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lunedì 19 novembre 2012

INTERVISTA A DARIO FO SUL M5S


Ma Grillo le piace?
«Ho simpatia per lui, che conosco da quando era giovanissimo, e per i suoi ragazzi. Questo è vero. Sto cercando di studiarli, di capire da dove venga questa travolgente ondata di freschezza. Sono andato a qualche riunione delle loro, parlano un linguaggio molto semplice. Fanno capire che conoscono la realtà in cui vivono e le difficoltà delle persone».

Quindi è affascinato dal movimento?
«In loro ho rivisto un po’ i tempi in cui facevo il teatro alla Case del Popolo. Il Pci per certe cose era bellissimo, mi sembrava quasi di esserci tornato. I “grillisti” sono i figli e i nipoti di quella gente lì, non sono tanti ma sono i migliori su piazza. E poi sono tosti, ha visto Federica Salsi? Grillo l’aveva redarguita e in Emilia invece l’hanno confermata tutti».

Il Movimento Cinque Stelle come nuova sinistra allora?
«In fondo sicuramente sì. Con Grillo ad esempio parlavamo dell’ad Fiat Sergio Marchionne. La pensa come me, dalla parte degli operai. La differenza rispetto al vecchio Pci è che loro sono ancora aperti, non hanno quella gerarchia e struttura geometrica di potere».

E se le chiedessero di fare il padre nobile del movimento in Lombardia, senza candidarsi?
«No guardi, ho giù avuto una cattiva esperienza con il Pd a Milano. Prima mi sollecitarono a impegnarmi, poi scelsero al mio posto Bruno Ferrante. Un uomo del potere, che guarda caso adesso dirige l’Ilva di Taranto. E che allora mi copiava pure i discorsi».

Ma con Grillo ha parlato dei problemi interni ai Cinque Stelle?
«Io capisco la sua necessità di avere dei metodi un po’ duri con i suoi. Anch’io poi in teatro ho detto cose durissime e spesso fatto dei divieti ai miei collaboratori. Da uomo di spettacolo la mia visuale è un po’ diversa, e la spietatezza dei critici molto spesso mi fa ancora più paura. Certamente Grillo sarebbe più furbo se lasciasse correre».

Secondo lei quanti voti riusciranno a prendere i Cinque Stelle in Lombardia?
«Sto tentando di scrivere una commedia su un personaggio che ha la capacità di gestire i numeri, tra la follia, la statistica e il calcolo delle probabilità. Giocando su questa chiave e sull’imprevedibilità, direi che il M5S non ha ancora raggiunto il top. Molto dipende dalle trovate future di Grillo. Potrebbe darci grosse sorprese ancora e mi dispiace leggere dell’astio con cui commentano le sue imprese tanti suoi colleghi...».

Ma dei suoi vecchi amici e compagni della sinistra cosa dice?
«Alcuni mi fanno un po’ tristezza. Non hanno capito che il mondo sta cambiando, i ragazzi non li capiscono. Sembrano un’altra razza. Poi ci sono i soloni che davanti alle proteste di piazza come quelle di due giorni fa dicono “eh ma non si fa”, hanno un’assoluta mancanza di coscienza rispetto ai rapporti di potere e delle subalternità attuali».

Voterà Movimento Cinque Stelle?
«Ancora non lo so, aspetto di visionare il programma».

E del candidato del centrosinistra in Lombardia, Umberto Ambrosoli, cosa pensa?
«Se ha il dieci per cento delle qualità del padre siamo a posto. Però non mi piace l’aggettivo “moderato” che lo accompagna. Per niente».

Tornando a Grillo: non le ha chiesto di candidarsi, siamo sicuri?
«Abbiamo parlato molto ma non di questo. Lui sa che deve scegliere nel campo in cui ara. Quindi tra i suoi ragazzi. E dico di più: fa bene a non mandarli in televisione, non sono ancora così esperti per reggere ai trabocchetti. Si ricorda nel 1982? I giocatori dell’Italia si chiusero in silenzio stampa, poi vinsero i mondiali»

di Matteo Pucciarelli
fonte: Micromega

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