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martedì 10 settembre 2013

SCANDALO IN EMILIA ROMAGNA: BOLLETTE AI TERREMOTATI CHE VIVONO NEI CONTAINER

A preoccupare sono le bollette dell’Enel: nelle quali sono registrati importi dai 1500 euro fino anche ai 2.500. Prezzi alle stelle per chi dal maggio 2012 è costretto a vivere nei moduli abitativi provvisori. A spiegare tutto ci pensa l’associazione Sisma 12.


“Purtroppo non ci sono alternative al consumo di elettricità – spiega Sisma.12 – nei map tutto funziona grazie a un’unica fonte: il riscaldamento, il climatizzatore, la cucina. E se si considera che in inverno la casa va pur riscaldata, e che in estate il caldo è insopportabile se non si accende l’aria condizionata, è facile spiegare i consumi. Non c’è modo di risparmiare. Le bollette vanno pagate, certo, ma come se mancano i soldi?”.

La cosa grave è che, a poco più di un anno dal terribile sisma, l’emergenza è scaduta e ora purtroppo bisogna pagare. E farlo in condizioni di mancanza di denaro anche per il cibo, è diventato davvero impossibile.

“Abbiamo ricevuto diverse segnalazioni da cittadini che quando hanno aperto la busta contenente la bolletta dell’Enel si sono messi le mani nei capelli – spiega Sandro Romagnoli di Sisma.12, comitato nato sul web per dare ‘voce’ alla bassa terremotata – famiglie residenti in moduli di 30 metri quadrati che si sono viste recapitare richieste di pagamento da più di 2.000 euro. Richieste legittime, certo, ma come faranno gli sfollati a pagare?”.

Il denaro è poco. Tutti i risparmi dei cittadini e i soldi già stanziati sono stati spesi per coprire le necessità quotidiane di molte famiglie. E’ l’assessore alle politiche sociali di Carpi, Alberto Bellelli, che snocciola un dato drammatico: sono 767 le famiglie che nel 2012 hanno superato la soglia della povertà.

Chi sono i nuovi poveri? Si tratta di famiglie che non hanno più reddito, che hanno perso la casa e che si sono trovate costrette a rivolgersi alle associazioni di beneficenza per tirare avanti. Chi risiede nei moduli abitativi provvisori non accede a nessun’altra sovvenzione.

“Se manca il lavoro, o se la famiglia è costretta a vivere con un solo reddito, e capita spesso – precisa Romagnoli – perché la situazione, qui, è la stessa di un anno fa”, trovare il denaro necessario per fare fronte alla bolletta è difficile. Qualcosa va fatto non si può dimenticare che stiamo parlando di persone che già devono fare i conti con la ricostruzione”.

“Di questo passo - aggiunge la volontaria 66enne Sonia Novi - e in mancanza di assistenza, spiega la Novi, “i servizi sociali saranno presi d’assedio” e i cittadini dovranno rivolgersi ai comuni per arrivare, non alla fine del mese, “ma alla fine della settimana”. Le amministrazioni, però, non hanno le risorse per sostenere una simile “batosta”. “E’ un circolo vizioso, che porta in una sola direzione: altra crisi. E altra povertà”. E a quel punto, “come si farà a ricostruire?”.

di Silvana Viola
fonte: L'Infiltrato

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