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domenica 13 ottobre 2013

VERSO IL GLOBAL MELTDOWN

Il governo USA minaccia di travolgere il mondo intero nel suo volontario default.


L’Italia e altri paesi affondano nella recessione e nella disoccupazione per mancanza di investimenti, aumento delle tasse, crollo della domanda, tagli del welfare.

Le velleità di riduzione del debito pubblico si scontrano col calo costante di pil e produttività (competitività).

Il debito pubblico di quasi tutti i grandi paesi è praticamente inestinguibile in quanto al capitale, e sempre meno sostenibile in quanto agli interessi.

La Banca dei Regolamenti internazionali lancia l’allarme sull’indebitamento mondiale e la bolla speculativa, che hanno prodotto condizioni ancora più esplosive di quelle del 2008.

I quantitative easings della Fed, della BCE e di altre banche centrali si sono tradotti in prestiti a basso interesse alle banche per investirli, direttamente o tramite soggetti da loro finanziati, nella speculazione mobiliare e non nell’economia reale.

La bolla finanziaria costruita da questa speculazione è tale, che se scoppia, svalutando i titoli anche pubblici nei portafogli delle banche, su scala mondiale, queste si ritrovano decapitalizzate, quindi restringono brutalmente il credito: sarebbe il global meltdown.

Tutti questi fattori sono dovuti alla scarsità di denaro:

-il governo USA non ha il denaro per pagare le spese della pubblica amministrazione;

-l’Italia non ha il denaro per gli investimenti, la riduzione del cuneo fiscale-contributivo, la riduzione della pressione tributaria; 

-nessuno Stato ha i soldi per ridurre lo stock di debito pubblico; 

-le banche non hanno i soldi da prestare all’economia reale a tassi ragionevoli. 

Riflettiamo: se lo Stato avesse i soldi per investimenti, riduzione di tasse e tributi, sostegno alle imprese, rimborso del proprio debito, allora le cose cambierebbero radicalmente: abbatteremo impoverimento, disoccupazione, sfiducia, sofferenza, insicurezza. Il default sarebbe scongiurato per sempre. 

Ma allora che cosa impedisce allo Stato, alla repubblica dei cittadini, di dotarsi del denaro necessario a fare ciò? 

Produrre denaro costa? richiede materie prime, chessò, oro? No. Non costa e non richiede materie prime né energia, perché il denaro da tempo si produce contabilmente, informaticamente, e non richiede copertura aurea né altre garanzie. Non incorporando un credito verso l’emittente o altri, né un diritto alla conversione in oro, non comporta un debito per l’emittente. In passato era diverso, il denaro era aureo (ed emetterlo comportava un costo) o convertibile in oro (ed emetterlo comportava un indebitamento in oro), ma oggi non più. 

Vi sono allora forse vincoli economici, che limitano la possibilità di produrre il denaro di cui si ha bisogno? Si scatenerebbe inflazione monetaria? No. Se si crea denaro aggiuntivo per pagare debiti già esistenti per transazioni economiche reali già avvenute, si chiude una partita e un buco in banca, quindi non si crea spinta inflativa. Se si crea denaro aggiuntivo per produrre beni o servizi utili, per realizzare infrastrutture materiali o immateriali (ricerca scientifica, tecnologica, istruzione), il denaro creato in più viene coperto dai beni e dai servizi creati in più grazie a quel denaro, cioè dall’aumento del pil. 

Allora perché uno Stato non crea il denaro in più che serve a questi scopi di interesse collettivo? Che altro genere di fattore glielo impedisce? Glielo impedisce il fatto che, in base a leggi interne e a trattati internazionali, la creazione del denaro primario, o moneta legale, e del denaro creditizio, o bancario, cioè la sovranità monetaria, non è concessa agli Stati, ma è appannaggio, diritto esclusivo, del sistema bancario. Che è libero di gestirlo come crede, perché vige il principio dell’autonomia del sistema bancario dalla politica. Solo alcuni Stati si sono riservati questa sovranità monetaria. 

Con quale giustificazione gli Stati vengono privati della facoltà di creare moneta? Con la giustificazione che, essendo governati dalla politica, che tiene conto della volontà popolare, essi, per compiacere il popolo, che chiede molta spesa pubblica e molti investimenti pubblici, produrrebbero troppa moneta, spenderebbero troppo e scatenerebbero l’inflazione monetaria; mentre i banchieri professionisti, essendo più competenti, più lungimiranti, e soprattutto non condizionati dal popolo perché non eletti, ma seguendo il mercato, che per sua natura è libero e virtuoso, emetterebbero la giusta quantità di moneta, al giusto tasso di interesse, prestando ai soggetti meritevoli e più produttivi, e così spingerebbero tutti, Stato compreso, a migliorarsi, a gestirsi sempre meglio. 

Ma ciò avviene, nel mondo reale? I banchieri e i mercati fanno davvero questo, nell’esercizio della sovranità monetaria? Ovviamente no. In alcuni periodi concedono prestiti a tutti e a bassi tassi, facendo crescere l’economia reale e quella speculativa; poi tirano i cordoni alzando i tassi e i requisiti di credito, e comprimendo i volumi; così creano fame di denaro, svalutazione degli assets, e li rastrellano a loro piacimento, ossia si prendono sottocosto il frutto del lavoro e del risparmio dell’economia produttiva.

Indebitano analogamente gli Stati, per poi mandarli in crisi finanziaria ed esigere, come contropartita degli aiuti per pagare gli interessi evitando il default, ulteriori cessioni di sovranità e ulteriore indebitamento per colmare i loro buchi e rifinanziare le loro bolle speculative, sotto il ricatto non solo del default pubblico ma di un collasso finanziario generale.

I grandi banchieri impongono agli Stati, inoltre, l’abolizione di ogni restrizione legale alla loro facoltà di giocare d’azzardo coi soldi dei risparmiatori; e, quando, dopo aver fatto disastri, si fanno rifinanziare dallo Stato e delle banche centrali con decine di migliaia di miliardi, usano quei soldi non per prestare a imprese e consumatori, ma per rilanciare il gioco delle bolle speculative, o per comperare titoli del debito pubblico che rendono multipli del costo del denaro che esse usano per comprarli, denaro procurato loro dagli Stati medesimi. 

Si noti che le istituzioni politiche hanno rifinanziato le banche nel modo suddetto senza prima introdurre riforme, come la separazione delle banche d’azzardo da quelle di risparmio: è chiaro, quindi, che la politica, anche un Obama, nonostante le pretese di rappresentanza e legittimazione democratiche, è obbediente a quegli altri interessi. 

Così le banche centrali da finanziatrici degli Stati e garanti della loro solvibilità sono divenute compratrici in proprio, o finanziatrici di banche commerciali compratrici di titoli di debiti pubblici in difficoltà quindi ad alto rendimento. Debiti pubblici che sono in difficoltà, a rischio default, quindi pagano elevati interessi proprio perché le banche centrali non svolgono più la loro naturale funzione di tutela degli interessi pubblici, bensì hanno preso a fare il contrario, a scopo di profitto. 

Vi è di più: le bolle speculative, mentre crescono, cioè mentre creano ricchezza apparente (solo apparente), svolgono un effetto distruttivo: grazie ai loro elevati e rapidi rendimenti, distolgono la liquidità dagli investimenti produttivi, inducendo quindi disinvestimenti e deindustrializzazione; esse raggiungono valori multipli di quelli dell’economia reale, quindi i loro scoppi costituiscono una immanente minaccia di catastrofe per l’economia reale e la società, senza nulla darle di valido, se non periodi di euforia che preparano i tracolli. 

Questi sono fatti storici e attuali, già avvenuti, e che si ripetono, non già congetture, non già meri pericoli. Fatti, che dimostrano alcune cose molto chiaramente: 

-il sistema monetario odierno è inefficiente e irrazionale rispetto agli interessi della gente e della produzione;

-è invece efficiente e razionale rispetto agli interessi dei monopolisti della moneta e del credito che lo dominano;

-le giustificazioni addotte per tale sistema sono false e di mala fede; 

-questa mala fede accomuna governi, capi di Stato, organi e autorità internazionali e sovranazionali, nonché il mainstream accademico – tutti quelli che si propongono di risolvere la crisi e risanare l’economia; 

-la coltivazione delle suddette pratiche a scopo di sfruttamento e dominazione ha portato il mondo sull’orlo di una catastrofe tanto grande, che potrebbe non essere più governabile nemmeno dai detentori del monopolio monetario-bancario, e mandare in pezzi i loro gioco.

In un utopico sistema monetario e creditizio efficiente e razionale rispetto agli interessi della popolazione generale: 

-la moneta è emessa direttamente dallo Stato senza indebitarsi, esattamente come fa già ora col conio metallico; poiché la creazione-emissione di moneta non aurea e non convertibile non comporta un costo, non può comportare indebitamento, né contabilizzazione di debiti a carico dello Stato che la emette;

-l’emissione è vincolata a)al pagamento graduale del debito capitale pregresso; b) ad investimenti produttivi e infrastrutturali (che però devono essere effettivamente utili – prima seria difficoltà); 

-l’emissione non viene usata per pagare spesa corrente improduttiva; 

- si impedisce altresì che vada ad alimentare investimenti improduttivi e speculativi – si impedisce che si gonfi un’economia finanziaria di dieci o venti volte quella reale, e che essa produca bolle (in sostanza, si impedisce la finanza speculativa);

-si fanno razionalmente i conti con i limiti posti allo sviluppo dai limiti delle risorse planetarie, e sulla reale possibilità di spostare tali limiti mediante nuove tecnologie.

Marco Della Luna
Fonte: http://marcodellaluna.info
Link: http://marcodellaluna.info/sito/2013/10/10/banchieri-padroni-e-governi-fantocci/

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