Il sito di VISA Europe riporta che nel 2011, per ogni 7 euro spesi in Europa, 1 euro è stato speso con le sue carte di credito. In effetti le transazioni con carta di credito sono sempre più comuni, e per le associazioni e le aziende che svolgono la propria attività in Internet sono essenziali: se il servizio si interrompesse, rischierebbero il soffocamento finanziario.
Per questo trovo un po' inquietante che VISA e Mastercard, che insieme posseggono il 97% del mercato delle carte di credito in Europa, abbiano il potere di interrompere il servizio in modo arbitrario, in qualunque paese europeo.
Il caso di Wikileaks è eclatante: due senatori degli Stati Uniti chiedono, senza alcuna base legale (nessun reato commesso, nessun procedimento giudiziario in corso), il blocco finanziario di un'organizzazione con sede in Europa, e pochi giorni dopo non solo negli Stati Uniti, ma anche in Europa, c'è un blocco totale. Non importa se Wikileaks sia buona o cattiva, il problema è che ciò che fanno a lei possono farlo a chiunque altro, in uno scenario senza regole. A chi toccherà domani?
In teoria un lumicino legislativo ci sarebbe. Il 20 novembre del 2012 il parlamento europeo approva una risoluzione per la regolamentazione dei pagamenti digitali, che all'articolo 32 dice quanto segue:
32. [Il parlamento europeo] ritiene probabile un aumento del numero delle imprese europee la cui attività dipende di fatto dalla capacità di accettare i pagamenti tramite carta; considera che sia nell'interesse pubblico definire norme oggettive che descrivano le circostanze in cui i sistemi di pagamento tramite carta possono unilateralmente rifiutare l'accettazione e sulle procedure da seguire in tali casi;
VISA Europe e Mastercard Europe, la prima registrata a Londra, la seconda a Bruxelles, sono entrambe di proprietà di banche europee, quindi in teoria dovrebbero rientrare nella giurisdizione europea. Solo che la giurisdizione europea è finta, così come è finta anche la proprietà, se è vero che l'ordine di chiusura è arrivato dalle sedi americane.
Che succede se la Commissione Europea ignora la risoluzione e non interviene? La risposta è:niente. E infatti non è successo niente. In commissione si è deciso che non c'erano motivi di aprire un'indagine sul blocco a Wikileaks e a un mese di distanza il blocco continua, anche se hanno trovato il modo di aggirarlo triangolando con la Freedom of Press Foundation.
In realtà il caso Wikileaks è solo la punta di un iceberg. Un problema molto più grande, nascosto ai più, è che un circuito di carte di credito gestito interamente da privati in qualche sede estera fuori giurisdizione, rappresenta un serio problema di sicurezza nazionale. Chi ha accesso ai dati? Chi stabilisce i costi? Chi garantisce la continuità del servizio?
La Cina, dove VISA è presente ma con i dovuti controlli, ha anche un suo circuito interno per le carte di credito. I cinesi non si sognerebbero mai di mettere le loro transazioni elettroniche nelle mani di qualche società estera completamente fuori controllo, non sono scemi. In Europa invece un senatore d'oltre oceano con la luna storta può chiedere il blocco totale di un'organizzazione in Italia, in Francia o in Svezia, oppure avere informazioni dettagliate sulle transazioni di un'azienda strategica o concorrente.
Il problema all'origine è che il potere reale è nelle mani di chi controlla la moneta e i flussi finanziari, ed entrambi sono nelle mani dei privati. Il parlamento europeo può fare tutte le risoluzioni che vuole, ma non c'è sovranità senza sovranità economica.
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