Oggi il quotidiano La Stampa dà la notizia del tentativo di spionaggio da parte del leader russo Vladimir Putin a danno delle personalità politiche che parteciparono, lo scorso settembre, al G20 di San Pietroburgo. In quell'occasione gli organizzatori locali donarono ai partecipanti dei gadget-ricordo forse troppo inconsueti: chiavette USB e caricatori per telefoni cellulari.
Di ritorno a Bruxelles, il Presidente del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy sospettò di tale manifestazione d'ospitalità e preferì chiedere l'aiuto dei servizi segreti tedeschi per un'analisi dei souvenir. È emerso dunque che si trattava di veri e propri "cavalli di Troia" finalizzati all'acquisizione illecita di dati e informazioni custoditi nei computer e nei cellulari.
Solo poco tempo fa il tecnico informatico Edward Snowden aveva rivelato al mondo l'attività di spionaggio da parte della National Security Agency del governo USA, responsabile di aver violato la privacy di miliardi di persone in tutto il mondo, Italia compresa. Il bubbone del "Datagate" aveva destabilizzato pesantemente gli assetti politici internazionali, evidenziando le contraddizioni di un sistema che aveva minato i diritti civili e le libertà individuali.
"Corsi e ricorsi della Storia" dirà qualcuno, perché viene automatico pensare al clima da "guerra fredda" di qualche epoca fa. Oggi la tecnologia si è evoluta e dobbiamo cominciare a temere anche un semplice carica-batteria. Taluni interpretano questa come una semplice prova di forza da parte di Putin, che ha così inteso dimostrare di non essere da meno rispetto a Obama, un po' come accadde per la cosiddetta "corsa allo spazio". I più dietrologi, invece, parlano di un tranello per screditare l'immagine del Cremlino.
Nel generale bailamme suscitato dalla notizia, il nostro diplomatico Giampiero Massolo tende a rassicurare gli animi per quanto riguarda la sicurezza delle conversazioni di Enrico Letta. Dopo la riforma dei servizi, infatti, il Presidente del Consiglio è sempre scortato e protetto dall'Agenzia Informazioni e Sicurezza Interna (AISI) e le sue conversazioni possono stare al sicuro grazie al Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica (COPASIR). Si attendono intanto le reazioni internazionali.
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