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mercoledì 30 ottobre 2013

IL MICROCREDITO CHE TI TOGLIE GLI ORGANI

L’enorme successo del microcredito in Bangladesh ha provocato l’insorgere di effetti collaterali imprevisti, con i “beneficiati” che spesso finiscono per vendere gli organi per ripianare i debiti.


UN GRANDE SUCCESSO - Quella del microcredito in Bangladesh è una storia di successo, ma non mancano le ombre, perchè tra le decine di milioni di bengalesi che hanno potuto accedere al credito, non tutti sono riusciti a trarne più di un vantaggio temporaneo e molti anzi sono precipitati nella stessa spirale del debito che il sistema vorrebbe bandire. Decine di milioni di persone hanno ricevuto i piccoli prestiti secondo il sistema introdotto dalla banca Grameen, un successo senza dubbio, che ha spinto al proliferare d’istituti simili in tutto il paese, dove ora ci sono circa 700 istituzioni che operano nel settore, non tutte come dovrebbero. Ma il problema non riguarda in questo caso l’atteggiamento delle banche, quanto la grande abbondanza d’offerta, che offre a molti la possibilità di chiedere più prestiti o di andare avanti per un po’ ripagando un prestito con l’accensione di una altro.

TROPPI PRESTITI - Una spirale distruttiva che porta velocemente al disastro, per evadere la quale molti debitori cercano di vendere i lro organi, sul mercato nero un rene vale mediamente 1.500 dollari e parte del fegato 4.000, cifre più che sufficienti per ripagare i debiti che da qui appaiono modesti, ma che per i poveri di quel paese possono rappresentare cifre irraggiungibili. BBC ha rintraccciato diversi bengalesi come Mohammad Akhtar Alam, un trentatreenne che ora ha un rene in meno e una lunga cicatrice in più, ma che grazie all’operazione eseguita male e alle scarse cure post-operatorie oggi in parte paralizzato, non ci vede da un occhio e non può più sollevare pesi. Alam si era indebitato con 8 diverse ONG che praticano il microcredito ed era con l’aqua alla gola, fino a che un mediatore non gli ha proposto la vendita di un rene in cambio di circa 6.000 dollari.

LA TRUFFA - 17 giorni dopo dalla proposta l’uomo tornava a casa da un ospedale della capitale, senza un rene e con solo una frazione del denaro promesso. ora Alam come altri sentiti da BBC è pentito di quella scelta, che secondo il professor Monir Moniruzzaman del Department of Anthropology della Michigan State University, che ha studiato il fenomeno del commercio degli organi in Bangladesh negli ultimi 12 anni, è comune a molti.

LE PRESSIONI SMENTITE - Secondo lui molte delle ONG, tra le quali la stessa Grameen, hanno modi molto discutibili per ottenere il pagamento dei debiti molto invasivi, anche perché il microcredito è spesso una questione di fiducia tra persone che localmente si conoscono tutte e il ruolo del debitore assediato dai creditori è molto pesante da sopportare. Pressioni che lo ONG negano, tanto che Grameen conferma che tutti i suoi prestiti sono rinegoziabili senza limiti di tempo e senza penalità per le rate scadute, tra l’altro secondo i loro dati la maggior parte dei debitori avrebbe risparmi non inferiori al 75% delll’ammontare dei presititi richiesti, ma evidentemente qualche eccezione ci sarà. Anche BRAC, un altro gigante del microcredito dice di non avere notato difficoltà con i rimborsi, anche se gli interessi sono decisamente alte, il 27% per BRACe il 20% per Grameen, calcolati però non sul capitale, ma sul montante residuo.

I PROBLEMI - Tutti ammettono però che circa il 30% dei loro clienti hanno prestiti con diverse organizzazioni, un fenomeno che le ONG sono sono attrezzate per contrastare, la verifica sui clienti si svolge di solito chiedendo ai vicini informazioni sulla situazione economica degli aspiranti debitori, che secondo la ricerca più recente del settore riescono ad elevarsi al di sopra del livello di povertà “solo” nel 7% dei casi.

IL PERICOLO - L’impatto del micricredito resta ampiamente positivo , tanto che si calcola che nell’ultimo ventennio abbia tolto dalla povertà circa 10 milioni di bengalesi, il problema è che il business dei trapianti illegali non conosce sosta e che i suoi emissari sono sempre a caccia di sprovvveduti che credono possibile risolvere i propri guai vendendo i propri organi. Secondo Moniruzzaman, gli espiantati non hanno alcuna garanzia, tanto che nella maggior parte dei casi la salute del donatore degrada velocementre dopo gli espianti, rendendoli spesso inabili al lavoro che svolgevano in precedenza e quindi molto più poveri di quanto non fossero.

di Mazzetta
fonte: Giornalettismo

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