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lunedì 1 ottobre 2012

COME LA FINANZA MONDIALE CONTROLLA LA POLITICA


Un gruppo di brillanti giornalisti investigativi inglesi, The Bureau of Investigative Journalism, in un servizio comparso alcuni giorni fa sul loro sito web, ha pubblicato i risultati di un’indagine durata quattro mesi: grazie all’accesso a documenti riservati, hanno potuto ricostruire che la City di Londra, che pochi sanno essere un organismo dotato di completa autonomia politico-amministrativa rispetto al Regno Unito, ha utilizzato ben 800 persone, 129 organizzazioni diverse e speso oltre 93 milioni di sterline lo scorso anno per condurre una poderosa attività di lobby a favore della cosiddetta “industria finanziaria” internazionale, che nella City ha appunto il suo centro propulsore a livello mondiale.

Tra i successi più rilevanti di questa azione di condizionamento sul parlamento britannico, i giornalisti ricordano:
- la riduzione delle tasse sulle multinazionali britanniche e sulle filiali oltremare delle banche, ottenuta dalla pressione congiunta della City of London Corporation, della British Bankers’ Association (BBA) e della Association of British Insurers – una riforma che consentirà all’industria finanziaria di risparmiare miliardi di sterline di tasse;
- l’affondamento di un progetto di sistema pensionistico nazionale no-profit, lanciato lo scorso ottobre in Gran Bretagna, del quale avrebbero potuto beneficiare milioni di lavoratori che dispongono solo di impieghi temporanei a bassa retribuzione;
- la soppressione dei piani del governo inglese per istituire un nuovo, più efficace sistema di controllo sulle imprese quotate in borsa.

I documenti che i giornalisti inglesi hanno ottenuto rivelano ad esempio che Stuart Fraser, il presidente della City londinese da poco scomparso, ha incontrato ben 22 volte nell’arco di 14 mesi il cancelliere George Osborne e altri alti funzionari del ministero del tesoro britannico.
La City ha poi speso milioni di sterline per l’organizzazione di banchetti a favore di politici e capi di Stato, intrattenimenti destinati “a porre l’enfasi sul collegamento fra ospitalità e riunioni di affari, coerentemente con il ruolo della City Corporation, che è quello di supportare la City come centro finanziario”.

A sostenere la City Corporation sono almeno 26 grandi gruppi industriali che esercitano pressioni sul governo e sui legislatori grazie ad una disponibilità di fondi per queste campagne di almeno 34 milioni di sterline.
Oltre 38 aziende di consulenza specializzate nelle relazioni pubbliche e nei rapporti con il mondo politico incassano per il loro lavoro in questo campo ben 15,8 milioni di sterline da banche, assicurazioni e società di hedge funds e private equity operanti nella City londinese.
Ben 124 Pari del regno, vale a dire il 16% dell’intera Camera dei Lord inglese, hanno collegamenti diretti con società che producono servizi finanziari. Non basta: nell’importante comitato della Camera dei Lord che verificava la legge finanziaria inglese lo scorso anno, i lord pagati dalle società finanziarie erano in maggioranza.
Aziende e personaggi direttamente collegati alla City hanno poi contribuito nel 2011 con oltre 6,11 milioni di sterline a sostenere con donazioni i partiti conservatore, laburista e liberal-democratico, trasversalmente quindi a qualsiasi impostazione politica o ideologica.

Queste notizie si aggiungono alle numerose informazioni pubblicate in questo periodo sulle attività illecite delle banche di affari: i 4,4 miliardi di dollari di perdite sulle speculazioni in derivati di JP Morgan Chase; gli “aggiustamenti” del London interbank offered rate, meglio noto come Libor, da parte di una dozzina di banche internazionali, fra cui Barclays; la movimentazione dal Messico agli Usa di 7 miliardi di dollari dei cartelli del narcotraffico da parte della banca HSBC (un gruppo bancario con 89 milioni di clienti, 300 mila dipendenti e 22 miliardi di dollari di profitti nel 2011), testimoniato da un clamoroso rapporto del Senato Usa reso noto lo scorso 17 luglio.

Il fatto che il centro finanziario più importante del mondo, anche grazie alle sue particolarissime caratteristiche di totale indipendenza e quindi di assenza di qualsiasi controllo , abbia una così elevata capacità di condizionare le scelte politiche di un paese importante come la Gran Bretagna, impone a chi fa seriamente informazione di affrontare con decisione un punto fondamentale del sistema del capitalismo occidentale: la trasformazione sempre più massiccia della potenza del denaro in potere politico, in spregio a qualsiasi principio democratico.

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