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sabato 26 gennaio 2013

TASSE, DEBITO E GESTIONE DEI FONDI PUBBLICI: COME CI RAGGIRANO


Una selva inesplorata dove è molto facile perdersi e grazie alla quale, i consueti marpioni della politica, riescono a fare promesse elettorali puntualmente “dimenticate” subito dopo la vittoria e puntualmente riproposte alla tornata seguente. Ma da cosa è composto il debito italiano? Come si sviluppa, chi lo ha pagato, lo paga e lo pagherà? Come si dividono le spese per il welfare? Allo Stato Italiano costano più le pensioni, i sussidi di disoccupazione o i sostegni alle famiglie? E ancora: quali sono le differenze rispetto agli altri paesi Europei? Tutte domande alle quali, come evidente, i numerosissimi candidati non danno mai risposta. Un po’ perché spesso sono confusi come e più dei cittadini che dovrebbero rappresentare, un po’ perché conviene a tutti questa organizzazione opaca dei conti pubblici.

POLITECNICO E CIVICUM PRESENTANO UNO STUDIO
E così, visto che la politica ancora una vola sonnecchia e battibbecca pigramente, sono altre “entità” a doversi occupare delle questioni più importanti. In particolare Il Politecnico di Milano e Civicum (che il Corsera presenta come “un’associazione non politica che si batte per migliorare la trasparenza dell’Amministrazione pubblica”), hanno tentato di portare avanti uno studio, con tanto di tabelle ed analisi comparative con gli altri Stati UE, per rendere meno lacunosa l'informzione e più competente fornita al cittadino.
Qualche dato? Nel 2012 l’Erario ha prelevato quasi 12.000 euro da ogni contribuente (per la precisione 11.860 tra imposte e contributi sociali). Per i suoi cittadini, però, sempre lo Stato Italiano ha sborsato 12.965 euro. La differenza è andata a rimpinguare il già elevato debito pubblico, con allegati interessi pari a 1143 euro pendenti sul capo per di ogni italiano. E rispetto agli altri paesi? L’Italia spende poco o nulla per ricerca e università (dato tristemente noto) ma è carente anche per quanto riguarda sostegno ai disoccupati ed alle famiglie. Più elevati invece i costi per assistenza ai disabili, pensioni e sanità.

LE DIFFERENZE CON GLI ALTRI PAESI
Come sottolinea il rettore del Politecnico Giovanni Azzone, infatti, “Sotto la voce Protezione sociale —l’Italia è il Paese che spende di più per malattia, disabilità, anzianità, in sostanza per pensioni, il 18,3% del Pil: addirittura più della Francia (17,7%) e molto più di Gran Bretagna (11,5), Germania (14,8), Spagna (12,3)”. Ma il rettore si sofferma anche su un altro aspetto cruciale, fino ad oggi messo in secondo piano rispetto a pareggio di bilancio e riduzione del debito, ovvero la crescita economica. “La Germania ha una spesa pubblica procapite di quasi 14.500 euro – spiega Azzone- contro i meno di 13 mila dell'Italia. Ma avendo un Pil procapite di cinquemila euro più alto del nostro, la percentuale di spesa pubblica rispetto al Pil è più bassa, 47,5% contro il nostro 50,4%”.
Per questo motivo, come anche un non premio Nobel in economia dovrebbe intuire, la super tassazione rappresenta l’aggravarsi della malattia debitoria e non certo la sua cura. Più pressione fiscale su cittadini ed imprese, infatti, significa meno reddito pro capite e zero crescita del Pil (o addirittura recessione). Tutte queste dinamiche, addirittura banali per gli addetti ai lavori, risultano però oscure alla maggioranza dei cittadini per il sistema di scarsa trasparenza già illustrato e denunciato in precedenza. Del resto, come arguisce il presidente di Civicum, Federico Sassoli de Bianchi, “siamo tutti azionisti dello Stato, ma lo Stato è l’unica società che non dà rendiconti interpretabili”. Non condividere questa affermazione, piaccia o no, risulta piuttosto arduo. Approfondire il discorso è quindi di vitale importanza e per questo sarà interessante seguire le future pubblicazioni del Corriere sul tema.

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