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domenica 18 novembre 2012

GIORNATA INTERNAZIONALE DEGLI STUDENTI


La “Giornata Internazionale degli Studenti” ha raccolto quest’oggi, tra tutte le piazze italiane, 120mila studenti, che hanno marciato per il diritto allo studio, hanno discusso pubblicamente dei loro problemi, hanno organizzato eventi culturali di ogni genere.

Ma la stampa, in questi casi, se li dimentica.

Gli unici organi di stampa che hanno dato una certa evidenza all’evento sono stati “Il Messaggero”,“La Stampa” e “il Manifesto”, oltre al sito di Rainews.
“Repubblica” e “il Corriere della Sera” hanno dato risalto solo a singoli eventi locali, che però non hanno nemmeno sfiorato l’homepage.
Facendo una semplice ricerca su internet si può notare che l’Italia è l’unica che ha questa deformazione mediatica a livello internazionale.
La notizia e le informazioni riguardanti il 17 novembre sono state diffuse normalmente negliStati Uniti, soprattutto per la tematica commemorativa.
In Europa, negli altri stati in cui è stata organizzata a dovere l’iniziativa, le informazioni sul perché della manifestazione e sui vari eventi, sono precise e capillari.

rassegna stampaI focus migliori sull’iniziativa, arrivano da organi di stampa di paesi in cui il diritto allo studio è un desiderio ancora più ardente che in Italia.
Il Manila Bullettin, delle Filippine, parla delle manifestazioni nazionali.
Il Business Recorder, giornale economico delPakistan, ha un editoriale di Zarina Patel, che presenta l’evento nella sua totalità, prima di parlare dell’importanza dell’istruzione per combattere le piaghe sociali presenti nel paese.
Associated Press of Pakistan ha divulgato una notizia flash già nella tarda serata del 16 novembre.
Panorama.am, quotidiano dell'Armenia, presenta la notizia delle manifestazioni nella homepage, e un approfondimento nella sezione “Società”.
Nehanda Radio, organo di comunicazione dello Zimbabwe, ha, in evidenza, la presentazione dell’evento e le parole degli studenti e degli organi di stato riguardanti il diritto allo studio.

YOUng ha già spiegato cosa rappresenta il 17 novembre e cos’hanno fatto oggi gli studenti.

Visto che in Italia la manifestazione è arrivata nell’ambiente mediatico a passo felpato, ho contattato il Coordinatore nazionale dell’Unione degli UniversitariMichele Orezzi, per sapere come è stata vissuta la manifestazione dagli organizzatori.

Come avete preso la poca rilevanza data dai grossi organi di stampa nazionali?

Si sono mobilitati 120mila studenti.
I media hanno pubblicato, come prima notizia, la protesta di 20 “studenti” che hanno cercato lo scontro con la Polizia a Milano, gli studenti a Rimini con lo striscione contro laCancellieri.
C’è una deformazione della stampa: chiamano “studenti” tutti coloro che si mobilitano durante le manifestazioni studentesche, strumentalizzano gli scontri, e fanno passare tutto per la stessa cosa.
Dopo il 14 novembre, la Polizia e la stampa hanno cavalcato l’onda: non si è dato il peso al fatto che questa dovesse essere una manifestazione a livello internazionale, organizzata a livello europeo da una rete di sindacati di diverse nazioni.
Gli altri stati in cui ci sono state mobilitazioni che hanno visto la partecipazione di migliaia di studenti sono state in FranciaOlandaSpagna e Ungheria. In Italia sono state organizzate le mobilitazioni più grosse, con migliaia e migliaia di studenti. 
Ma è stata puntata l’attenzione da un’altra parte.

Hanno parlato la Cancellieri e la Severino. Profumo ha parlato di tutto tranne che dell’oggetto delle proteste degli studenti italiani, un po’ come gli organi di stampa…

È frustrante il fatto che non si sia dato spazio all’energia positiva raccolta da questa manifestazione. Non si è riusciti a portare sulle pagine le motivazioni della protesta, nonostante fosse una protesta internazionale, nonostante fosse una novità: la richiesta di un Europa diversa e di una crisi che si voleva scardinare attraverso l’investimento nell’istruzione pubblica.

Avete in programma ulteriori manifestazioni nel breve periodo?

Da qua a Natale ci si riorganizzerà per tornare in piazza.  Dobbiamo decidere con quali pratiche e modi far sentire la nostra voce. Chiaramente la linea sarà quella di manifestazioni pacifiche,  ma dobbiamo capire come attirare attenzione dei media, per poter aumentare la portata della voce del cambiamento.

A quanto pare, in Italia non abbiamo problemi sociali e culturali, oppure sono talmente grossi che 120mila persone in piazza sembrano un’inezia.

di Mattia Sguazzini
fonte: You-ng

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