Nei giorni dell'alluvione, la costa maremmana da Talamone alla Laguna di Orbetello era un unico, immenso, lago costiero. Un'immagine spaventosa e al contempo quasi arcaica, come se la palude maremmana si fosse ripresa il proprio spazio naturale, cancellando in un sol giorno le bonifiche e gli sforzi dell'uomo durati ce
ntinaia di anni.
Poi l'acqua si è ritirata ed è rimasto il fango. Una melma sottile, liquida, che non si accontenta di ricoprire tutto ma entra dentro: dentro ai garage, alle automobili, ai motori, negli armadi, filtra tra i vestiti, s'infila tra le pagine dei libri e delle riviste, tra i quaderni vecchi di scuola, invade le dispense. Impregna anche l'aria, di un odore forte, persistente, di terra bagnata. Non resta che buttare via tutto. Tonnellate e tonnellate di mobili, arredi, motorini, giocattoli, cibo, biancheria, utensili, attrezzi da lavoro, cianfrusaglie. Tutto ammassato in mucchi immensi, che pienano ormai le vie di Albinia e delle altre località alluvionate. Quei cumuli sono l'evidenza di danni materiali incredibili, ma non solo. Quel fango, quei granelli rossastri e infinitamente piccoli, hanno violato l'intimità delle famiglie, si sono infiltrati nelle loro memorie, nei loro ricordi, nelle loro storie, in maniera indelebile.
Trovare la forza di non mollare dopo tale disastro non è semplice e un ruolo fondamentale lo stanno giocando i volontari.
Sono tantissimi, vengono dalla provincia di Grosseto e da quelle limitrofe. Hanno energia e voglia di aiutare e rendersi utili: spalando il fango, svuotando i garage, portando viveri: con umiltà e disponibilità non scontate.
Molti sono studenti, altri lavoratori, compresi molti giovani immigrati che ormai vivono in Maremma e si sentono parte della comunità, nella buona e nella cattiva sorte: si contattano su internet, si organizzano e partono alla volta delle zone alluvionate di Albinia, Marsiliana, Capalbio. «Altro che choosy, i nostri ragazzi sono la meglio gioventù di questo Paese» questa è la battuta che si sente girare spesso sui social network, accompagnando fotografie di giovani armati di pale o spazzoloni e ricoperti di fango dalla testa ai piedi, ma sempre sorridenti.
Sono indispensabili perché non solo perché forniscono un aiuto fisico con braccia utili per rimuovere melma e detriti, ma non fanno sentire soli gli abitanti delle campagne maremmane: un impulso a non mollare.
fonte: Greenreport
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