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lunedì 26 novembre 2012

SCIOPERO DELLA SCUOLA: LE RAGIONI DELLA PROTESTA

Sciopero della scuola:
le ragioni della protesta
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Gli insegnanti in piazza: per quale motivo? Intervista al segretario della Cgil Flc, Mimmo Pantaleo.
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di Cinzia Gubbini 
fonte: Globalist

La Cgil scuola porta di nuovo in piazza gli insegnanti: è la terza volta quest'anno. E di nuovo manifesta da sola, dopo che Cisl, Uil e Snals hanno ritirato la propria adesione alla giornata che si annunciava carica di tensioni, sia per il contemporaneo corteo di Casa Pound sia perché è la prima volta che studenti, professori e maestri tonano in piazza insieme dopo la giornata europea del 14 novembre, in cui la repressione era stata pesante. 

Gli altri sindacati sono stati soddisfatti dell'incontro con il governo, e hanno ritirato l'adesione allo sciopero. Voi, invece, duri e puri? 
Non è questo: è che al reintroduzione degli scatti di anzianità è un gioco delle tre carte. Siccome i soldi non ci sono, gli scatti verranno pagati tagliando risorse al Fondo per la scuola. Gli insegnanti, dunque, pagheranno i loro scatti dovendo rinunciare a una parte del salario accessorio. Ma anche gli studenti, perché quel fondo serve ad arricchire l'offerta formativa e sarà tagliato di più di un terzo. 

C'è stata molta tensione nell'aria per la manifestazione 
La Cgil scuola continua a stare a fianco degli studenti. E su una cosa siamo chiarissimi: nessuno pensi di rispondere con la repressione alle giuste rivendicazioni e alla rabbia di una generazione. 

La scuola ha subito tagli pesantissimi, ma davvero vi aspettavate che dal governo tecnico nato per affrontare la crisi arrivassero più soldi? 
Non è questo il punto, e con le altre sigle sindacali è proprio questo il problema. Di fronte al governo Berlusconi pesavano nei rapporti sindacali i diversi giudizi su quel governo. E ora accade lo stesso. Noi rispondiamo con lo sciopero ieri come oggi perché non vediamo nessi di discontinuità. Il discorso è sempre lo stesso: sulla scuola non si investe. Anzi, la scuola in questo paese viene penalizzata. Sempre. E pesantemente. Stiamo buttando alle ortiche il nostro futuro. Alle altre forze sindacali vorrei dire: parliamo degli attacchi pesantissimi che stanno subendo i lavoratori della scuola, contratto bloccato, i diritti di contrattazione. Bisogna rispondere se vogliamo aprire una fase nuova che traghetti verso una nuova legislatura. 

In ogni caso non è che si potesse sperare che il governo Monti, nato per rispondere alla crisi, investisse più soldi sulla scuola. 
Sbagliato. Lo poteva, e secondo noi lo doveva fare. Questo governo ha fatto una esplicita scelta politica: di fronte alla crisi chi paga sono i lavoratori e le realtà sociali come la scuola. Ma questo è un errore gravissimo, in questo modo stiamo togliendo le basi alla possibilità di avere un mondo più giusto e stiamo togliendo ogni prospettiva ai nostri giovani. Di fronte a questo noi ci ribelliamo. Le alternative? Esistono. Non c'è bisogno di comprare F35, si può mettere in campo una patrimoniale, si possono fare serie politiche contro l'evasione fiscale e non solo interventi spot. Le alternative esistono. E' una questione di scelte. Dicono che ce l'ha imposto l'Europa? Non credo, visto che dappertutto, persino in alcuni paesi dell'est, si investe di più sulla scuola rispetto all'Italia. 

Quali sono i tagli che fanno più male? 
Ricordo che la Spending Review prevede tagli per quasi 600 milioni in tre anni. E questo va a aggiungersi ai famosi 8 miliardi tagliati in tre anni, un taglio che proprio ora sta producendo il suo devastante effetto: aulee sempre più sovraffollate, scuole che cadono a pezzi, impoverimento dell'offerta formativa, dirigenti che non hanno i soldi neanche per garantire i più elementari servizi. 

Avete però ottenuto il ritiro della proposta di aumentare le ore di contratto a parità di stipendio. 
Quello era uno scandalo, e appreziamo chi si è impegnato per bloccarlo. Ma la bomba non è stata del tutto disinnescata. Ricordo che c'è una misura prevista nella Spending Review che prevede la riconversione di una parte degli insegnanti inidonei a lavoratori Ata. Il che significa il taglio netto di 3.500 posti tra i tecnici e gli amministrativi precari. 

La Spending Review coinvolge, però, il Miur in generale, non è detto che i 600 milioni ricadranno per intero sulla scuola. 
Vediamo, gli insegnanti aspettano. Anche perché è uno scandalo scoprire cose come quelle raccontate da Report, milioni sperperati per un progetto come "Pillole di Sapere", affidato all'amica dell'amico. E non pensiamo siano utili neanche gli annunci spot del ministro Profumo dalle pagelle digitali a chissà cos'altro: mentre la scuola non ha i soldi per la carta igienica. 

Parliamo del ddl Aprea, che verrà presto approvato in Senato e contro gli studenti sono schierati in modo netto: dicono che apre le porte ai privati. La Cgil scuola, invece, non sembra avere una posizione di netto rifiuto. 
Non è vero: abbiamo apprezzato i passi avanti fatti in Parlamento e abbiamo sempre detto che gli organi collegiali devono essere riaggiornati. Ma riteniamo che quel disegno di legge sia sbagliato: prima di tutto non capiamo che cosa voglia dire e che senso abbia affermare che le scuole devono approvare un proprio statuto autonomo. In secondo luogo pensiamo che essendo un disegno di legge che riguarda gli organi di rappresentanza e la democrazia delle scuole dovrebbe essere oggetto di un grande dibattito pubblico. Non capiamo la fretta con cui stanno approvando questo ddl, sequestrando il dibattito. In terzo luogo anche noi pensiamo che, anche di fronte ai "paletti" posti dal ddl alla partecipazione dei privati, il risultato finale sarà inevitabile: le scuole prenderanno i soldi dai privati per funzionare. Perché lo stato non li dà. 

Qual è la vostra proposta. Come se ne esce? 
Prima di tutto attraverso un profondo cambiamento culturale che metta davvero al centro la scuola e il diritto all'istruzione. E poi facendo una cosa molto semplice, semplicissima: il paese si ponga l'ambizione di avere una spesa pari alla media europea. Noi siamo sotto di un punto e mezzo. Diciamo che l'Europa ci obbliga a fare scelte di austerity? 
Ecco, non parliamo di Europa solo quando si tratta di tagli. Gli insegnanti e gli studenti che sono scesi in piazza vogliono un paese un po' più giusto, un po' più creativo, un po' più moderno.

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