processato per tale attività, il giornalista veniva conseguentemente espulso e radiato dall’albo. Il quotidiano “Il Giornale” era perfettamente a conoscenza dei fatti in questione, tant’è vero che per impedire l’insorgere di polemiche aveva accettato di pubblicare i suoi articoli firmandoli con uno pseudonimo di fantasia, coperto dal legittimo diritto alla privacy delle fonti giornalistiche”. Accanto a questi due editoriali, un bislacco articolo firmato da un giornalista con lo pseudonimo “più-realista-del-re”. In tale articolo, l’autore si chiede se tale giornalista “avvalendosi di una inusuale prerogativa di guadagno che – per sua costituzione- esula dal’essere publicizzata perché è, per l’appunto, segreta, nel momento in cui diventa manifesta, non debba essere sottoposta a regolare fatturazione, e far parte della regolare denuncia fiscale presso gli organi competenti dell’ufficio nazionale delle tasse”.
Ma di che cosa stiamo parlando?
Stiamo qui parlando del segreto di Pulcinella.
Un nuovo scoop di questo blog che fa parte della serie “lo scoop che non è per niente uno scoop perché lo sanno tutti da sempre e perfino la rete è piena zeppa di abbondanti notizie su tale signore”.
E la notizia di ieri, quale sarebbe?
La seguente:
Ieri al pomeriggio, verso le 17.30, nello stupore generale, in diretta televisiva (Rainews24) poco dopo aver risposto all’on. Antonio Di Pietro, nel corso di una regolare interrogazione parlamentare relativa alla legge sulla diffamazione, il Ministro degli Interni, Cancellieri, si è sentita chiedere la parola da un deputato del PDL. Gliel’ha concessa.
L’onorevole Renato Farina, eletto nella circoscrizione di Como nell’elezione politica del 2008, si è alzato in piedi e ha dichiarato:
“Signor Ministro, onorevoli colleghi, in margine a quanto stiamo affrontando in questa sede, e per fugare ogni rischio di ambiguità, rivendico la paternità dell’articolo apparso nel febbraio del 2007 sulla testata “Il Giornale” firmato con lo pseudonimo Dreyfuss. Io sono l’autore di quell’articolo. Sallusti non c’entra. E' vero, l'articolo in questione era sbagliato e chiedo scusa al giudice Cocilovo. Ma non lo ha scritto Sallusti, l'ho scritto io. E per evitare un'ingiustizia chiedo per il direttore la Grazia del Presidente della Repubblica o la revisione del processo. Intervengo per un obbligo di coscienza e per ragione di giustizia. Se Sallusti conferma la sua intenzione di rendere esecutiva la sentenza accadrà un duplice abominio: sarebbe sancito con il carcere l’esercizio del diritto di opinione e Sallusti finirebbe in prigione per errore giudiziario conclamato. Quel testo a firma ‘Dreyfus’ lo ho scritto io e me ne assumo la piena responsabilità morale e giuridica. Chiedo umilmente scusa al magistrato Cocilovo: le notizie su cui si basa quel mio commento sono sbagliate. Egli non aveva invitato nessuna ragazza ad abortire: la ha autorizzata, ma non è la stessa cosa. Chiedo umilmente per Sallusti la grazia al Capo dello Stato o che si dia spazio alla revisione del processo. Se qualcuno deve pagare per quell’articolo, quel qualcuno sono io”..
Poi si è rimesso a sedere.
La ministra lo ha ringraziato e ha cambiato argomento.
La notizia ha avuto poco rilievo perché tutti eravamo presi dal fatto che Berlusconi viaggiava in treno invece che in aereo ed eravamo molto animati dall’interesse “politico” sulla nuova attività mercantile del consigliere regionale della Lombardia, Nicole Minetti.
Il problema consiste nel fatto che la confessione dell’on. Farina, obbliga automaticamente l’Ordine dei giornalisti a prendere atto che il direttore del quotidiano pubblicava articoli di un professionista radiato dall’albo “per indegnità, falso, diffusioni di notizie diffamatorie, originate e provenienti dalla sua provata e documentata attività di agente segreto al servizio del SISMI, come già ampiamente provato dalla Cassazione, oltre che da questo Ordine”.
Nessun rilievo alla notizia. Omertà della cupola mediatica.
Eppure si sapeva tutto da tempo, quantomeno nell’ambiente. Ma non si poteva dire perché non c’erano prove dirette. Con la confessione dell’agente segreto alla Camera dei Deputati, in diretta televisiva, da oggi lo si può dire. Ma non lo dice nessuno (perché sennò sono guai, è ovvio) e quindi l’Ordine presumibilmente non farà nessun intervento. Il che, tradotto, in termini di mercato, vuol dire che i servizi segreti italiani seguiteranno a inserire dei loro agenti (per l’appunto “segreti”) all’interno delle redazioni dei quotidiani, pagandoli in alcuni casi anche 5, 10, 15 mila euro per un solo articolo, purchè il contenuto venga stabilito “interessante e strategicamente rilevante ai fini della difesa e salvaguardia degli interessi nazionali dello Stato” (come recita la normativa interna che regola l’immissione dei disinformatori all’interno della cupola mediatica).
Questo fatto apre diversi fronti, tra cui, la reazione lecita di ogni cittadino italiano dotato di buon Senso, buona volontà e senso civico del pudore etico:
“visto che è norma consolidata, accettata dall’Ordine, e anche “ufficialmente” dalla Camera dei Deputati, che gli agenti segreti vengano pagati con i soldi dei contribuenti per diffondere falsi dichiarati ed essere attivi nella pratica della diffamazione (“per la salvaguardia degli interessi nazionali”), che garanzie abbiamo che ciò non avvenga anche in altre testate? Magari avviene in tutte le testate?
Quali sono gli autentici rapporti legali che intercorrono tra le testate cartacee –che usufruiscono di sovvenzioni statali e quindi sono pagate dai contribuenti, ad esclusione de Il Fatto Quotidiano- e gli uffici competenti del Ministero degli Interni e del Ministero della Difesa? Questo vuol dire che in Italia deve essere considerata pratica normale che i servizi segreti determino l’andamento del pensiero reattivo della cittadinanza, provocando quindi un orientamento anche in sede elettorale, decidendo dove e come e quando far scrivere articoli falsi e diffamatori sulle testate? Se La Stampa, la Repubblica, Corriere della Sera, i telegiornali Rai, La7, e tutti gli altri, oggi non protestano con vigore denunciando ciò che ieri al pomeriggio è accaduto è dovuto al fatto che sono completamente rimbecilliti? Oppure è legato al fatto che hanno anche loro qualcuno da nascondere e coprire nelle loro testate, visto che è considerata “norma usuale e consolidata”? Oppure, più banalmente, non lo fanno perché è meglio non correre rischi andando a scoperchiare il vaso di Pandora visto che prendono svariati milioni di euro l’anno dallo Stato e quindi basta una telefonata del Ministero degli Interni o del Ministero della Difesa per far cancellare la sovvenzione?
Ma se non vogliono raccontare i fatti, se non vogliono correre rischi, che razza di giornalisti sono? A che cosa serve leggere le loro testate? Soprattutto, a chi?
La signora Sonia Alfano, Presidente della Commissione Antimafia Europea, così scriveva a proposito dell’on. Enrico Farina in data 11 giugno 2012 (lo trovate in rete, dato che è stato pubblicizzato in TUTTA EUROPA e l’intero continente ci considera un paese fascista medioevale anche e soprattutto per fatti come questi):
Convenzione di Strasburgo: relatore una spia, Betulla 11 giugno 2012 articolo firmato Sonia Alfano, Presidente Commissione Antimafia d’Europa.
Chi poteva essere a Montecitorio il relatore del testo della Convenzione di Strasburgo sulla corruzione se non un pregiudicato? Certo, non condannato per corruzione. Solo per favoreggiamento. Non si trattava però di un furto di galline, ma del rapimento dell’ex imam di Milano Abu Omar. Parliamo del deputato PdL Renato Farina, alias Betulla, radiato dall’Ordine dei Giornalisti per aver pubblicato su Libero un falso dossier preparato dal Sismi. Renato Farina, colui che, dopo il rinvio a giudizio chiesto dal sostituto procuratore di Milano Armando Spataro, scelse il patteggiamento nonostante si ritenesse innocente. Una scelta discutibile; se ti ritieni innocente affronti il processo e con tutta probabilità sarai assolto. Tant’è, ha preferito dichiararsi colpevole. Risultato: condanna a sei mesi di reclusione, commutati in 6.800 euro di multa. Betulla, peraltro, sostiene di aver agito in nome dell’art. 52 della Costituzione: “Difendere la Patria è sacro dovere del cittadino”. Inconcepibile. Per me. Ad ogni modo Renato Farina, nonostante tutto, ancora oggi è libero non solo di scrivere sui giornali (perché con una sentenza depositata il 30 giugno 2011 la terza sezione civile della Suprema corte ha annullato la radiazione da parte dell’Ordine dei Giornalisti), ma anche di fare il parlamentare, grazie al PdL che ha voluto premiarlo per il suo operato regalandogli un posto alla Camera dei Deputati, e persino il relatore di un provvedimento così importante ed atteso. L’Ordine dei Giornalisti (che non è di recente istituzione, sappiamo bene chi lo ha voluto) non lo ha mai difeso, mentre il partito di Berlusconi lo ha addirittura premiato, forse riconoscendolo come un giornalista sacrificato sull’altare del tanto vituperato giustizialismo. Oggi, dopo anni (tredici, per l’esattezza) di attesa, la Camera dei Deputati discute finalmente sulla ratifica della Convenzione. Noi cittadini onesti avremmo certamente preferito che il relatore fosse una persona limpida, non legata a certi ambienti, non condannata. Ma si sa, nel Parlamento italiano, e soprattutto tra le fila del PdL, è difficile. Oggi, nel ventottesimo anniversario della morte di Enrico Berlinguer, che tanto ci ha trasmesso sulla “questione morale”, il relatore della ratifica della Convenzione di Strasburgo è un signore con un “nome d’arte” (Betulla), che passava al Sismi informazioni “estorte” in ambienti giornalistici e con false interviste. E’ uno che riceveva dal Sismi decine di migliaia di euro. Insomma, una spia. Peraltro, nei mesi scorsi, il procuratore aggiunto milanese Ilda Boccassini gli ha inviato un avviso di garanzia in cui si ipotizzavano i reati di ‘falso in atto pubblico‘ e ‘falso commesso da un pubblico ufficiale‘. Il deputato-spia si era presentato nel carcere di Opera con un 18enne, per fare visita a Lele Mora, ma, piuttosto che presentarlo come amico personale di Mora ed ex aspirante “tronista”, lo ha presentato come “consulente per i rapporti umani”
In un video che trovate su you tube se vi interessa (datato 21 Gennaio 2008) il giornalista Marco Travaglio spiegava chi era Renato Farina, che cosa faceva, che cosa voleva da noi. Non ci fu, allora, nessuna reazione da parte della società civile e da parte della società politica che trovò normale, lecito e consuetudinario il fatto che venisse messo in lista elettorale nella specifica circoscrizione del PDL, fortemente sostenuto dal senatore Marcello Dell’Utri e da Silvio Berlusconi.
Sia la televisione che la stragrande maggioranza della stampa mainstream italiana ha preferito non dar voce ai magistrati che hanno scelto di emettere questa sentenza, “apparentemente” odiosa e liberticida, di fatto, intelligente e bizantina modalità da parte della magistratura per lanciare (alla nazione) un gigantesco grido d’allarme –grazie signori giudici, io l’ho raccolto- per l’intera popolazione italiana, relativa alla vera natura della posta attualmente in gioco; e allo stesso tempo inviare ai servizi segreti, al Ministero degli Interni e al Ministero della Difesa, un severo ammonimento per chiarire la loro indipendenza rispetto alle pressioni da parte dei servizi segreti. Come a dire. “esiste ancora il Diritto, noi lo applichiamo”.
Nel caso qualcuno ancora non lo sapesse, l’articolo incriminato si chiamava ‘Il dramma di una tredicenne. Il giudice ordina l’aborto’ e l’articolista, ovverossia la onorevole spia Renato Farina, accusava di omicidio il magistrato incitando il lettore, cioè l’elettore, cioè l’opinione pubblica, a muoversi traendone le dovute conseguenze.
Ecco che cosa sostiene la Corte di Cassazione:
“Riteniamo opportuno precisare alcuni aspetti del caso Sallusti non esattamente evidenziati dalla stampa nei giorni scorsi. E cioè, primo fra tutti, il fatto che la notizia pubblicata dal quotidiano diretto dal Dott. Sallusti era falsa. La notizia pubblicata dal quotidiano diretto dal dott. Sallusti era ‘falsa’ (la giovane non era stata affatto costretta ad abortire, risalendo ciò ad una sua autonoma decisione, e l’intervento del giudice si era reso necessario solo perché, presente il consenso della mamma, mancava il consenso del padre della ragazza, la quale non aveva buoni rapporti con il genitore e non aveva inteso comunicare a quest’ultimo la decisione presa). A questo va aggiunto, inoltre la non corrispondenza al vero della notizia (pubblicata da La Stampa il 17 febbraio 2007) dato che era già stata accertata e dichiarata lo stesso giorno 17 febbraio 2007 (il giorno prima della pubblicazione degli articoli incriminati sul quotidiano Libero) da quattro dispacci dell’Agenzia ANSA (in successione sempre più precisa, alle ore 15.30, alle ore 19.56, alle 20.25 e alle 20.50) e da quanto trasmesso dal Tg3 regionale e dal Radiogiornale (tant’è che il 18 febbraio 2007 tutti i principali quotidiani, tranne Libero, ricostruivano la vicenda nei suoi esatti termini). A questo va anche aggiunto la non identificabilità dello pseudonimo ‘Dreyfus’ e, quindi, la diretta riferibilità del medesimo al direttore del quotidiano”.
La notizia, quindi, qual è?
Qui non c’entra la libertà d’opinione.
E nel nome di questa bandiera falsa, di questa falsa battaglia, di questo ennesimo FALSO, si rischia di garantire la totale immunità degli agenti segreti all’interno del mondo della comunicazione, esattamente come avveniva durante il fascismo.
Avete tutti gli elementi per comprendere e fare una vostra scelta personale.
La mia?
E’ presto detto:
FUORI LE SPIE DAL PARLAMENTO DELLA REPUBBLICA
Prima che le spie finiscano per devalorizzare il parlamento a tal punto da poter legittimare la sua soppressione.
Come fece Benito Mussolini.
Come hanno intenzione di fare.
Ribellarsi e denunciare questo stato di cose non soltanto è giusto, ma diventa, oggi, impietosamente doveroso.
Se non ci ribelliamo subito e tutti, domani, quando la mannaia si sarà abbattuta e l’intera nazione sarà finita sotto controllo militare, con un bel governo dittatoriale, nessuno di noi potrà più dire “io non lo sapevo”, “non ce ne accorgevamo”.
Diventeremo tutti dei fascisti, a nostra insaputa, per la seconda volta in 100 anni.
Temo che il disegno sia proprio questo.
Penso che ci siamo capiti.
di Sergio Di Cori Modigliani
28.09.2012
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