Grazie al raggiungimento del quorum passa il primo referendum propositivo della storia della nostra Repubblica.
In regione la maggioranza dei consiglieri invitava a disertare le urne, ma i valdostani hanno votato ugualmente: scontata la vittoria di chi non vuole l'inceneritore.
La notizia drammatica – o di folklore, se preferite – è che la maggioranza dei consiglieri regionali della Valle d'Aosta invita a disertare lo storico voto di oggi. Esattamente come fece Berlusconi quando nel 2011 cercò di convincere gli italiani a non votare il referendum su acqua pubblica, nucleare e legittimo impedimento, per fortuna, non riuscendoci. Ora, nella piccola e felice terra dei dahu si ripete il raggiro, e il vecchio carrozzone partitocratico tenta di osteggiare la libera espressione della società civile con dichiarazioni e manifesti dal sapore antidemocratico e intimidatorio: la vera anti-politica. Antidemocratico perché, come si evince dall'immagine soprastante, politici di destra e sinistra – eccezion fatta per quelli dell'Italia dei Valori – vogliono persuadere al non voto con un messaggio anticostituzionale ed eversivo: la possibilità di votare è sempre accrescitiva dei valori di uguaglianza e libertà, impressi col sangue dei partigiani sulla Costituzione del '48.
Intimidatorio perché Augusto Rolladin – immarcescibile governatore della Valle d'Aosta – esercita un potere d'influenza – o di ricatto, se preferite – su un ampio bacino di votanti: nella piccola regione alpina, infatti, – 128.000 abitanti appena – molti sono coloro che vivono a vario titolo di sussidiarietà pubblica.
A partire dagli agenti forestali – dipendenti regionali – a cui potrebbe venir negato il rinnovo di un contratto precario qualora si recassero alle urne disattendendo le indicazioni calate dall'alto. Intendiamoci, se l'attuale classe politica valdostana fosse veramente convinta dei benefici dell'inceneritore che intende costruire, invoglierebbe i cittadini a sostenerlo col voto anziché indurli a starsene a casa. Obbiettivo conclamato del presidente Rolladin è quello di evitare che si raggiunga il quorum, con buona pace di chi asserisce che l'impianto aumenterà l'insorgenza di tumori. Si tratta di una struttura che costerebbe 220 milioni – non tutti finanziati dalla regione invero – passibili di rincari dovuti ai soliti ritardi burocratico-costruttivi, in un momento in cui gli ospedali – gestiti anch'essi dalla regione – lesinano sui medicinali.
La notizia del primo referendum propositivo della storia della nostra Repubblica (*) – clicca qui per leggerne il breve testo – è stata snobbata dalle major della stampa, derubricandola – nelle sparute testate dove è stata accolta – a semplice velina di cronaca. Non c'è traccia, nemmeno sul Fatto Quotidiano – giornale anti-casta per antonomasia –, di una benché minima critica alle dichiarazioni anticostituzionali dei sostenitori dell'inceneritore: una reticenza imperdonabile.
di Marco Sartorelli
fonte: Net1news
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