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mercoledì 2 gennaio 2013

RIFLETTIAMO INSIEME: CHI DIRIGE LA DEMOCRAZIA DIRETTA ?



Ciao Giulietto,
Devo farti una domanda con una breve premessa. Io credo fortemente nella necessità di un cambiamento sociale che parta dalla consapevolezza degli individui e dalla riappropriazione della responsabilità. Per creare detta consapevolezza, ritengo che sia fondamentale fare in modo che siano le persone decidano. Per fare questo è necessario in primo luogo uno strumento. Ritengo inoltre che attualmente NON ESISTA nello scenario politico, un movimento / partito / che sia veramente allineato ed operi al 100% su questo principio chiave. Questo non consente alle organizzazioni, compresa suppongo Alternativa, di andare veloci e decisi nella costruzione fisica di questo nuovo mondo. Se infatti le organizzazioni non sono realmente governate dagli aderenti (realmente = metodo e processi decisi in modo realmente democratico), non possono presumere di rappresentarli e non possono organizzarsi e lavorare in funzione dei principi condivisi.
Per capirci, neanche il movimento 5 stelle che ne ha fatto una bandiera valoriale è gestito realmente dagli aderenti al movimento (per varie ragioni).
Purtroppo la tecnologia è necessaria per l’applicazione di questo modello partecipativo (anche se è evidente che devono essere previsti dei processi alternativi per garantire il diritto).
Quindi ti chiedo …
La democrazia diretta interna (poi quella esterna è il passo naturale successivo) è una delle priorità dell’associazione ? C’è un gruppo di lavoro su questo ? Esistono già degli strumenti che vanno al di là delle email e dei sondaggi ma ne guidano il processo in modo programmatico (tempi, fasi, modi, output, ..)?
E di più: tu credi che se le persone potessero decidere da sole questo sarebbe sufficiente a scardinare i meccanismi in cui purtroppo oggi siamo inseriti e che bloccano qualsiasi tipo di vera riforma ?
Queste risposte, credo che rispondano a tutte le altre domande che ho su Alternativa :)
Grazie,
Davide.



Caro Davide,
dal titolo che ho messo a questa risposta avrai già capito quale problema intendo esaminare.
Parto dal fondo. Non credo che esista un pianeta sul quale “le persone possono decidere da sole”. La frase, scusa la durezza, è priva di senso. Nessuno può decidere da solo. In primo luogo perché siamo immersi in una società, la quale “forma” le idee comuni, le modella in mille modi. Naturalmente ciascuno si colloca a modo suo, nel flusso, usando gli strumenti di cui dispone, culturali, economici, di sensibilità, d’intelligenza etc. Questi strumenti non sono affatto uguali tra di loro. Gl’individui non ne dispongono in modo paritario. Al contrario, la disparità è immensa in termini di informazione, per esempio. La disparità è immensa anche in termini di gerarchia dei saperi. Non tutti sanno tutto. Chi sa di più non solo conta di più, ma disponendo degli strumenti di comunicazione può influenzare chi sa di meno. Influenzare non significa affatto informare onestamente. Nella maggior parte dei casi manipolerà l’informazione e diffonderà ignoranza invece che scienza e coscienza.
Questo è il quadro (una parte del quadro). Molto complesso. Che non ammette semplificazioni e banalizzazioni. Chi semplifica produce solo confusione e illusione.
Dunque bisogna sapere che la quantità di democrazia reale di cui si dispone non è direttamente proporzionale alla quantità di votazioni che si fanno. Essa è direttamente proporzionale, invece, alla quantità e qualità dell’informazione e del livello etico di cui dispongono coloro che votano e decidono. Cioè dipende dalla loro educazione (in senso lato) e dalla loro educazione civica (in senso specifico). Cioè anche dalla loro etica.
Una volta stabilite queste elementari premesse, si deve esaminare le modalità di espressione di queste, molto diversificate, volontà.
Dichiarare di essere “al 100%” a favore della democrazia diretta significa poco o nulla se non si tiene presente che esisterà sempre la necessità di una guida del processo democratico. Esso non si è mai organizzato automaticamente, da sé. I processi democratici sono processi collettivi, prodotto di circostanze storiche, di gruppi dirigenti che li hanno promossi, o repressi, o orientati. Se non fosse così, vorrebbe dire che si tratta di fatti “tecnici” applicabili dovunque nello stesso modo. Questo equivale a dire che “la democrazia è esportabile”. Cioè equivale a benedire la guerra. Tutto si tiene.
Dunque accrescere il livello di democrazia di una determinata società (o di un determinato gruppo di individui) è un processo che deve essere organizzato; che deve darsi delle regole; che non è dato in un dato momento, ma è sempre in sviluppo; che non ha un punto di arrivo perché “si muove”.
Non credo che la “tecnologia” sia il punto centrale. Questa è una grave illusione. Certo la società in cui viviamo offre tecnologie che è possibile “usare”. Ma esse “non hanno alcun contenuto democratico”. Infatti possono essere tutte usate anche per manipolare chi le usa. L’esempio dei “social network” è lì per dimostrarcelo. La stessa parola usata per descriverli è un inganno manipolatorio. Essi non hanno “nulla di sociale”. Sono anzi il contrario del sociale. Sono la quint’essenza dell’isolamento individuale.
Quindi io, noi, usiamo ciò che le tecnologie ci offrono, nei limiti del possibile. Ma non pensiamo che questo sia il centro del discorso democratico.
Il discorso è lungo e non posso esaurirlo qui.
Alternativa ci sta lavorando da quando è nata, ormai da due anni. Non in un gruppo di lavoro ma nella pratica. Noi tutti siamo il “gruppo di lavoro”. Noi cerchiamo, con grande difficoltà, di comunicare al meglio al nostro interno. Poiché vogliamo che ogni membro del collettivo sia in grado di giudicare ciò che fanno gli altri. Sia in grado, in primo luogo, di sapere ciò che gli altri fanno, di imparare da loro e di diffondere per loro. Non è affatto semplice realizzare queste semplici cose. Poiché farlo significa che tutti devono “imparare a farlo”. E essere (o credere di essere) democratici non significa affatto avere imparato a comportarsi in modo democratico, cioè rispettoso degli altri.
Inoltre non esiste nessun collettivo di persone, e nessuna società, che non si doti di “capi” (Antonio Gramsci lo scrisse a chiare lettere nei suoi Quaderni dal carcere). Ci sono buoni capi e cattivi capi, com’è noto. Ma non esiste una comunità umana che non ne abbia. E, quanto più è vasta la comunità umana, tanto più c’è bisogno di qualcuno che afferri il bandolo della matassa (anzi i mille bandoli di mille matasse) per dare modo a tutti gli altri (che non possono farlo, materialmente non possono farlo, conoscitivamente non possono farlo) di esserne partecipi.
Dunque Alternativa ha deciso di dotarsi di un organismo “centrale” (centrale non nel senso che sta in un posto, ma nel senso che presiede all’individuazione dei problemi), che sia anche in grado di fissare un ordine del giorno, del mese, dell’anno. E che possa prendere decisioni tempestive. Salvo poi sottoporle alla ratifica del collettivo: processo che, a sua volta, implica mezzi tecnici veloci per sentirne i pareri. Questo organismo lo abbiamo chiamato “ufficio centrale”. E lo abbiamo associato a un altro organismo, che si chiama “Consiglio nazionale”, e che contiene, oltre all’Ufficio centrale, i coordinatori regionali. Come vedi è anche questa una funzione di delega, poiché anche a livello territoriale c’è un “delegato” dell’area.
Ho già dato molte risposte, tutte sintetiche purtroppo.
Funziona tutto questo? Con grande difficoltà, lo dico subito. E non per chissà quali volontà di dominio, o egemoniche. Ma perché siamo in tanti a dover imparare le regole. E pensa che, tra di noi, non ci sono contrasti d’interesse (visto che siamo tutti volontari). E prova a pensare a come le cose diventano difficili quando – com’è inevitabile- vi saranno interessi da comporre, quando saremo molto più grandi di adesso.
Dunque, concludo: non semplifichiamo il problema. I costituenti, coloro che scrissero la nostra Costituzione, erano persone colte e sagge. La Costituzione, che noi consideriamo il nostro punto di riferimento, è, sotto questi aspetti, parzialmente superata. Il mondo di oggi è un altro mondo. Dovremo migliorarla aumentando nettamente il tasso, il contenuto, le forme e le modalità della partecipazione diretta alla vita democratica dei cittadini. Ma il metodo dovrà essere mantenuto. La democrazia è cultura. Ogni scivolamento demagogico, semplificatore, è incultura. E dunque non può produrre democrazia.
Cordiali saluti
Giulietto Chiesa
Presidente di Alternativa.

2 commenti:

  1. Anche semplificare la democrazia 'diretta' (dd), o la demcorazia tout-court, è demagogico, e produce incultura, se non peggio.

    Dire che la dd non prevede la delega, o la rappresentanza, è, come minimo, non conoscere o avere capito la dd.
    Giustificare il centralismo democratico di stampo leninista per ragioni di efficienza, ipotizzando un controllo a cascata di tipo piramidale (ufficio centrale-consiglio nazionale-coordinatori regionali-...) è molto pericoloso se si glissa sui rischi indotti dall'accentramento del potere, che ricordiamolo sono la causa prima dello sfacelo e della sofferenza, quando questo potere viene, appunto, usato male dai capi. Evitare di porsi domande su "COME" possono essere ridotti e tenuti sotto controllo, appunto con strumenti di democrazia diretta, se non è mala fede, lo sembra. Conosco poco Giulietto Chiesa, ma quel poco che conosco mi fa stimare al sua persona e credo che l'abbaglio che prende è determinato dalla dissonanza cognitiva che per lui assume il termine democrazia di fronte al termine rivoluzione.
    E tuttavia sbaglia.
    Sbaglia quando pensa che la dd non possa prevedere "capi". Ha ragione quando dice che tutti i gruppi umani hanno dei capi. Sarebbe meglio usare il termine "leader", ma usiamo pure "capi".
    La scelta infatti non è tra non avere capi o averne. Che anche se non ne vuoi essi si determinano in forza di natura. Appunto allora la scelta è tra averne per selezione naturale o per scelta consapevole. E questa scelta consapevole però deve esserlo di tutti i rischi (oltre che i "vantaggi") di avere un capo. E quindi deve prevedere strumenti di democrazia "diretta", proprio per contrastare le tendenze perniciose.
    Primo fra tutti l'istituto della revocabilità in ogni momento del mandato di "capo". Inoltre deve essere possibile, se necessario, anche "fare a meno del capo". Se è vero che sempre si vengono a determinare capi e che questi sono utili, non è vero che sempre e in tutte le occasioni sono obbligatori. E talvolta anzi quei capi possono soffrire di carenze decisionali o compiere errori decisionali, a volte anche evidenti, e quindi deve sempre essere previsto e di facile accesso l'istituto della decisione collettiva su iniziativa dei membri. Ed è necessario rimarcare che quando quella decisione collettiva si realizza è sempre sovraordinata alla scelta del capo (singolo o gruppale che sia).
    Per non parlare poi del meccanismo di selezione del capo, che se non definito o modulato da meccanismi democratici diretti o semplicemente democratici, necessariamente si realizzerà per forza di natura e spesso questo significa una selezione basata su caratteristiche che non sono centrate sulla capacità nel merito ma sulla abilità accessorie. Come quella di utilizzare il potere già posseduto in ambiti diversi, di avere a disposizione informazioni privilegiate, di avere maggiore o minore accessibilità alla pretesa stessa del ruolo, di avere accesso a canali privilegiati di comunicazione. E quindi a contrasto e controllo di quelle "deviazioni" occorre anche qui porre attenzione ai concetti dd di pari facolta di accesso alle informazioni, di pari opportunità - per esempio col metodo della semplice autocandidatura-, e con l'attenzione alla pari opportunità di comunicare a tutti i membri e anche di limiti temporali alla delega che limitino la possibilità di ripoposizione perpetua...
    Mi fermo qui.
    Vi invito a leggere alcune delle cose che ho scritto sul concetto di democrazia diretta a partire magari da questo:
    http://www.pinostrano.it/blog/democrazia-diretta-e-democrazia-rappresentativa-cosa-veramente-sono/
    Saluti,
    Pino Strano

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  2. qualcosa non andava nel commento inviato ieri...?
    non per mettere fretta, ma così, proprio per sapere.
    pino strano

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