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mercoledì 30 ottobre 2013

STUDENTI DELL' UNIVERSITA' LA SAPIENZA IN SCIOPERO DELLA FAME

Università La Sapienza, ora di pranzo. Mentre qualcuno sfila dalla borsa il panino in giardino, un gruppo di studenti sta seduto davanti al rettorato. Ha deciso di non mangiare più ed osserva silente le pizze a domicilio portate negli uffici universitari. Se per quel qualcuno è orario mensa per loro è il momento dello sciopero della fame perché sanzionati dall’Università a botte di duemila euro. La loro colpa? Aver sbagliato a dichiarare il proprio reddito Isee, per poche decine di euro, laddove il confine tra le fasce reddituali (specialmente se basse) è, secondo i ragazzi, davvero labile.


STUDENTI SANZIONATI PER POCHI EURO – Bastano 40 e 50 euro omessi ed ecco che nella buca della lettere arriva la sanzione prevista variabile: dai mille e 700 fino ai duemila euro. Attualmente sono circa mille gli studenti per errori nel pagamento delle tasse. Elisa, una dei ragazzi del gruppo “Sanzione Sapienza” spiega: «Abbiamo ricevuto richieste di sanzioni di 2mila e 500 euro anche per due euro e 50 di “evasione”. Questi casi sono dovuti ad errori di inserimento reddito Isee nel sistema Infostud. Ci teniamo a dire che apparteniamo alle fasce più basse dove il confine tra una fascia e l’altra è davvero labile. Questo imperdonabile errore per la Sapienza costa a noi duemila e 400 euro. Non solo, perdiamo i benefici rientrando nella fascia reddituale più alta, la 34, (oltre i 99 mila euro annui dichiarati ndr), siamo a rischio di denuncia penale per evasione fiscale, dichiarazione mendace ed eventuale recupero crediti». Qui sotto un breve scambio di battute tra il rettore Frati e i ragazzi. Nel filmato i giovani chiedono il perché delle lettere così repentine. «Negli altri atenei chiamano prima lo studente perché qui no?».

Dopo varie pressioni il 22 gennaio scorso c’è stata l’eliminazione di una sovrattassa, ma una delle due resta comunque da pagare. Riccardo è uno dei sanzionati del biennio 2010-2011. Ha ricevuto la lettera a Novembre, un mese prima dalla sua laurea. Preso da timori di possibile blocco della carriera ha iniziato a pagare: «Quattromila e trecento euro – racconta – divisi in rate da 18. Dopo aver protestato mi hanno sospeso il pagamento. Avevo però già versato mille euro, mica sono tornati indietro».

NAPOLITANO DOVE SEI – Mentre si aspetta qualche apertura per un incontro qualcuno racconta quando ha ricevuto la lettera. «I miei – racconta una ragazza – si sono sentiti male. Mi hanno chiesto: e ora questi soldi da dove li leviamo?». Dal rettorato invitano i ragazzi a fare istanze sia singole che collettive. Cose già viste per i giovani della Sapienza che ora chiedono un impegno scritto da parte del Rettore entro 48 ore. «Facciamo un appello – spiega la ragazza – alle alte cariche dello Stato: al ministro dell’istruzione Maria Chiara Carrozza e al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Noi affrontiamo già spese su tasse e libri. La gran parte di noi non lavora nemmeno, i nostri genitori non ce la fanno. La nostra richiesta è quella dell’eliminazione della sovratassa (1600 euro circa ndr) e la rimodulazione della sanzione in base a quanto abbiamo evaso secondo un criterio di proporzionalità».

CHI MOLLA E CI FA RICORSO – «Dopo mesi di proteste abbiamo ricevuto solo porte chiuse in faccia e rimpalli di responsabilità. Faremo lo sciopero della fame finché non avremo delle risposte concrete. Molte persone già laureate per via di questo problema rischiano la perdita del loro titolo accademico», spiega Elisa. Qualcuno degli oltre mille sanzionati ha optato per il pagamento, qualcuno ha abbandonato gli studi, qualcun’altro ha fatto ricorso. La ragazza però spiega quanto siano poche le possibilità di successo in una aula di tribunale: «Il lead legale è cucito ad oc su un dpr generico che lascia una discreta libertà all’università». Il dpr in questione, citato nelle lettere mandate ai ragazzi è il 445 del 2000. «Si gioca un po’ al rimpallo, noi lottiamo ad oltranza. Noi non accettiamo più mezzi termini. Non ci muoviamo da qui, a nostro rischio e pericolo. Questa università è una delle più grandi d’Italia non è il caso che si macchi di una cosa del genere». Evasori da 50 euro: «La buona fede non è dimostrabile», spiega con un sorriso Elisa. «Sfido chiunque- spiega la ragazza – ad evadere per 30 euro. Sul sistema Infostud si inserisce il proprio reddito ed automaticamente il sito ti indirizza verso la propria fascia, ma per questi imperdonabili errori la Sapienza punisce così i suoi iscritti».

di Stefania Carboni
fonte: Giornalettismo

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