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domenica 9 dicembre 2012

RIFLETTIAMO INSIEME: REQUIEM PER L'EURO


Requiem per l'Euro

Requiem per l'Euro
Foto di Mauro Quercia (flickr.com/photos/gilmoth)
Quando nacque l'euro, nel 1999, Milton Friedman predisse che sarebbe morto entro un decennio. Si sbagliò, ma forse non di molto, almeno a giudicare dal canto funebre che molti economisti stanno intonando ormai da tempo.
Del coro fa certamente partePaul Krugman, professore di economia alla Princeton University, un premio Nobel nel 2008 per le sue teorie del commercio. L'11novembre del 2011 scrive un articolo sul New York Times intitolato Le leggende del fallimento, iniziandolo in questo modo: Così finirà l'euro – non con un bang ma con il bunga bunga, con un chiaro riferimento all'Italia. Le ragioni per cui dovremmo essere proprio noi a far finire l'euro, le sintetizza verso la fine dell'articolo: adottando l'euro, Spagna e Italia di fatto si sono ridotte a paesi del terzo mondo costretti a prendere in prestito la moneta da qualcun altro, con tutta la perdita di flessibilità che ciò implica.
Pochi giorni dopo, il primo dicembre 2011, Krugman scrive un secondo articolo dal titolo sinistro: Killing the Euro, individuando il killer nelle politiche di austerità. Perché, ci dice, sarà proprio la politica di austerità a strozzare i paesi più indebitati, portandoli al fallimento.
Con il peggiorare della crisi greca, al coro si aggiungono molte altre voci e il requiem ha un crescendo.
Il 13 maggio 2012 Krugman scrive nel suo blog un post intitolato Il crepuscolo dell'euro,  una piccola tragedia in 4 atti che inizia con il filmato di una scena del Crepuscolo degli dei di Richard Wagner, e continua così: 1) la Grecia esce dall'euro, 2) in Italia e Spagna i correntisti cercano di portare il denaro all'estero, 3) si bloccano i prelievi  e i trasferimenti, oppure  la BCE inizia a fare grossi prestiti alle banche per evitare il loro collasso, 4) fine dell'euro entro pochi mesi, a meno che la Germania non  consenta a Italia e Spagna di ricevere grandi quantità di denaro a basso costo, con conseguente aumento dell'inflazione.
Il 27 maggio 2012Simon Johnson, professore di economia al MIT, scrive sull'Huffington Post un articolo intitolato La fine dell'euro: guida per la sopravvivenza, che inizia brutalmente in questo modo:  In tutte le crisi economiche prima o poi arriva il momento della verità. Presto, in Europa, milioni di persone si sveglieranno realizzando che l'euro come lo conosciamo non c'è più. Li aspetta il caos economico. Anche qui si prevede una reazione a catena che parte dalla Grecia.
12 giugno 2012, sulle colonne del Wall Street Journal appare un articolo intitolato Come finirà l'euro, di Gerald O'Driscoll, uno dei più quotati esperti di economia monetaria internazionale.  Anche in questa analisi l'euro non ha futuro, perché l'euro è una moneta senza nazione. La Grecia, semplicemente finirà i soldi. Poi toccherà alla Spagna.
Anche il londinese The Economist vede precipitare l'euro, letteralmente, visto che in un articolo del 26 novembre 2012 intitolato E' davvero la fine? mette la foto di un euro che precipita con una scia infuocata tipo meteorite. Ma è davvero la fine secondo l'Economist? Non è detto: se la Germania diventa più buona, la Grecia ristruttura il suo debito, la BCE ci dà tanti tanti soldi e Italia e Spagna si riformano profondamente, secondo il giornale forse l'euro potrebbe sopravvivere. Altrimenti l'euro avrebbe solo poche settimane di vita. Ci forniscono anche una data: se l'ultima settimana di gennaio non riusciamo a rifinanziare il debito, l'Italia potrebbe fallire, e allora addio moneta unica.
Naturalmente siamo nel campo delle ipotesi, nessuno ha la sfera di cristallo e certamente il futuro non lo scrivono né gli economisti né i giornali, per quanto autorevoli  possano apparire. Non sappiamo con certezza se l'Italia fallirà a gennaio o se l'euro sta per finire davvero. In aggiunta, non è difficile trovare autorevoli esperti con idee molto diverse sul futuro della moneta europea. Tra i principali media italiani, ad esempio, sembra esserci un clima di beato ottimismo, basato soprattutto sulle dichiarazioni dei due Super Mario, Monti e Draghi. Secondo Mario Draghi, l'Eurozona potrebbe iniziare la ripresa dalla seconda metà del 2013 e la BCE farà tutto il possibile per preservare l'euro, se i paesi della UE sottoscriveranno le sue condizioni, facendoci già sapere che il lavoro dovrà essere più flessibile. Monti a modo suo ci ha già fatto sapere che la sanità costa troppo.
Comunque la si pensi, un dato di fatto è che la Grecia è già fallita ufficialmente. Il libro di Monia Benini La guerra dell'Europa ha fotografato una Grecia ridotta a una condizione di povertà molto più drammatica di quanto appaia nei principali media italiani, e dato che l'Italia potrebbe essere la prossima vittima, per capire cosa potrebbe succederci conviene seguire la Grecia molto da vicino.

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