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giovedì 1 novembre 2012

NO ALL'EUROMED, SI ALLA “COMUNITA' MEDITERRANEA”


Da qualche anno le elite europee stanno tentando di rilanciare il progetto “Unione per il Mediterraneo” (Euromed), per trattare in primis la questione migratoria, e in secundis implementare questo “spazio comune di pace e prosperità” che deve trovare delle basi solide per il futuro.
Le mondo-regioni o cosiddetti blocchi continentali o intercontinentali – che si fondano su politiche sociali ed economiche e istituzioni governative comuni – si sviluppano su tutto il globo: l’Alea nell’America del Nord, l’Ue in Europa, Mercosur nell’America del Sud, l’Asean in estremo oriente e l’Ua in Africa. Mentre l’Unione del Mediterraneo è alle porte, nonostante i limiti e i pericoli che tutti conosciamo di questi spazi comuni.
 La filosofia politica dell’Unione del Mediterraneo non è quindi affatto nuova: l’unione-fusione di Oriente e Occidente risale ai tempi di Alessandro Magno, il quale fece sposare i suoi soldati con le donne Persiane del re Dario III. Con l’Impero Romano, il riavvicinamento riuscì con la strategia del mare nostrum, poiché gli imperatori imposero la lex romana e la cultura greco-latina ai Fenici. Secoli dopo, Maometto fondò l’Islam, e il Corano forgiò la civiltà musulmana. Con la conversione dei berberi all’Islam, Oriente e Occidente, iniziarono a cavalcare la storia su onde diverse, e l’unione-fusione si spezzò, trasformandosi in un’eterna lotta. Dalla vittoria di Carlo Martello a Poitiers, passando per le Crociate, fino ai giorni odierni, le due civiltà non hanno fatto altro che opporsi l’una contro l’altra, per cui la storia ci insegna che è possibile giungere oggi a una riconciliazione e ad una convivenza ma non a un impasto. Amalgamarsi significherebbe far morire una (la più debole) o entrambe le civiltà, poiché anche se simili su alcuni principi, nei fatti rimangono intrinsecamente incompatibili.
La cooperazione transfrontaliera è necessaria, considerato che le agenzie doganali facciano la loro parte. Inoltre quest’ultima è fondamentale per preservare una reciprocità economica e un controllo migratorio sui Paesi d’oltre mare. Tuttavia guardare oltre porterebbe delle conseguenze nefaste per l’Europa e per il suo avvenire: uno “Spazio Schengen euro-mediterraneo” (“prospettive Ipemed 2030” – www.ipemed.coop -), condurrebbe la distruzione della cultura e del popolo europeo… la demografia musulmana fa tremare (quella europea fa piangere). Proprio così, poiché la cultura di un popolo se vuole rimaner viva, ha bisogno di 2,11 figli per famiglia. La media europea è dell’1,38, l’Italia è all’1,2. Le famiglie del continente arabo-africano, hanno un tasso di natalità nettamente più elevato. Con l’Ue, già promotrice dell’immigrazione – dato che “Frontex” e Bruxelles non ne vogliono sapere nulla – con il disordine dell’assetto famiglia e con la fine delle politiche sociali l’Europa è condannata a estinguersi. L’Unione del Mediterraneo spinta all’estremo, quindi intesa come “trampolino dell’immigrazione” sconvolgerebbe il bacino mediteranno su tutti gli effetti. Tuttavia una comunità mediterranea socialista e laica, con le giuste politiche d’integrazione (e non d’impasto) potrebbe rilanciare una zona che per anni è stata spinta a scontrarsi.”Il futuro si gioca proprio nel Mediterraneo“, spiegò più volte il fondatore dell’Eni, Enrico Mattei.

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