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lunedì 26 novembre 2012

LA MERKEL HA FATTO AUTOGOL ! ...ECCO PERCHE'

La Merkel ha fatto autogol
=================================Imponendo agli altri paesi europei un rigore esagerato, il governo tedesco ha finito per danneggiare anche l'economia della Germania. 
Il guaio è che, nonostante i pessimi risultati, la Cancelliera insiste

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di Massimo Riva
fonte: L'Espresso



Fa discutere che Mario Monti abbia detto di intravvedere una luce in fondo a quel tunnel che, in verità, alla gran parte degli italiani appare ogni giorno più lungo e oscuro. Certo, nel suo ruolo, il premier ha anche il dovere di lanciare messaggi di speranza. Ma ormai è un fatto che l'orizzonte italiano ed europeo risulta ancora più plumbeo di quanto fosse anche pochi mesi fa. Da ultimo il commissario Ue all'economia, Olli Rehn, ha aggiornato al peggio le previsioni sulla crescita nei paesi dell'Unione. In Italia non ci sarà alcun segno di ripresa nel 2013 e anche per il 2014 le stime sono ben poco confortevoli. Di rincalzo il presidente della Bce, Mario Draghi, ha avvertito che segnali di difficoltà si stanno manifestando perfino nella portentosa Germania, dove le avvisaglie di frenata si moltiplicano di mese in mese. Al punto da far scrivere a un autorevole giornale tedesco che «la locomotiva d'Europa non ce la fa più a trainare il convoglio». 

Parole su cui conviene meditare perché esse mettono a nudo un punto cruciale ovvero quale enorme equivoco continui a falsare i termini del dibattito europeo. Ma quando mai, in questi ultimi anni, la Germania ha fatto da locomotiva per i paesi dell'eurozona? Al contrario: gli ingenti surplus accumulati da Berlino con le proprie esportazioni – verso la Cina ma anche verso il resto d'Europa – hanno requisito a proprio vantaggio quote crescenti della domanda interna altrui rendendo così più arduo quell'aggiustamento fiscale che la stessa Germania intima perentoria ai soci più deboli dell'eurozona. Tanto che oggi la frenata dell'export tedesco ha tra le sue cause principali proprio la caduta dei consumi interni nei paesi che – come l'Italia, fra gli altri – hanno dovuto sottoporsi a una disciplina contabile di sicuro necessaria ma che per volontà tedesca è stata resa troppo rapida nei tempi e troppo squilibrata sul versante dei tagli diretti o indiretti alla domanda. 

Che gli exploit tedeschi nel conquistare maggiori quote sui mercati ? E si pensi all'industria dell'auto ? E si debbano spiegare anche con una superiore capacità delle aziende germaniche nell'innovare e nell'ottimizzare i fattori della produzione è fuori discussione. Ma altrettanto innegabile è che, a fronte della vista lunga delle proprie aziende, il governo di Berlino non ha avuto pari lungimiranza nel capire che il peso economico dominante acquisito per via industriale andava politicamente declinato in modi meno miopi di quanto fatto con la predicazione di un'austerità "uber alles". Cosicché si sta ora verificando un corto circuito fra le esigenze di espansione del "made in Germany" e gli effetti della politica fiscale restrittiva che il governo di Berlino insiste nel pretendere senza una ragionevole gradualità dall'Europa intera. 

Dunque, ha un bel dire Angela Merkel quando afferma che i paesi dell'euro devono muoversi «insieme contro la crisi». Poiché gli ammirati surplus della bilancia tedesca sono in buona misura il riflesso speculare dei deficit altrui, un modo saggio di operare "insieme" sarebbe stato, per esempio, quello di espandere la domanda interna della Germania in modo da aiutare le economie dei soci più deboli dell'euro a compensare gli effetti recessivi delle politiche di risanamento dei bilanci pubblici. Ma la Kanzlerin si rifiuta di farlo pur in presenza di un tasso d'inflazione che la Bce mantiene tuttora vicino al 2 per cento. Anzi, l'ultima trovata di Berlino è di accentuare i termini del cosiddetto "fiscal compact" con la nomina di un supercommissario europeo con diritto di veto sulle scelte di bilancio dei vari paesi. La classica soluzione sbagliata per un'esigenza magari giusta. Con una tale delega a un potere monocratico si può soltanto perseverare sulla linea fin qui seguita senza fare i conti con i gravi danni collaterali che la strategia del rigore a tutti i costi sta facendo emergere ogni giorno di più. Devono essere davvero prodigiosi gli occhiali che consentono a Mario Monti di intravvedere una luce in fondo a un simile tunnel.

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