Al momento, sottolinea il blog “Contropiano”, la crisi è tenuta “sotto anestesia” soltanto grazie al fatto che tutte le principali banche centrali del pianeta stanno iniettando liquidità nel sistema finanziario, o promettono di farlo “al bisogno”. Inoltre, come si è visto dalle prese di distanza del Fmi e di Juncker dalle politiche di sola austerità, anche la famigerata Troika ritiene ormai indispensabile «fare qualcosa per non perdere totalmente il controllo del consenso sociale in Europa». Tradotto in Italia, alla vigilia delle elezioni: il presunto smarcamento del Pd dall’agenda-Monti non è un vero ravvedimento, ma una semplice correzione di rotta perfettamente consonante con il “consensus” delle istituzioni economiche globali, che oggi dichiarano di puntare ad un “ammorbidimento calcolato” nella «pressione sulla giugulare dei popoli europei». Inutile farsi illusioni, aggiunge “Contropiano”: «Se i quantitative easing delle banche centrali non dovessero riuscire a contenere a lungo “la speculazione”, nessuno riuscirebbe più a controllare la spirale tagli-recessione-nuovi tagli».
«Se posso fare insieme un auspicio e una previsione – dichiara Roubini a “Repubblica” – ci vorrebbe una convincente vittoria del centrosinistra e poi un’alleanza con Monti: la stabilità conseguita darebbe fiducia ai mercati e permetterebbe di continuare il cammino verso il risanamento». E’ la lingua del super-potere che ha orchestrato a tavolino il declassamento sistematico della nostra economia, un tempo sovrana. Roubini “ringrazia” Mario Draghi e le banche centrali di tutto il mondo, a partire dalla Fed: «Sull’impronta di Bernanke, le banche centrali giapponese, inglese, svizzera e ora anche europea, hanno tutte imbracciato la filosofia del quantitative easing», l’emissione a basso costo, con la variante decisa da Francoforte di «intervenire senza limitazioni sui titoli degli Stati in difficoltà». Con la differenza che la Bce sostiene le banche, mentre – secondo il sociologo Luciano Gallino – sarebbe veramente decisiva solo l’emissione di moneta sovrana, a costo zero, a beneficio direttamente degli Stati, per consentire ai governi di produrre occupazione attraverso il debito pubblico, in questo caso “deficit positivo”, spesa pubblica strategica: unica possibile premessa per risollevare economia, consumi e benessere.
Nulla di tutto questo è nell’agenda dei poteri forti, che il pensiero di Roubini interpreta. Lo stesso economista si augura infatti che l’Italia scommetta ancora su Monti: «Nessuno crede alle ripicche incrociate col Pd. Se vorranno, potranno benissimo fare un accordo post-elettorale che lo veda ministro dell’economia o in qualche altra posizione chiave». In altre parole: il super-potere non devia di un millimetro dalla spietata road map che in Europa confisca le sovranità nazionali in cambio di crisi, rigore e “sacrifici”. Per l’Italia, Roubini non vede nessuna “ripresa” neppure nel 2014. Se la situazione è precipitata anche per l’intransigenza deflazionistica della Germania, oggi a Berlino si sono accorti che l’uscita della Grecia dall’Eurozona sarebbe una catastrofe, per chi detiene le leve finanziarie europee. Con anche il rischio di esasperare le popolazioni oltre la soglia controllabile: «Così come ha esagerato la Germania ad imporre una linea di eccessivo rigore, e ora se ne sta rendendo conto, ha altrettanto calcato troppo la mano il governo italiano, con la conseguenza di provocare eccessive sofferenze nella popolazione». Il trucco elettorale? «Garantire la prosecuzione del “montismo” con un tocco di umanità in più».
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