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domenica 9 settembre 2012

METANODOTTI, RIGASSIFICATORI E PETROLIO: questo è il piano energetico del Governo

Ecco i piani del governo per rilanciare l'economia e risolvere la questione energetica: 
metanodotti, rigassificatori, trivelle a go-go, agevolando il settore eliminando vincoli "scomodi", senza la minima attenzione alle rinnovabili, i cui incentivi subiranno ulteriori tagli...

Il ministro Passera è convinto che questo settore possa rimettere in moto l'intera economia. Raddoppiare l'estrazione di "oro nero" procurerà un aumento del Pil di mezzo punto. Ancora tagli per gli incentivi sulle rinnovabili

Alzare la produzione petrolifera nazionale fino a raggiungere il 20% della domanda, via libera agli investimenti sul gas: i progetti di metanodotti dall'Algeria e il "corridoio Sud" nell'Adriatico avranno il pieno sostegno governativo, così come i progetti di 4 rigassificatori approvati o in costruzione. Il ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, ha individuato nell'energia l'interruttore per far ripartire la crescita in autunno. Una parte delle misure sono già state prese (Snam, taglio agli incentivi delle rinnovabili) altre sono pronte: permessi più facili per perforazioni petrolifere e la semplificazione amministrativa. A settembre sarà pronto un piano, "un indirizzo strategico coerente e unitario", come si legge nel documento riservato del ministero, da trasformare in proposte normative sin dai prossimi mesi. Il doppio traguardo è abbassare i costi dell'energia, ridurre le importazioni di idrocarburi e attivare miliardi d'investimenti in infrastrutture. Oltre ad aumentare la disponibilità delle materie prime energetiche e alla stabilizzazione del costo, il governo punta a trasferire i vantaggi alle imprese ed alle famiglie aumentando la concorrenza e quindi mantenendo una pressione sui prezzi: la Borsa del gas sarà potenziata e nel settore elettrico i bonus fiscali si concentreranno sull'efficienza e la riduzione dei consumi. La prima prova sarà la revisione dei limiti che tengono le trivelle oltre le 12 miglia marine dalle coste italiane, un divieto più stringente rispetto agli altri Paesi europei.


Gli idrocarburi 
Meno vincoli alle trivelle, la produzione sarà raddoppiata 

Il governo punta a raddoppiare nel giro di pochi anni la produzione italiana di idrocarburi, l'obiettivo è soddisfare per via interna il 20% dei consumi contro il 10% attuale. Il mezzo è quello di "adeguare agli standard internazionali la nostra normativa di autorizzazione e concessione che oggi richiede passaggi autorizzativi lunghissimi ed è per molti aspetti molto più restrittiva dei quanto previsto dalle normative europee". 
Già discutendo il decreto sviluppo a maggio, il governo propose di abolire il limite delle 12 miglia dalle coste entro il quale le trivelle sono vietate. Proposito rientrato per le proteste degli ambientalisti e l'opposizione del ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, ma secondo i tecnici dello Sviluppo Economico così si rinuncia a "15 miliardi di investimenti, 25 mila posti di lavoro stabili e addizionali, una riduzione di oltre 6 miliardi l'anno della nostra bolletta energetica e 2,5 miliardi di nuove entrate fiscali". Un miglioramento che da solo varrebbe mezzo punto di Pil oltre a far affluire, attraverso le royalties e le tasse locali, nuovi capitali specialmente nelle regioni del centro-Sud dove sono concentrati i permessi di esplorazione.

Le infrastrutture 
Più tubi e più investimenti, saremo l'hub europeo del gas 
Diventare la principale porta d'ingresso del gas nordafricano e centroasiatico verso l'Europa. Nonostante i due gasdotti da Algeria e Libia già attivi e il rapporto privilegiato Eni-Gazprom, "l'Italia sperimenta prezzi mediamente più alti rispetto agli altri Paesi il che si riflette si costi dell'elettricità" nota il governo. 
La soluzione, secondo la visione del ministro Passera, è aumentare le quantità di gas naturale sul mercato interno, allargando anche il numero di fornitori. Quindi vanno realizzate "infrastrutture fondamentali" come i rigassificatori di Livorno, Porto Empedocle (in costruzione) e quelli autorizzati di Falconara e Gioia Tauro. Inoltre sono confermati il secondo gasdotto dall'Algeria alla Sardegna (Galsi) e l'approdo in Italia del "corridoio Sud" che l'Europa prevede per il gas dal Mar Caspio. Ma perché questa abbondanza di metano abbia un effetto sul mercato interno, ammette il governo, "bisogna favorire liquidità e concorrenza". Molte aspettative si concentrano sugli effetti della separazione di Snam da Eni che dovrebbe permettere alla società di rete un investimento anche nei rigassificatori; ma anche sul rafforzamento della borsa del gas.

Gli incentivi 
Con il bonus sugli elettrodomestici crescono efficienza e risparmio 
"L'efficienza energetica è la prima delle leve, poiché consente praticamente tutti gli obiettivi allo stesso tempo: è la più economica per abbattere le emissioni, riduce i costi delle importazioni di combustibile e in terzo luogo rappresenta un potenziale volano di crescita economica con lo sviluppo di un settore ad alto potenziale nel quale l'industria italiana parte da posizioni di forza". La volontà politica espressa nel piano del ministero conferma una via già segnata dal bonus fiscale al 55% per le ristrutturazioni che riducono i consumi in casa. 
Nei limiti delle disponibilità di cassa si lavora alla "estensione/rimodulazione degli incentivi" in questi campi. Possibili quindi nuovi bonus fiscali per elettrodomestici, macchinari industriali e l'introduzione di leggi che impongano standard energetici e di consumi al livelli più alti tra quelli praticati nei Paesi occidentali. Un aspetto gradito anche alle industrie nazionali che puntano a raggiungere una leadership internazionale proprio nel settore dell'efficienza energetica. 

La burocrazia 
Spetterà all'Authority del settore la parola decisiva sui permessi 
I tanti episodi di opposizione locale alle infrastrutture energetiche, i ritardi burocratici e i cambi di atteggiamento nel corso degli anni verso i rigassificatori o le centrali elettriche hanno scoraggiato e spaventato gli operatori nazionali. Le molti leggi di semplificazioni sulle autorizzazioni varate nell'ultimo decennio non hanno risolto il problema dello scollamento tra volontà e esigenze nazionali e le reazioni del "territorio".
Su questo punto Passera pensa che l'Autorità dell'Energia debba giocare un ruolo più forte nella selezione e nell'autorizzazione dei progetti, in modo da far valere "l'autorevolezza, indipendenza e competenza, ma anche la separazione dei poteri di indirizzo politico da quelli di controllo e regolazione". Il punto più controverso, spesso sottolineato anche dall'Autorità, sta nel fatto che ogni intervento di coordinamento centrale si scontra con l'indipendenza data alla regioni dal titolo V della Costituzione proprio sulla politica energetica. 

I prezzi 
Ridurre l'import e più tecnologia, così caleranno i costi delle imprese 
Il punto di caduta delle riforme su mercato del gas e sistemi d'incentivi è la riduzione dei prezzi dell'elettricità, specie quella per uso industriale. Il fatto che il 55% della produzione arrivi da centrali alimentate a metano e un altro 25% da fonti rinnovabili rende il costo per Kwh italiano il più alto d'Europa. Il governo punta a "allineare i prezzi medi nazionali a quelli europei, ridurre le importazioni elettriche, sviluppare la leadership tecnologica nel settore (reti intelligenti, software per la gestione di produzione consumo)". Il risultato è sia quello di abbattere i costi, sia quello di esportare queste soluzioni "made in Italy" nel resto del mondo. Non solo: si creerebbero così posti di lavoro stabili e un indotto di ricerca e sviluppo nel settore energetico. L'incognita è che il crollo dei consumi elettrici per la recessione e le difficoltà finanziare degli operatori nazionali stanno bloccando gran parte degli investimenti nell'elettricità. 

Le rinnovabili 
Centrati gli obiettivi Ue, ma troppi 9 miliardi l'anno 
Il quinto Conto Energia appena partito, che ha imposto un'ulteriore riduzione degli incentivi per il fotovoltaico, ha dato vita ad una battaglia campale. Ma Passera è convinto che l'approccio del passato sia stato "non certo ottimale e troppo costoso: privilegiando il settore elettrico senza prevedere adeguati meccanismi di contenimento dei volumi". L'Autorità Energia ha calcolato che questo boom costerà 9 miliardi l'anno per i prossimi 15-20 (cioè 150-200 miliardi in bolletta). Il futuro vedrà incentivi più magri, collegati ai costi e ai volumi da raggiungere, e con un occhio più attento alla provenienza dei materiali di impianti eolici e solari (in modo da aiutare i produttori europei). Anche se i vantaggi della green economy sono ora evidenti: abbiamo raggiunto in anticipo gli obiettivi di produzione rinnovabile imposti dall'Europa nel 2020 e ottenuto un calo netto dei prezzi elettrici nelle ore di punta grazie proprio al contributo di sole e vento. Nel mirino di Passera, non ci sono solo gli incentivi alle rinnovabili. L'Autorità Energia ha ricevuto mandato di rivedere anche gli altri regimi agevolati in modo da ridurre il peso in bolletta. 

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